Testimone del crepuscolo di Giorgio Manacorda

Testimone del crepuscolo Hofmannsthal nella stanca Vienna "fin de siècle 91 Testimone del crepuscolo Hugo voti Hofmannsthal: « Canto di vita e altre poesie », introd. e trad. di Elena Croce, Ed. Einaudi, pag. 91, lire 800. « Piccoli drammi », introd. e trad. di Ervino Pocar, Ed. Rusconi, pag. 290, lire 3600. Atrocemente raffinato e reso quasi malvagio da una intensissima e precoce maturazione spirituale. Hugo von Hofmannsthal è il maggiore scrittore decadente della Vienna fin de siècle. Hofmannsthal ha probabilmente dato il meglio di se nella produzione lirica e drammatica dei sui primi anni e nell'incompiuto e postumo Andrea o i ricongiunti, suo unico romanzo. L'aristocraticissima cultura rende il suo modo d'essere e di scrivere profondamente inautentico e sofferto: un crudele e purissimo gioco con se stesso e con (o contro) gli altri troppo facilmente inseriti nello svolazzante clima del crepuscolo. Ma il liberty può essere anche agonia: « Sorride, se le pieghe I Della vita sussurrano: morte ». Il momento floreale non ha nulle di decorativo: è la vita che il giardiniere demiurgo di II giovane nel paesaggio inscrive nella natura giustapponendola ai « molti mendicanti »: infantili immagini della morte, « uomini rie¬ ri » infitti fra le rose come spaventapasseri e quindi, anche loro, inautentici e, in fondo, leggiadri. La perfidia di chi non sa vivere per eccesso di consapevolezza è fonte di rigore perché per prima cosa e rivolta contro se stessi e la propria incapacità di vivere se non come a teatro. Questo forse suggerisce le i-agioni che spinsero la produzione di Hofmannsthal verso la scena fin dall'inizio della sua attività di scrittore. Benché la maggior parte della sua produzione successiva sia dedicata al teatro e malgrado il travolgente successo delle opere musicali scritte in collaborazione con Richard Strauss, questi Piccoli drammi rimangono al vertice della sua produzione teatrale. Fuori della «torre» La riflessione sulla sua incredibilmente precoce fioritura lo colse intorno ai trentacinque anni e provocò una crisi che fece di lui quasi esclusivamente uno scrittore di teatro: egli usciva così dalla turris eburnea dell'assoluta e rarefatta tematica delle opere giovanili fi cui temi erano la morte, la vita, il sogno, l'ombra e il tempo) per affrontare ini genere letterario molto più mondano come la commedia. Questo suo andare verso la storia e la società lo spinse anche a scrivere, durante la prima guerra mondiale, prose di tipo patriottico. Tuttavia, malgrado questi tentativi di vivere in presa diretta con l'esistenza, Hofmannsthal resta un « esteta ed attore di sé » che rischia di perire nella pania dei belletti e delle maschere o dei troppi specchi e sdoppiamenti che cercherà di ricomporre, non a caso invano, nel tardivo romanzo. Perso da sempre per elezione araldica e. destino storico il contatto diretto con una qualche forma di realtà o di natura che non sia preventivamente artefatta ed elaborata, Hofmannsthal ha anche verso la letteratura l'atteggiamento di colui che arabesca sul preesistente. Questo spiega il fatto che molte sue opere siano apertamente scritte su opere precedenti: scrisse un'Elettra (poi musicata da Strauss) ispirandosi a Sofocle: daU'Alcesti di Euripide scrisse Edipo e la sfinge; per La miniera di Falun usò Hoffmann; Casanova per L'avventuriero e la cantante e per II ritorno di Cristina; si ispirò alle Mille e una notte per scrivere La donna senz'ombra e a Calderón per La torre. Era consapevole che. come nella vita non si raggiunge mai « il mondo che sta dietro a quello vero », così in letteratura si potano, correggono c rielaborano giardini che sono sempre esistiti. Il momento lirico è. forse, quindi il più genuino: il momento in cui questo adolescente fin de race (Hofmann-* I sthal scrive i Piccoli drammi c i suoi versi migliori tra i diciassette e i ventitré anni) genuinamente si estenua in ludi che già riconosce atrocemente inconsistenti. Il poeta è costretto a passare accanto alla vita senza toccarla come « la grande nave I Con gigantesche vele gialle verso sera I (...) co steggiando passa ». E il mari- ,no viandante (capovolto e ilanguido epigono del Wande- rer settecentesco; non c più li simbolo di colui che affron- fo il mando per conoscerlo, ma l'immagine di colui che lo fugge, sia pure involontariamente c con strazio: « (...) con occhi di fanciullo, I Che sono angosciati e vogliono piangere, vede j Per la finestra aperta la luce della sua camera f Ma la grande nave 10 porta I Oltre, scivolando senza suono sull'acqua blu cupo I Con gialle gigantesche vele di foggia straniera». Un grande esteta Straniero nel mondo, incapace di amare se non per finzione, sottilmente malvagio per complesso di colpa, Hofmannstahl cercherà la soluzione di questo gioco dell'incomunicabilità in un momento magico-mistico, unico capace di esorcizzare « l'indecenza » di una dilagante e temuta autobiografia onnicomprensiva e divorante come un fiore carnivoro o l'impietoso insetto della poesia 11 giovane e il ragno. Il favoloso, il soprasscnsibile, i misteri, le iniziazioni, le metamorfosi si incontrano al limitare del sogno dove la magia diventa realtà e, come in Un sogno di grande magia, si può fantasticare che il Mago, il Primo, il Grande «viva in noi come noi nella nostra mano »: se il contatto non e possibile verso le basse regioni degli animali e dei mendicanti (materia dolente e ripugnante della vita), è forse possibile verso le alte regioni dove « Arcangelo e sovrano è il nostro spirito ». Questo grande esteta si estenua nella consapevolezza del proprio estetismo: luce crepuscolare nel crepuscolo dell'impero di Vienna. Nei quarant'anni in cui dominò la scena culturale della caden- i te capitale absburgica. Hal¬ 1 mannstahl dimostrò intuito e j intelligenza non comuni, pro | va ne è che fu l'unico (insie1 me ad Adorna) ad apprezza re l'opera complessa ed ar dita di Benjamin. Giorgio Manacorda

Persone citate: Adorna, Casanova, Einaudi, Elena Croce, Hoffmann, Hofmann, Hugo Von Hofmannsthal, Pocar, Richard Strauss, Strauss

Luoghi citati: Hofmannsthal, Vienna