Barzel dichiara lotta ad oltranza contro la politica di Willy Brandt di Tito Sansa

Barzel dichiara lotta ad oltranza contro la politica di Willy Brandt Il programma del nuovo capo della de tedesca Barzel dichiara lotta ad oltranza contro la politica di Willy Brandt Duri attacchi agli «errori» della coalizione tra socialdemocratici e liberali: «Hanno obiettivi diversi dai nostri» Il candidato democristiano alla Cancelleria per il 1973 ha chiesto una rigida chiusura verso i comunisti, sia in politica estera, sia interna - Critiche al vertice con Breznev e alla Ostpolitik: « Allenta i legami a Occidente e lega a Oriente » -1 ..Jj^L... I (Dal nostro inviato speciale) Saarbruecken, 5 ottobre. La campagna elettorale tedesca dell'autunno 1973 è praticamente cominciata oggi (con una ventina di mesi di anticipo) nella « SaarI unti li a 11 c » di Saarbruecken, al congresso democristiano. Rainer Barzel, eletto ieri alla presidenza del partito « Cdu » (con 344 voti, contro i 174 del rivale Helmut Kohl) l'ha aperta con il suo discorso programmatico. E' stato il discorso di un uomo sicuro di sé dopo diversi insuccessi passati, che sa di essere l'avversario numero uno della tendenza a sinistra nel centro dell'Europa. Una dichiarazione di guerra, è l'impressione che ne ha tratto l'uditorio. Del resto lo stesso Barzel ha detto: « Senza lotta non si fa nulla in politica. E poiché ci occorre la vittoria, clohI biainn lottare il doppio ». Lotta a fondo, in tutti i settori, per «catapultare fuori» (come usava dire l'ex cancelliere Kurt Georg Kiesinger) la coalizione socialdemocratico liberale dal Palazzo della Cancelleria di Bonn. Una lotta a lungo respiro «per due volte 365 giorni e notti», su una linea di rigida chiusura di ispirazione ade naueriana e all'interno e all'estero. Rainer Barzel, allievo dei Gesuiti, conosciuto finora come uomo del compromesso, si è presentato oggi con la tempra del manager che non gli si riconosceva, dell'uomo che punta su una carta, o vincere o perdere. Contrariamente alle previsioni, il nuovo presidente democristiano e candidato Cancelliere in pectore (ha già pronta nel cassetto la lista di un gabinetto-ombra) ha puntato più sulla politica interna che sulla politica estera. Quattro i punti del suo programma: 1) sicurezza; 2) Europa; 3) istruzione; 4) proprietà; da lui definiti «priorità per una politica pratica». Gli attacchi critici al governo di Bonn sono stati duri. Alla coalizione Brandt-Scheel, il dei democristiani ha di non avere mantenuto fede alle promesse in nessun settore: i prezzi | sono in ascesa, i posti di le riforme non sono state fatte, la criminalità è in aumento, 1 I, |lavoro. son0 ,ln. ,pe™0'?. , o cos' come »me. le imposte, ] «Non credo Plu ~ ha dett0 a | — a enori e « stupidaggini | della socialdemocrazia, credo n j piuttosto che essa abbia i i parametri e obiettivi diversi \dcii nostri». E' stato questo il lead del suo discorso preelettorale. «La riconquista della stabilità come base del progresso richiede la preventiva sostituzione di questo governo — ha detto Barzel —. Pertanto è nostro dovere impiegare tutte le nostre forze». L'oratore è stato applaudito con intensità quando ha passato in rassegna i casi di condiscendenza e tolleranza dei socialdemocratici ( i liberali non sono quasi mai stati nominati) verso il comunismo, all'interno e all'estero. Ha chiesto l'espulsione dei comunisti dai servizi pubblici i e ha proposto ai partiti demooratici di dichiarare la lotta j ad essi, «dopo che mediante la lotta politica siamo riusciti a sconfiggere i neonazisti dell'Ndp». Ha dipinto il pericolo comunista a tinte fosche, paragonando la situazione nelle università a quella del 1931 (allora il nemico era a destra), «quando i nazionalsocialisti cominciarono a preparare la presa del potere del 1933». Nel suo discorso, Rainer Barzel non solo non ha parlato di un «pericolo» delle destre, ma ha addirittura ignorato l'esistenza di una destra. «Noi siamo un partito del progresso e del centro — ha detto — la nostra politica non è né antirussa, né anticinese, ma è. laddove è necessario, anticomunista, così come la politica di Mosca è antidemocratica». Nel criticare la «Ostpolitik» del governo, la firma frettolosa dei trattati di Mosca e di Varsavia, Barzel ha biasimato «l'impegno preso (da Brandt con Breznev, in Crimea) di accelerare la conferenza per la sicurezza europea voluta da Mosca» e di dichiarare invece che l'unione politica dell'Europa libera «è un compito delle prossime generazioni». Secondo lui, «questa politica allenta i legami a Occidente e lega ad Oriente». Citando Kennedy a proposito della Germania comunista {«la pace è un problema dei diritti dell'uomo») citando P Pompidou (critico verso talu-1 ni aspetti della «Ostpolitik») il capo dei democristiani ha fissato in tre punti il suo concetto di politica estera: 1 ) i . i LeJLam.!. SSJ^Sto-JSSHcon gli Stati Uniti, manteni mento delle forze Usa in Europa; 2) unificazione politica del continente, ritiene necessaria un'iniziativa tedesca ed è pronto ad appoggiarla; 3) politica di pace e di distensio- ne con l'Est, a condizione che vi sia libertà di movimento, d'informazione e di opinione, Tito Sansa iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini