Ecco il Regio, finalmente di Marziano Bernardi

Ecco il Regio, finalmente Il teatro, con le strutture già compiute, presentato alla stampa Ecco il Regio, finalmente La serata inaugurale è prevista per l'inizio della stagione 1972-73 - Un complesso moderno, efficiente, elegante, che diventerà il centro di tutte le iniziative culturali torinesi La lunga visita rii ieri mattina al cantiere del Teatro Regio col sindaco ingegner Porcellana, con l'assessore alla cultura dottor Alessio, con alcuni dei massimi responsabili della grande impresa torinese, il progettista architetto professor Mollino, col suo collaboratore Graffi, il direttore dei lavori municipali ingegner Brizio, il direttore esecutivo tecnico ingegner Bertone, ed altri coi quali ci scusiamo di non nominare per brevità benché tutti abbiano dato e diano prove ammirevoli di intelligenza e abnegazione, ha offerto ai visitatori una visione chiarissima (ed entusiasmante) di come apparirà il teatro quando tra quattordici mesi, o al massimo nel gennaio 1973, vi entreremo per la serata inaugurale. Abbiamo detto «cantiere», ma non è esatto. Al lavoro, è ovvio, si attende con alacrità, le difficoltà da superare sono ancora innumerevoli, Mollino trepiderà fino all'ultima ora per la sua creatura ( « Tutto dipende dalla comprensione dei miei committenti, ma finora non posso lamentarmi», ci mormora in un orecchio; e guardando il sindaco sorridente e soddisfatto si può esser certi che la comprensione continuerà), tuttavia il teatro nelle sue strutture essenziali, e persino in alcuni particolari, si delinea completo. Basta poca fantasia per immaginarlo quale l'ha nella mente Carlo Mollino, e naturalmente il suo collega ingegner Zavelani Rossi per quanto riguarda il palcoscenico. Non riconosciamo più la fabbrica da come la vedemmo, appena abbozzata, aperta ai quattro venti, circa due anni fa. Non è più il caso di parlare d'un cantiere: parliamo liberamente del nuovo Teatro Regio, che ormai sta per esserci restituito dopo trentacinque anni di attesa. E allora va detto senza alcuna reticenza che i torinesi possono predisporsi a un applauso per un'opera da ogni punto di vista soddisfacente soprattutto per il perfetto innesto rii un organismo modernamente ed elegantemente funzionale in un contesto antico che da quello non 6 minimamente turbato. I problemi costruttivi superati, estetici e tecnici, quali sempre comporta la progettazione di un teatro, erano, "nel caso specifico del Regio, quanto mai ardui; ma a noi sembra che la genialità di Mollino si sia manifestata appieno, aiutata da una profonda cultura storica, nella saldatura del corpo nuovo da erigere col corpo settecentesco delle Segreterie di Stato previste dal Juvarra ed eseguite da Benedetto Alfieri insieme con il primitivo Regio del 1740. E' da questa magnifica concezione, attuata con straordinaria libertà inventiva, rispettosa però dei vetusti elementi vincolanti tutto un profilo di piazza Castello, che deriva il proseguimento, a volta, del portico della Prefettura usato come ingresso pedonale al teatro; così come il vasto ingresso, dall'inizio di via Verdi, per le automobili che poi proseguiranno nel Giardino Reale. Il gioco arditissimo, «piranesiano» nel suo effetto ottico, delle scale mobili e non mobili, che adducono, al di là d'una grande vetrata, al vaso del teatro, anticipa la visione della struttura originalmente moderna. Per accedere alle biglietterie ed ai guardaroba il pubblico è «filtrato» da una diecina di passaggi obbligati che impediscono qualsiasi ressa; ed al di sopra di questi «servizi», ciascuno dei quali è risolto facendo splendidamente coincidere la funzionalità col senso architettonico, si ( stende l'ampissimo foyer fornito alle estremità di due bar. Limita ma non chiude l'ambiente un'immensa vetrata attraverso la quale si scorge il gran vano sottostante. Un vero e proprio avanspettacolo. La sala. S'immagini ima gigantesca- conchiglia le cui valve sono costituite dalla platea digradante lungo trenta file di poltrone, e dalla volta a spicchi che s'innestano sulle brevi pareti divisorie dei ventinove palchi (forniti di antipalchi) disposti a corona, in illusoria sospensione, del margine superiore dell'emiciclo: paiono librati sul vuoto e invece costituiscono una sorta di cerniera curvilinea' tra le due valve della elegantissima respirante conchiglia. Che va immaginata nel colore, anzi nei colori studiati da Mollino: un rosso dominante, sia per la moquette del pavimento, sia per le poltrone, sia per le tappezzerie dei palchi, ma modulato su due tonalità differenti che, a guisa del procedimento usato dai pittori divisionisti, si fonderanno nell'occhio dello spettatore. Questi due toni degraderanno sulla volta a spicchi (tutta costruita in legno foderato di tela per ottenere la perfezione acustica dei teatri antichi) in un rosa più tenue che sfumerà al sommo in un indaco scuro, si da smaterializzare in luce notturna il punto estremo della copertura. Per 1900 persone, calcolan¬ do a 5 il numero degli occupanti i palchi, è predisposto il teatro, 100 di più della Scala. La fossa è capace fino a 140 orchestrali. Delle attrezzature del palcoscenico, compresi due sipari tagliafuoco, di tutti i servizi inerenti il responsabile è l'ing. Zavelani Rossi con suo figlio, e ieri era assente. Già ne parlammo, e si potrà riparlarne un'altra volta. Basti per ora un cenno alla struttura generale; e allora con particolare interesse va considerato il così detto « Piccolo Regio », che, sotto il piano dell'atrio, è concepito come teatro sperimentale, come sala di proiezioni cinematografiche e di conferenze per un pubblico da 400 a 600 persone, come sede di manifestazioni teatrali d'avanguardia, anche quelle che inseriscono lo spettatore nell'azione scenica. Il nuovo teatro, caso forse unico in Italia, non scio ha abolito i corridoi, ma potrà essere goduto come realtà architettonica anche dal suo rovescio esterno, dalla piazzetta che un giorno o l'altro si aprirà in quella direzione. E poiché si parla di esterno, si tenga conto di un notevolissimo fatto. Per la prima volta dal pubblico del Regio potrà esser vista, oltre la vetrata del foyer e dei passaggi che vi adducono, la limpida facciata del Palazzo degli Archivi, creazione di Filippo Juvarra. Ma a sinistra del suo limite c'è un rudere dell'incendio del 1936, che va assolutamente cancellato prima dell'inaugurazione del Regio. Ed in proposito abbiamo udito voci che non ci piacciono. Il rudere dovrebbe far posto a una costruzione, diciamo così, « moderna », cioè attuale, col pretesto che conviene evitare qualsiasi preteso « falso »? Il cielo ci guardi da quest'intenzione. Il motivo a/rchitettonico juvarriano per gli Archivi può essere proseguito in quel breve tratto sconciato senza preoccupazione di sorta. Per la curva del corrispondente fianco del teatro Mollino lui sentito la suggestione del Guarini, e le ha obbedito fin nell'impiego del cotto. Evitiamo un intervento inconsulto che striderebbe come una stonatura in una musica melodiosa. Marziano Bernardi

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