La posizione della Cee sulla disputa monetaria di Vittorio Zucconi

La posizione della Cee sulla disputa monetaria Al Parlamento europeo riunito a Lussemburgo La posizione della Cee sulla disputa monetaria Alla vigilia delle assemblee di Washington («Club, dei 10» e Fondo monetario) ribadita la necessità di un'intesa con gli Usa Interventi di Malfatti, di Barre e del ministro Ferrari-Aggradi (Dal nostro invialo speciale) Lussemburgo, 22 settembre. La riforma dei sistema monetario mondiale deve avvenire con la collaborazione degli Stati Uniti, vincendo le tentazioni di « ultimatum » europei. Questo è lo spirito con il quale la Comunità si prepara al grande dibattito monetario, che si aprirà sabato e domenica a Washington (supplenti e ministri del «Club dei Dieci») e continuerà lunedì e martedì con l'assemblea dei 11G Paesi che fanno parte del Fondo Monetario Internazionale. Il risultato di atteggiamenti troppo rigidi potrebbe essere una crisi di proporzioni enormi: Ferrari-Aggradi e Malfatti hanno oggi ricordato, parlando al Parlamento Europeo, la grande crisi del 1930: « L'esp.erienza di quegli anni — ha detto Malfatti — ci mostra quale potrebbe essere il risultato di un cattivo funzionamento del sistema monetario e di nuove restrizioni alla libertà degli scambi », e il nostro ministro del Tesoro ha ricordato «l'incombente pericolo di un ritorno al caos degli Anni Trenta, in caso di un fallimento, degli sforzi condotti nel quadro della cooperazione internazionale ». Con Ferrari-Aggradi, presidente di turno del Consiglio Europeo, e Malfatti, ha pa'rlato anche Barre, vicepresidente della Commissione Cee. Da questi tre interventi è emersa chiaramente quella che sarà la «strategia europea» a Washington, alla luce, anche del primo incontro a Londra, del « Club dei 10 ». Bilancia dei pagamenti Usa — «Sarebbe assurdo chiedere agli Stati Uniti di ristabilirne l'equilibrio, rifiutando al tempo stesso le conseguenze inevitabili per noi», ha detto Barre. Non sarebbe ragionevole pensare che il riassetto delle relazioni monetarie internazionali, dopo anni di squilibri, possa avvenire senza sacrifìcio di tutti. « Il risanamento del disavanzo Usa — ha detto Ferrari-Aggradi — dovrebbe essere condotto in modo da non provocare effetti deflazionistici troppo violenti sulle economie degli altri Paesi ». Svalutazione del dollaro — Resta una delle richieste chiave della Comunità, la condizione per pruuedere alla rivalutazione delle monete europee chiesta da Washington. « Tale posizione — ha detto Barre, che ne è stato uno degli ispiratori — non ha nulla a che vedere coti discussioni più o meno metafisiche sul prezzo dell'oro, ma si fonda su tre ragioni concrete. Economiche — un Paese la cui bilancia dei pagamenti è in stato di squilibrio fondamentale e la cui moneta è manifestamente sopravvalutata, deve ritoccare la propria purità; politiche — l'opinione pubblica degli altri Paesi potrebbe reagire sfavorevolmente all'idea che questi siano soli a sopportare il peso degli assestamenti, non essendo responsabili degli squilibri che li hanno provocati; morali — in una comunità internazionale nessun Paese, per potente che sia. può avere il privilegio di sottrarsi alle regole vigenti per tutti ». Rivalutazione delle monete europee — Previo il deprezzamento del dollaro, l'Europa è pronta a riallinearsi su «parità realistiche». Per l'Italia, tale « riallineamento » potrebbe essere dell'ordine del 2-3 per cento, ma la voce è ancora ufficiosa. Secondo, le cifre esposte da Barre, la fluttuazione ha portato le valute della Cee a questi tassi di rivalutazione « di fatto »: 10 per cento per il marco (il vicepresidente della Commissione ha ricordato polemicamente ai tedeschi che ora la Bundesbank è costretta ad intervenire per non oltrepas sare questo limite); 5,7 per 11 fiorino, 4 per cento per il franco francese «finanziario» (quello «commerciale» è controllato), 5 per il Belgio e 2 per l'Italia. Bretton Woods — La Cee chiederà un «riadattamento)» e non una « distruzione » (secondo le parole di Ferrari-Aggradi) del sistema nato nel '44. Tale ristrutturazione dovrebbe cosi articolarsi: allargamento moderato dei margini di fluttuazione, progressiva diminuzione del dollaro quale strumento di riserva, totale abolizione, in futuro, delle monete nazionali come strumento di riserva. In tale funzione, dovrebbe essere accresciuto il ruolo dell'oro e del « diritti speciali di prelievo ». « II meccanismo nato a Bretton Woods — secondo Ferrari-Aggradi — ha dato un contributo. notevole allo sviluppo dei nostri Paesi: il sistema del multilateralismo degli scambi e dei pagamenti a cui questo accordo diede vita è stato uno degli elementi fondamentali per la ripresa del dopoguerra ». dlaad(pdedilmptdd(pnsnrmpmrdap1 « Non si tratta — ha ricordato ancora Barre — di isolare gli Stati Uniti, ma di arrivare ad un regolamento d'insieme che risparmi all'e¬ conomia mondiale e agli scatnbi internazionali perturbazioni violente ». Sarà comunque improbabile, secondo quanto ci ha detto Ferrari-Aggradi, un risultato immediato a Washington. Per questo, dopo l'assemblea del Fondo monetario internazionale, alcuni ministri europei — afferma Ferrari-Aggradi — resteranno negli Stati Uniti per continuare le trattative con gli americani. La discussione continuerà cosi sulla crisi monetaria e, insieme, sui commerci, poiché, come ha detto ancora il ministro italiano, « dobbiamo discutere " contemporaneamente " ì due aspetti, senza subordinarli l'uno all'altro ». Più che per la sovrattassa del 10 per cento, Ferrari-Aggradi si è detto preoccupato per le misure interne di sostegno all'industria, che potrebbero aumentare artificiosamente la competitività dei prodotti Usa sui nostri mercati e sui mercati terzi, con gravi conseguenze sulla nostra già vacillante economia. Vittorio Zucconi