La lunga guerra senza tregua tra il sindaco e l'impresario di Giorgio Martinat

La lunga guerra senza tregua tra il sindaco e l'impresario Le clamorose vicende sull'edilizia di Cesano Boscone La lunga guerra senza tregua tra il sindaco e l'impresario Il tribunale di Milano ha fatto pignorare 13 edifìci costruiti dall'impresa dell'ing. Un ne il io sulla base di un valore di quasi tre miliardi - Il costruttore, ottantenne, non è preoccupato: « Attendo la sentenza del Consiglio di Stato» - Il sindaco: «Anche Hitler sperava nell'arma segreta» (Dal nostro inviato speciale) Cesano Boscone, 16 sett. In quaranta giorni, con insolita rapidità, il tribunale di Milano ha deciso: accolta la richiesta di sequestro conservativo avanzata il 26 luglio dal comune di Cesano Boscone, pignorati 13 edifici co strutti senza licenza dall'impresa dell'ing. Gervasio Rancilio, sulla base di un valore di due miliardi e 730 milioni stimato dall'ufficio tecnico erariale. Dice l'ing. Luigi Cavalloni, sindaco di Cesano: « Sono lieto della rapidità della decisione. Ora spero che, altrettanto rapidamente, i 13 edifici vengano messi all'asta: abbiamo bisogno di quei soldi per costruire scuole, fognature, impianti di illuminazione, campi di gioco ». Dalla sua residenza, l'ing. Rancilio replica: « Preoccupato? Non lo sono affatto. Perché dovrei? Tutto questo è zero. Quel che conta sarà la sentenza definitiva del Consiglio di Stato ». E il sindaco, tranquillo, ribatte: «Anche Hitler, nel bunker di Berlino, sperava ancora nell'arma segreta ». Sono due mentalità opposte che si scontrano. Da un lato l'impresario ottantenne, nato a Parabiago, che si vanta di essere figlio di un fabbro. Emigrato giovanissimo in Francia, ha fatto tutti i mestieri, finché ha realizzato la sua vocazione di costruttore. Ha ottenuto la cittadinanza francese e le prime commesse fortunate negU anni tra le due guerre: si dice che la prima pietra della sua fortuna sia legata ai lavori per la linea Maginot. Gradino per gradino, ha accumulato un patrimonio che ora è valutato nell'ordine delle decine di miliardi. Un «self-made man » secondo il clichè dell'altro secolo, un capitano di industria duro, abituato a considerare la propria volontà legge. O al di sopra della legge. Negli anni del boom, questo antico emigrato si accorge che l'Italia sta diventando una terra promessa e torna a investirvi vantaggiosamente i propri capitali. Si dice che possieda almeno un migliaio di appartamenti a Torino, non si sa quanti in Lombardia. Nel 1962 rileva, a Cesano Boscone, un'impresa sull'orlo del fallimento e con essa un'autorizzazione a lottizzare il nuovo quartiere « Giardino ». Ottiene la licenza edilizia per tre dei lotti in cui è suddiviso il terreno e costruisce 18 palazzi tra i sei e i nove piani. Ma solo quattro sono conformi al progetto approvato: gli altri si ornano di mansarde e di altre aggiunte abusive. Poi, nel quarto lotto, a partire dal 1969, spuntano altri 13 palazzi sprovvisti del tutto di licenza. Si pongono addirittura le fondamenta di un grattacielo di 50 metri, mentre il regolamento edilizio autorizza al massimo 25 metri. Il Rancilio sostiene: « L'autorizzazione a lottizzare del 1962 è. in pratica, una licenza edilizia. Mi consente di fare quel che voglio ». E' questa anche la sostanza del suo ricorso al Consiglio di Stato, l'arma segreta in cui' spera ancora. Ma, dal 1969, sul suo cammino si è messo un sindaco giovane e moderno: l'ing. Cavalloni. Proviene dall'Azione Cattolica, ha militato nelle file della Resistenza, lavora come ricercatore presso il Centro studi di bioclimatologia medica dell'Università di Milano. Come pubblico amministratore, gli cade sulle spalle il peso di una città che scoppia: Cesano -Boscone. Uno dei centri della periferia milanese che si sono gonfiati smisuratamente: 1938 abitanti nel 1946, 6000 nel 1961. 14 mila nel 1966 e 26 mila oggi. La speculazione continua a costruire ima selva di palazzoni che si stipano di nuovi cittadini, mentre mancano scuole, fognature, servizi di trasporto, luce e l'esiguo bilancio — che a malapena raggiunge il miliardo — non basta nemmeno per cominciare a risolvere questi problemi. La prima cosa da fare è fermare questa elefantiasi. In altre parole, bloccare la speculazione. Diffide, ordini di sospensione dei lavori, poi ordini di demolizione partono a raffica all'indirizzo dell'ing. Rancilio, che presenta ricorso al Consiglio di Stato e, quando il Consiglio di Stato conferma le ordinanze di demolizione del Comune, alza le spalle e continua a costruire. Cosi, il 9 ottobre 1969, il sindaco Cavalloni gli capita in cantiere con una scorta di 300 carabinieri e squadre armate di piccone cominciano a demolire le mansarde abusive. Il 21 gennaio 1970 nuova incursione del sindaco nel cantiere dove le costruzioni abusive continuano a innalzarsi. Ma questa volta, l'ing. Rancilio si è preparato. Racconta il sindaco: « Mobilitazione massiccia di gente che arriva in camion, si unisce alle maestranze, occupano il quartiere, si oppongono con la violenza alla polizia. Con la minaccia della disoccupazione, gli operai sono strumentalizzati. E' necessario rinviare l'azione ». Viene effettuata sette mesi più tardi, il 3 luglio: cariche di esplosivo al plastico distruggono i piloni del grattacielo che avrebbe dovuto innalzarsi per 50 metri. Una guerra senza quartiere: ora il sindaco riceve minacce anonime di morte, è costretto a girare armato e protetto da una scorta di carabinieri. Frattanto, sono sorti altri 13 palazzoni abusivi. Dice l'ing. Cavalloni: « Potevamo continuare con le cariche di plastico? E poi? Che avremmo fatto di questo Redipuglia edilizio? Mica potevamo venire a onorarlo ogni 4 novembre. E sgombrare centinaia di migliaia di metri cubi di macerie sarebbe costato decine di milioni. Tanto più che motivi sociali impedivano un intervento così radicale ». La soluzione 6 stata fornita dalla legge urbanistica. Prevede che quando non si possano demolire le costruzioni abusive, il costruttore soggiaccia a una pena pecuniaria pari al loro valore. L'ufficio tecnico erariale valuta i 13 palazzi 2 miliardi e 730 milioni, ma l'ing. Rancilio alza di nuovo le spalle e non paga. Il Comune si rivolge allora alla magistratura, ed ecco l'ordine di sequestro conservativo. Giorgio Martinat Cesano Boscone. Il sindaco Cavalloni (Tclefoto Ap)

Persone citate: Cesano, Gervasio Rancilio, Hitler, Luigi Cavalloni