Il "match,, Usa-Giappone (su un tappeto di dollari) di Ennio Caretto

Il "match,, Usa-Giappone (su un tappeto di dollari) Il "match,, Usa-Giappone (su un tappeto di dollari) (Dal nostro corrispondente) New York, 25 settembre. In tenuta da campioni di «sumo», Richard Nixon e il premier giapponese Sato lottano su un tappeto di dollari, e l'arbitro, l'Europa, si lancia nella zuffa. Così, domenica scorsa, la Washington Post ha raffigurato in una vignetta l'imminente assemblea del Fondo monetario internazionale. E' un'immagine efficace del - dee-lino- americano — se cosi lo si può chiamare — e del nuovo tripolarismo economico. Ma è anche un'amara confessione dell'ineluttabilità dell'attuale impasse finanziaria e dei commerci. A Washington, oggi si riuniscono i supplenti del «gruppo dei Dieci », e domani si riuniranno i ministri. Lunedi s'aprirà l'assemblea del Fondo, con oltre 3000 delegati di 118 paesi, guidati dai ministri del Tesoro o delle Finanze, e dai governatori delle Banche centrali. Sono giorni cruciali, ma pochi credono veramente che apriranno la via ad un accordo. «Sarebbe bello — ha scritto il Wall Street Journal — se la crisi si risolvesse qui dove è nata: ma pensiamo che sia quasi impossibile». Il pessimismo non è incontrollato. Milton Friedman, capo della scuola monetarista di Chicago, crede per esempio che il mondo finirà per adattarsi alle «fluttuazioni» dei cambi, e che a lunga scadenza ne trarrà qualche vantaggio. Il premio Nobel Paul Samuelson auspica una maggiore duttilità della Casa Bianca («aumentare il presso dell'oro non significa perdere la faccia») nella convinzione che essa consentirebbe negoziati e o l g i a o o e i costruttivi. E tuttavia la mèta appare molto, troppo lontana. Uomini politici, economisti e giornali americani attribuiscono concordemente la responsabilità del protrarsi della crisi alla Casa Bianca. Ha scritto la Washington Postuli nostro governo chiede agli altri di trovare 13 miliardi di dollari, per risanargli un deficit della bilancia dei pagamenti di 9 miliardi e assicurargli un attivo di 4... ciò comporterebbe per l'Europa ed il Giappone non solo una drastica rivalutazione delle loro monete, e l'abbattimento unilaterale delle barriere doganali, ma anche un'onere di 3 miliardi di dollari per le spese della difesa». Secondo il New York Times, le richieste sono esagerate, e per di più poggiano su «leve sbagliate», cioè la tassa del 10 per cento sulle importazioni e il credito del 7 per cento (la nuova cifra proposta dal Congresso) per gli investimenti nei macchinari Usa, misure che il giornale definisce «da escalation del protezionismo». Come la politica estera del «basso profilo», così questa rigidità economica è il prodotto di difficoltà sempre più gravi, non di una teoria neoisolazionistica. S'è appreso ieri che le riserve americane sono scese ad agosto al punto più basso dal 1937, 12 miliardi 128 milioni di dollari. In un clima di tanta tensione ed incertezza, che possono fare il Fondo monetario, l'Europa ed il Giappone? II Fondo ha prescritto il farmaco: rivalutazione dello yen del 15,3 per cento, del marco del 12,3, della sterlina del 7,2. e svalutazione del dollaro del 3-5 per cento, nonché abolizione immediata della tassa del 10 per cento sulle importazioni e degli altri provvedimenti discriminatori Usa. Si possono, anzi si debbono discutere le dosi: ma non esistono pozioni da miracolo per abbattere le febbri e permettere la successiva cura ricostituente. Tale cura, tra gli altri, è stata indicata dai più autorevoli esponenti delle Brookings Institutions, Edward Bernstein e Laurence Krause. I due economisti consigliano l'abbandono del tallone dollaro (quello del tallone aureo è dato per scontato) e l'allargamento dei margini di oscillazione dei cambi al 2,5-3 per cento. Krause vorrebbe addirittura costruire una «nuova Bretton Woods» sui diritti speciali di prelievo, «esiliando» l'oro ai mercati privati, e stabilendo all'interno della banda di oscillazioni maggiorata uria banda minore, l'I.ó ad esempio, in cui sarebbe proibito alle Banche centrali intervenire in qualsiasi caso. Purtroppo, l'uomo, ed i governi, non scelgono sempre I ciò che è ragionevole. Connally ha detto categoricamente che cercherà di impedire al Fondo la discussione sul rialzo dell'oro, o sull'adozione del tallona «diritti speciali di prelievo». Egli «è disposto ad aspettare, finché gli altri governi non cesseranno di interferire e le fluttuazioni delle varie monete toccheranno punte più realistiche». Il presidente francese Pompidou ha assunto un atteggiamento non meno bellicoso e anacronistico. La funzione dell'Europa i Mec ed Inghilterra formano ormai un blocco) dovrebbe esvsundsddTnmàmetHn essere di apertura al dialogo, visto che il suo giudizio e i suoi obiettivi non si discostano eccessivamente da quelli del Fondo monetario. La sua saggezza è resa necessaria dall'animosità ormai palese del Giappone per l'America. A Tokio si sono fatte concessioni a Nixon: l'appoggio alla mozione per le «due Cine» àll'Onu, la disponibilità a limitare del 10 per cento certe esportazioni. Nixon l'ha capito, e va a rendere omaggio a Hirohito in Alaska. Ma continua a praticare il «sumo». Ennio Caretto