La scomoda poltrona del tedesco Schiller di Tito Sansa

La scomoda poltrona del tedesco Schiller La scomoda poltrona del tedesco Schiller (Dal nostro corrispondente) Bonn. 25 settembre. « La situazione è molto peggiore di quanto non si creda». Con queste parole uno stretto collaboratore del ministro dell'Economia e delle Finanze, Karl Schiller, ha riassunto la crisi monetaria intemazionale al momento di partire per le conferenze monetarie di Washington. Sarà lo stesso Schiller, insieme con il presidente della Banca federale, Karl Klasen, a dirigere i lavori del Fondo Monetario Intemazionale. E, se fino ad alcune settimane fa, questa presidenza veniva considerata in Germania di buon auspicio, ora si farebbe volentieri a meno di questo onore. Il marco è forte come non è mai stato prima (ieri era rivalutato «de facto» dell'll per cento) e — si dice a Bonn e a Francoforte — Karl Schiller non potrà più fungere da mediatore tra gli interessi opposti degli americani e dei giapponesi. Sarà egli stesso protagonista, dovrà battersi su due, tre fronti diversi, curare nello stesso tempo gli interessi tedeschi, quelli europei, quelli della conferenza. Si dubita che vi riesca, perché Schiller, — come si è visto sovente a Bruxelles, — è più adatto a creare un clima di tensione che a trovare soluzioni di compromesso. Le aspettative tedesche per le riunioni di Washington, considerate fino a un mese fa come una sorta di panacea dei malanni di cui soffre il sistema monetario intemazionale, sono ora ridotte al minimo. « Nessuno crede — scrive oggi Die Welt — che la riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale possa portare a soluzioni durature, tali da eliminare la più grande crisi valutaria del dodoguerra. Ma i politici sperano che dall'incontro della finanza mondiale possano scaturire impulsi che inducano i ministri responsabili al di qua e al di là dell'Atlantico a riflettere ». - « Cosa succederà ora a Washington? », si domanda il commentatore economico del quotidiano di Amburgo. «Karl Schiller ha chiarito già le po¬ sizioni con lamentano Connally da solo e poi con Connally e il g'wpponesc Mizuta. Ma se i partners degli Stati Uniti nel " Club dei Dieci " insisteranno per svalutare il dollaro e per eliminare i dazi speciali americani, anche le riunioni di Washington saranno inutili. Allora sarà necessario trovare una soluzione europea. Siamo all'inizio di un lungo processo, a Washington comincia soltanto il " poker " sui tassi di rivalutazione e svalutazione ». Che quella di Washington sarà una partita difficile, aperta a molte soluzioni, è l'opinione anche della Frankfurter Allgemeìne. Il giornale ritiene tuttavia che le dure dichiarazioni di Nixon immediatamente prima della riunione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario « sono in i realtà meno drammatiche di quanto non sembrino a prima vista ». Il Presidente americano ha soltanto ripetuto che dovranno essere gli altri («quei Paesi che 25 anni fa giacevano sulla schiena», chiara allusione a Germania e Giappone) a riportare ordine. Il ruolo di primo piano sarà quello del Giappone, scrive il giornale. « L'imperatore Hirohito porterà come regalo a Nixon. con il quale s'incontrerà brevemente ad Anchorage. una rivalutazione dello yen di circa il 12 per cento. I giapponesi metteranno pertanto in movimento un processo dal quale noi non potremo astrarci. Il tasso di rivalutazione del marco desiderato da Schiller, "8 per cento meno X ", non sarà attuabile ». Tito Sansa