I crociati del Baltico di Carlo Casalegno

I crociati del Baltico Una storia vera dell'Ordine teutonico I crociati del Baltico Karol Górski: «L'Ordine teutonico», Ed. Einaudi, 287 pag., 4500 lire. Per la maggior parte di noi, le parole Cavalieri teutonici evocano istintivamente le immagini del film Aleksandr Nevskij, e ci è impossibile pensarli in modo diverso da come li ha presentati Eisenstein: alti, disumani e sinistri dietro la pesante maschera di ferro, simboli brutali del fanatismo religioso, del razzismo germanico e dell'orgoglio aristocratico, per condanna dell'umanità e della storia inghiottiti dai ghiacci del Lago Peipus dopo la disfatta del 1242, quando l'esercito popolare del principe di Novgorod salvò dalle predaci ambizioni dei crociati tedeschi la gente slava e la fede ortodossa. Tutt'al più, chi ha cinquantanni ricorda le apologie naziste dell'Ordine teutonico quale precursore dell'imperialismo prussiano e modello di una schiatta di conquistatori duri e puri; e chi ha letto I crociati di Henryk Sienkiewicz, trova altri motivi per accogliere la tesi di Esenstein: l'Ordine come simbolo della predace violenza tedesca, le sue battaglie in nome della cristianità come episodi delle millenarie ambizioni antislave coltivate dalla Germania. C'è qualcosa di vero in questi giudizi e queste immagini, ma anche molto di deformato e d'irreale. 11 nazionalismo ottocentesco, dai romantici ai nazisti, ha trasfigurato la storia dell'Ordine o l'ha interpretata in modo polemico; Guglielmo II e Hitler se ne sono serviti per la loro Ostpolitik; e polacchi e russi, sotto la minaccia tedesca, hanno compiuto la stessa operazione con obiettivi opposti. La storia vera dell'Ordine teutonico è assai più complessa, e non può essere capita se cerchiamo d'interpretarla con le ideologie e le passioni degli ultimi due secoli. Lo storico polacco Karol Górski, che da quarantanni studia i Cavalieri teutonici, ha voluto ristabilirla in modo documentato, imparziale e rigoroso in un libro, L'Ordine teutonico, scritto appositamente per le edizioni Einaudi e pubblicato nella traduzione italiana in prima mondiale. Non è un libro « facile », perché la storia dell'Est europeo ci è poco familiare. Ma chi ha la pazienza di leggerlo con attenzione, e seguendo le vicende anche su un modesto atlante storico, non conosce soltanto una delle più straordinarie epopee militari di tutti i tempi; impara ad orientarsi tra fatti remoti del Baltico, della Germania, della Polonia, della Russia che hanno preparato la realtà d'oggi, e finisce per capire il Medio Evo molto meglio che su tutti i manuali e libri di scuola. In Terrasanta Già il protagonista del libro, l'Ordine teutonico, ci introduce in un mondo remoto da tutte le nostre esperienze di uomini d'oggi, ed affascinante. I Cavalieri teutonici sono uno dei tre grandi Ordini di monaci-soldati sorti durante le Crociate al tempo di Federico Barbarossa (insieme con i Templari ed i Cavalieri di Malta) : un'istituzione esclusiva della cristianità medievale. Come gli altri Ordini, fu fondato in Terrasanta alla fine del secolo XII per l'assistenza ai pellegrini ed ai malati; presto uni la difesa militare alle cure mediche; nel volgere di mezzo secolo trasferì la sua crociata dalla lotta contro l'Islam alla guerra contro i pagani del Baltico: e qui si conquistò con sfitrdnpgcemNlaosdLcsdtdtrtcESsvansmotcnczld i a a a a o ri , e e i e i mnae eu e a ee di om el n le armi un grande Stato monastico, indipendente e temibile fino alla seconda metà del Quattrocento. Una caratteristica importante distingue l'Ordine teutonico e ne spiega la storia: la forte impronta nazionale. Presente in gran parte d'Europa, dal principio alla fine fu tutto tedesco, ed operò ai confini della Germania allargandone i confini. Non fu il solo protagonista della germanizzazione del Baltico orientale: operò, di solito, in stretta alleanza con i mercanti delle città anseatiche, Brema, Lubecca, Amburgo, e protesse con le sue armi i coloni tedeschi, che l'anarchia e la fame di terre spingevano verso Oriente. Ma dipende in larga misura dalle conquiste dei Cavalieri teutonici se fino alla seconda guerra mondiale nobili e borghesi tedeschi occupavano posizioni così forti in Lituania, Lettonia, Estonia; se tra Danzica e la Slesia era tanto fitta la commistione e tanto difficile la convivenza di tedeschi e polacchi; ed anche se il conflitto tra nazionalismo germanico e nazionalismi slavi è uno dei temi fondamentali nella storia dell'Europa orientale. Erano nazionalisti i Cavalieri teutonici? In senso moderno, certamente no. Essi costituivano una casta chiusa, un'aristocrazia orgogliosa dell'ascendenza germanica, tenacemente ostile ad ogni apporto di sangue diverso. La "germanità" Quando diedero inizio alla loro « crociata » contro i prussiani ed i baltici pagani, ortodossia e germanità si identificavano; i conflitti con i polacchi cattolici, con i lituani convertiti (nel tardo Trecento) sorgevano da ambizioni territoriali, conflitti mercantili, pretese feudali, non da passione nazionalistica. Proteggevano le città germanizzate, ma potevano allearsi con i polacchi per combattere le pretese dei vescovi tedeschi e giocare sugli appoggi di Roma per sfuggire al dovere di lealtà verso l'Impero. Difendevano soprattutto le loro conquiste ed il loro potere assoluto contro i vicini e contro le « libertà » comunali o feudali dei sudditi: non importa se nobili o contadini, tedeschi o polacchi. Ma, naturalmente, il secolare ed assoluto dominio di un'aristocrazia germanica, la presenza di centinaia di castelli teutonici, le decine di guerre contro slavi e baltici, le interminabili lotte contro i re di Polonia, le posizioni di privilegio assicurate alla nobiltà tedesca ebbero conseguenze prima nazionali, poi nazionalistiche. V. le conquiste dell'Ordine nel Duecento e Trecento, il suo governo nella Germania orientale fino alla Riforma di Lutero influirono in modo determinante sulla storia futura della Prussia. Gli Hohenzollern ereditarono una terra profondamente germanizzata; e se la Prussia occidentale si ribellò nel Quattrocento all'assolutismo dei Cavalieri, la Prussia orientale ne fu segnata per sempre: in nessun'altra provincia crebbero tedeschi così inclini all'obbedienza e docili all'autorità. Chi erano, almeno nel periodo d'oro, i Cavalieri teutonici? Dei grandi soldati, tutti di sangue azzurro, ma retti da una disciplina rigida ed abituati ad una vita spartana. Dei monaci rozzi, che conoscevano appena alcune preghiere, indifferenti alla vita culturale (ci voleva il consenso del gran maestro perché un cavaliere analfabeta imparasse a leggere e scrivere), pnevLooctltccglnvlDzgpmRdltfilvh più inclini ad accettare le ragioni della spada che la carità evangelica, poco devoti a vescovi e preti estranei all'Ordine. Legati dai ire voti di castità, obbedienza e povertà, insieme o contro i mercanti anseatici controllavano in larga parte il traffico dei grani e del sale, dell'ambra e delle pelli. Uno storico inglese ha scritto che l'Ordine « incominciò con la carità, si sviluppò in club militare e finì in compagnia commerciale », sul tipo delle Compagnie delle Indie sorte nel Cinquecento: non è tutta la verità, ma una buona parte della verità. Si può aggiungere che in poche migliaia si conquistarono un impero; che portarono all'obbedienza della Chiesa pagani e ortodossi, ma senza offrire l'esempio delle migliori virtù cristiane; che contribuirono a far entrare in Europa le terre allora remote dell'Oriente; e soprattutto che quei monaci-soldati furono protagonisti d'una vicenda unica nella storia del mondo. Ricostituito in Svezia dopo l'ultima guerra, l'Ordine vive ancora; ma è un anacronismo, infantile o grottesco. La storia dei Cavalieri teutonici è segnata dal tempo: non può continuare. Carlo Casalegno La marcia dei Cavalieri teutonici in una scena del film « Aleksandr Nevskij » di Eisenstein

Persone citate: Brema, Einaudi, Federico Barbarossa, Guglielmo Ii, Henryk Sienkiewicz, Hitler, Hohenzollern, Lutero