I grandi centri di propulsione

I grandi centri di propulsione Bari-Brindisi-Taranto-Manfredonia I grandi centri di propulsione L'immagine del processo di sviluppo industriale in atto in Puglia si coglie subito nell'ambito .dei comprensori dei Consorzi per le aree di sviluppo operanti nelle cinque province. Un relativo più accentuato addensamento di attività caratterizza le aree di Bari, Brindisi e Taranto mentre a Foggia e a Lecce negli ultimi anni sono state avviate significative iniziative che non resteranno certo isolate. L'attività dei Consorzi, che sono gli strumenti operativi della politica in favore della industrializzazione del Mez. zogiorno, si concentra in modo particolare nei cosiddetti «agglomerati industriali» che vengono attrezzati della rete di infrastrutture specifiche e di servizi. I relativi piani regolatori prevedono la realizzazione di 13 agglomerati, di cui tre nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, 4 in quella di Foggia e uno a Lecce per una superficie complessiva di 8500 ettari. Sono complessivamente 116 i Comuni pugliesi più o meno direttamente interessati da tale programma. L'occupazione Nei sei agglomerati sui quali attualmente si opera, si registrano già i segni della nuova realtà che senza dubbio lascia intravedere favorevoli prospettive per nuovi insediamenti. Le cifre del resto parlano chiaro. Nell'area barese sono in attività 64 unità produttive che hanno richiesto un investimento di oltre 115 miliardi di lire e che occu pano oltre 8500 addetti; so no, inoltre, in costruzione ed in progettazione altri 26 stabilimenti per un investimento complessivo di oltre 17 miliardi ed una occupazione di circa 2100 addetti. Nella fase massima di produzione dei predetti impianti l'occu pazione raggiungerà le 15.000 unità. Il rapporto tra l'investimento totale direttamente produttivo e gli occupati è di oltre 9 milioni per addetto. Tale rapporto nelle aree di Brindisi e di Taranto supera, allo stato attuale, rispettiva mente i 41 e i 44 milioni di lire. Le 37 unità produttive di Taranto registrano un investimento globale di oltre 480 miliardi ed una occupa zione di circa 11.000 unità L'investimento a Brindisi di circa 336 miliardi per ol tre 8000 unità occupate pres so gli attuali 26 stabilimen ti; l'occupazione a Brindisi e a Taranto è suscettibile di sensibili aumenti nel futuro La tipologia degli investi menti assume, ora, una spie cata caratterizzazione con grossi impianti di base del l'acciaio a Taranto e della chimica a Brindisi, mentre a Bari si sviluppa la piccola e media impresa con prevalen za del settore metalmecca nico. Ormai può dirsi esaurita la fase di rottura nell'ambiente nella quale, in verità, tanta parte ha avuto l'azione dell'impresa pubblica che ha visto impegnati tutti i gruppi, dall'Iri, all'Eni, all'È. Fim-Breda e all'Insud. La realizzazione, poi, negli ultimi tempi di unità produt mpepesmntuoncspvlcctdcstlmcdI tive da parte di importanti gruppi imprenditoriali priva- ti quali la Snia Viscosa, la Riv-Skf, la Philips ed in particolare la Fiat (che è presente in maniera considerevole a Bari, Brindisi e Lecce) conferma la obiettiva disponibilità della Puglia ad un discorso ben più ampio ed interessante che potrà valida- Brindisi. L'impianto Montcdison rappresenta una delle maggiori realizzazioni della petrolchimica per lo sviluppo del Sud i i n a a e , e i . i mente allargare il ventaglio produttivo con settori nuovi e tecnologicamente sempre più avanzati. Le cifre richiamate, che non esauriscono integralmente il settore secondario dell'economia pugliese ma ne evidenziano indubbiamente gli aspetti più rilevanti, segnano solo una tappa di un cammino che occorre ancora percorrere non solo per non pregiudicare quanto sino ad ora è stato fatto ma anche e soprattutto per potenziarlo, diversificandolo e qualificandolo adeguatamente. Non è, perciò, un punto di arrivo ma costituisce un punto di partenza per l'auspidato decollo della economia pugliese la cui struttura ha subito una sensibile trasformazione. Nel 1961 il reddito prodotto dall'agricoltura rappresentava il 37 per cento di quello totale; oggi il settore primario concorre per il 22,2 per cento alla formazione del reddito della Regione. La percentuale dell'industria è, ora, del 29,1 con le punte più alte di 34 a Taranto e di 32,8 a Bari. Si è certo ancora lontani dal 52,4 della Lombardia e dal 59,1 di Torino ed è ancora più marcato il di¬ vario in termini di reddito pro-capite. Tra le province pugliesi la meno disagiata è quella di Taranto con un reddito per abitante pari al 91,2 per cento del reddito medio pro-capite dell'intero Paese. Il reddito pro-capite è comunemente adottato come una misura, sia pure approssimativa, dello sviluppo economico di una zona. E se è basso, è segno che si produce poco o che la popolazione supera la capacità della macchina dello sviluppo. Quando poi queste due forze agiscono insieme, come quasi sempre avviene nelle zone in via di sviluppo, è facile immaginare i mezzi e gli interventi che occorrono per eliminare la serie dei diversi squilibri. La provincia di Bari è al 10" posto nella graduatoria delle province italiane elaborate in base all'ammontare del reddito totale prodotto, ma è al 74" in quella relativa al reddito prodotto per abitante. Per questo le cifre sulla nuova realtà industriale possono soddisfare solo se rappresentano ima prima tappa di un più lungo cammino. Dei tre milioni di persone che dal 1950 ad oggi hanno abbandonato il Sud per il resto del Paese e del mondo circa 600.000 sono pugliesi. E l'emorragia continua sulla scia di un esodo di dimensione biblica che lascia e crea notevoli problemi di varia natura. L'assetto Con la nuova legge sul Mezzogiorno cambia la mano sul timone del controllo e della guida dello sviluppo industriale delle regioni meridionali. I compiti degli organi centrali e in particolare quelli del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno e del ministero per l'Industria pascano alla Regione in considerazione soprattutto della competenza di quest'ultima sul- cepsdFlveccplstRpMtcpamsicvcmmi ! l'assetto territoriale. L'indua- ! stria, del resto, deve rientra¬ a reo) on d a- re nel quadro della program inazione. Occorre proseguire più speditamente sulla strada intrapresa nelle linee di una organica politica che sappia distribuire razionalmente risorse e interventi. Le premesse ci sono. Accanto alle province ri- chiamate, si pongono Lecce e Foggia dove si è avviato un processo di sviluppo industriale. Nella zona industriale di Manfredonia dell'area di Foggia l'Anic ha in particolare due importanti iniziative su una superficie di 220 ettari con un investimento complessivo di 80 miliardi di cui una con la Snia Viscosa per la produzione di caprolattame; l'altra, che rappresenterà il quarto centro petrolchimico, dopo quelli di Ravenna, Gela e Pisticci, e produrrà ammoniaca e urea. Manfredonia, inoltre, sarà dotata di un .moderno ed efficiente porto industriale la cui progettazione è stata definita a cura della Snam Progetti, mentre la Saipem, dello stesso gruppo Eni, ha acquisito, in consorzio al 35 per cento con la Società Farsura, i lavori di costruzione. L'accumulazione Sulla situazione in Puglia, che ha immancabili ombre ma evidenti luci, si può formulare una sommaria valutazione di fondo. Si è in presenza senza dubbio di un insieme di industrie ma manca ancora un vero e proprio sistema industriale; così nell'ambito di una stessa industria si ha un insieme di imprese ma non ancora un sistema organico di attività produttive in quanto non si registrano apprezzabili interrelazioni e interdipendenze strutturali. Nel contempo ciò sta a significare che è opportuno individuare ora le occasioni di nuovi investimenti per iniziative che si pongano come gli anelli mancanti della catena produttiva. Ed in questa fase deve soprattutto partecipare l'intrapresa locale con la quale soltanto può favorirsi l'accumulazione in loco di capitali che è la condizione necessaria per stimolare e potenziare un meccanismo di sviluppo autopropulsivo. La Puglia può e deve giocare grosse ' carte ancora: la favorevole posizione del territorio, la disponibilità di rilevanti quantità di metano e di energia elettrica, la presenza di efficienti scuole di qualificazione di specializzazione fra le quali si pongono soprattutto quelle dei Ciapi (Centro interaziendale per l'addestramento professionale nell'industria) di Bari e di Lecce sono tutte risorse di grande valore. Un discorso a parte meriterebbero il Centro di calcolo e il Csata (Centro di studi e applicazioni in tecnologie avanzate). Ma occorre principalmente sciogliere definitivamente l'an. tico nodo della mancanza di acqua che tanto condiziona lo sviluppo dell'intera economia pugliese. Luigi Ferrara-Mìrenzi

Persone citate: Anic, Ciapi, Luigi Ferrara