La strategia di Nixon per Pechino nell'Onu di Ennio Caretto

La strategia di Nixon per Pechino nell'Onu L'improvvisa conferenza-stampa del Presidente La strategia di Nixon per Pechino nell'Onu Washington appoggerà l'ingresso della Cina comunista al Consiglio di Sicurezza, ma vuole che Formosa mantenga il seggio all'Assemblea Mao rifiuta di «coabitare», anche Inghilterra e Giappone sono contrari (Dal nostro corrispondente) New York, 17 settembre. Nella sua improvvisa conferenza stampa di ieri sera alla Casa Bianca, il presidente Nixon ha riconfermato la sua opera di distensione in Asia, e la sua intransigenza nei rapporti commerciali e monetari con l'Europa e il Giappone. Ad un dato parzialmente positivo, l'annuncio ufficiale che gli Stati Uniti appoggeranno l'ingresso della Cina nel Consiglio di Sicurezza all'Orni, difendendo però il seggio di Formosa all'assettiblea, ne corrisponde uno negativo, la permanenza in vigore della tassa del 1 ti per cento sulle importazioni finché gli interessi americani non saranno stati soddisfatti. Come sua abitudine, Nixon ha convocato i giornalisti con alcuni obiettivi precisi anche se inespressi: chiarire la sua politica delle «due Cine», in concomitanza col tentativo dell'ambasciatore alle Nazioni Unite, George Bursh, di varare una mozione congiunta con gli alleati; aiutare 11 ministro del Tesoro Connally, principale imputato alla riunione del gruppo dei Dieci a Londra, a sottolineare l'importanza dell'imminente «secondo tempo» nella riforma economica interna; confutare le critiche per la farsa delle elezioni presidenziali nel Vietnam con un solo candidato, Thieu. Cina. Nixon ha dichiarato che la sua accettazione al Consiglio di Sicurezza da parte degli Stati Uniti «riflette semplicemente la nuova realtà internazionale».' Egli ha detto che la politica delle due Cine ha «una solida base legale», e ha manifestato la speranza che riesca a prevalere. Secondo la Washington Post di stamane, tuttavia, solo nove Paesi alleati hanno finora accettato la mozione congiunta. L'Inghilterra vi si oppone, il Giappone esita. Pechino ha ribadito che non entrerà al Palazzo di vetro se contemporaneamente Formosa non ne sarà espulsa. Forse gli Stati Uniti vanno incontro a una sconfitta nella votazione all'assemblea generale. Il Presidente si è dichiarato anche compiaciuto dei preparativi per la sua visita a Pechino entro il prossimo maggio. Non ha voluto indicare una data precisa, spiegando che i due governi «ne stanno discutendo amichevolmente». Ha aggiunto di non essere rimasto scoraggiato dalle rigide prese di posizione di Ciu En-lai in recenti discorsi e colloqui (soprattutto con l'inviato del New York Times, James Reston). «Una delle ragioni per cui la mia visita potrebbe essere produttiva — ha detto — è che Ciu En-lai non ha l'ingenua convinzione che le nostre divergenze evaporino al primo incontro... Abbiamo stabilito un'unica cosa: di discutere». Rapporti commerciali e monetari con l'Europa e il Giappone. Nixon ha fatto capire che la tassa del 10 per cento sulle importazioni, sebbene «temporanea», durerà a lungo. «Non si tratta di rattoppare un sistema vecchio, ma di trovare nuove e permanenti soluzioni... Occorre tempo... Cerchiamo una riforma non solo dei tassi di cambio ma anche delle spese militari e delle barriere tariffarie e non tariffarie... Le strutture erette 25 ami fa sono superate... E' essenziale che gli Stati Uniti tutelino i propri interessi... Per esempio, come trattare col principale dei nostri partners. il Giappone, che da solo produce più di tutto il resto dell'Asia?». Il presidente ha tuttavia sostenuto ancora una volta che l'America non diverrà isolazionista: «Lo diverrebbe se si indebolisse. Un'America incapace di conservare la sua forza militare, incapace di svolgere una sua politica economica all'estero si chiuderebbe fatalmente in se stessa... Se l'America sarà forte e competitiva, continuerà a dare un contributo... Questo è U motivo delle mie drastiche misure». Egli ha concluso: «E' ora che i nostri amici costruiscano un altro sistema monetario e commerciale internazionale, in cui si viva tutti, senza altre crisi tra un anno». Sul «secondo tempo» della riforma economica interna, Nixon ha messo in rilievo che imporrà «un controllo dei prezzi e dei salari nelle industrie maggiori», alla fine del congelamento, il 14 novembre. Ennio Caretto tdsddslpdsGgccmTCcqlt■