Intrighi e poesia dell'Ariosto

Intrighi e poesia dell'Ariosto La "Lena,, rappresentata all'Olimpico di Vicenza Intrighi e poesia dell'Ariosto (Dal nostro inviato speciale) Vicenza, Iti settembre. Buttiamola in proverbio e diciamo che il meglio è nemico del bene per giustificare in qualche modo i maltrattamenti ai quali tre giovani studiosi, se non erro futuri sociologi, del «Gruppo teatrale autogestito dell'Istituto superiore di scienze sociali» di Trento hanno sottoposto il testo della Lena, suppongo perché il pubblico potesse capirlo proprio bene. Operazione abbastanza inutile: la commedia dell'Ariosto non ha davvero un linguaggio astruso e i suoi arcaismi s'intendono senza gravi difficoltà. E abbastanza rischiosa: non si può impunemente «ritoccare» il testo, in versi poi, di uno scrittore che con la penna, via, ci sapeva fare. Come sì su. e come non sempre arriva all'orecchio dello spettatore di questa edizione, la Lena l Ferrara, 1528), ultima delle cinque commedie di Ludovico Ariosto e senza dubbio la migliore, è in endecasillabi sdruccioli sforzandosi con essi l'autore di riprodurre il trimetro giambico della commedia classica che, sino ad allora, aveva dominato incontrastata. E infatti proprio dell'Ariosto, non tenendo conto di precedenti di esigua importanza, è la prima commedia regolare in prosa del Rinascimento: la Cassaria, composta nel 1508 e rappresentata, sempre a Ferrara, nell'anno seguente. Ora, anche se gli sdruccioli possono alla lunga infastidire un poco, è inevitabile che, a furia di tagliarne cospicui grappoli e di cambiare o di ammodernare le parole, i versi zoppichino e si diluiscano in uno scialbo ritmo prosastico che restituisce solo una pallida eco di quello originale. Il bello è che lo spettacolo diretto dal regista Maurizio Scaparro è vivace, anche troppo, e teatralmente riuscito tranne appunto quando, per la smania di semplificare e chiarire, gli interventi sul testo sono stati particolarmente massicci. Ma la figura della ruffiana, che muove il balletto dei servi furbi e sciocchi, degli innamorati impetuosi e dei vecchi creduli e gelosi, si staglia con vivezza in una rappresentazione che, se non altro, smentisce le asserzioni troppo sbrigative sullo scarso valore dell'Ariosto drammaturgo e di questo suo lavoro in particolare. Intanto, di là dai molti intrighi, tutti riconducibili del resto a quello principale del figlio di papà che si conquista una ragazza tenuta sotto chiave senza neppure sborsare i quattrini che la mezzana esigeva da lui, la Lena è quasi una tragedia truccata da commedia come dovrebbe risultare chiaro dal finale in diminuendo intriso di non poca tristezza. E poi alcuni tipi e qualche notazione satirica sui costumi, e sulla corruzione, nella Ferrara del tempo (notazioni, chi sa perché, inesorabilmen¬ te omesse nell'adattamento) hanno un sapore realistico che riscatta il testo dagli omaggi al teatro di Plauto e Terenzio e lo riporta alle sue più autentiche fonti novellistiche. «Moglie, compiacilo», dice ad esempio, in una battuta riferita, il marito a Lena alludendo al ricco amante di lei. Ed e un guizzo posciadistico che però getta una luce sinistra sulla figurina, apparentemente bonaria, di un uomo che campa sui vizi dellu moglie e forse e stato il primo a spingerla per cupidigia ullu sua vita sciagurata. E da una novella del Boccaccio (d'altronde la storia della botte dentro la quale l'innamorato e spinto nella casa della sua bella ha un richiamo nel Decamerone) pare tratto il personaggio del¬ la Lena. Per esso Laura Aduni, dopo avere giocondamente vociato e animosamente fatto baruffa, trova alla fine gli accenti giusti di una sommessa malinconia che dà qualche brivido contribuendo con Giustino Durano, eccellente nella mimica ma a volte un po' acceso di voce, al buon successo dello spettacolo. In questo hanno parte, con risultali dìseguali e non sempre soddisfacenti, numerosi altri attori: ricorderò Andrea Matteuzzi perché rende bene la sordidezza del marito di Lena, Fernando Pannullo e Pino Micol. Gli elementi scenici e gli appropriati costumi sono di Roberto Francia, le musiche di Salvo Nicotra: c'è anche un coretto iniziale che ha sostituito il prologo. Alberto Blandi

Luoghi citati: Ferrara, Trento, Vicenza