Milano ospiterà in novembre l'incontro delle grandi città di Bona Alterocca

Milano ospiterà in novembre l'incontro delle grandi città I Comuni sotto il peso di gravi problemi Milano ospiterà in novembre l'incontro delle grandi città La proposta di Aniasi nel colloquio con Porcellana - I due sindaci rispondono ad alcune domande di carattere personale - Perché ha accettato questo incarico? Quali i momenti più difficili e le soddisfazioni maggiori? Come la giudica l'opinione pubblica? Il convegno tra le grandi città italiane, proposto dai sindaci di Torino e Milano, metropoli industriali, si terrà in novembre. Tema di fondo, i rapporti tra Nord e Sud e i problemi connessi con l'immigrazione, la necessità di una legge sulle aree metropolitane per poterli risolvere. L'incontro avverrà nella capitale lombarda e insieme alle altre due città del triangolo industriale — Torino e Genova — vi parteciperanno Roma, Napoli, Bologna, Venezia e altri capoluoghi. Ma i problemi in questione non riguardano soltanto le città italiane, interessano tutti i paesi del mondo. Perciò si progetta un secondo e più grande convegno, esteso a Francoforte, Leningrado, Varsavia, Lione e altri comuni d'Europa, da tenersi ancora a Milano in primavera, nel periodo della Fiera campionaria. Saranno invitati anche amministratori di città industriali dell'Africa e dell'Asia, tutti coloro insomma che oggi affrontano i drammatici problemi di una nuova situazione economica e sociale: inquinamenti idrici e dell'atmosfera, edilizia popolare, trasporti e servizi pubblici. Sull'Impostazione dei due convegni, hanno discusso il sindaco Aniasi e il sindaco Porcellana durante l'incontro avvenuto nei giorni scorsi a Milano. Due uomini, forse due mentalità e due stili di natura diversa, ma una identica grande passione per il loro lavoro e la loro città. Aniasi è milanese nato in Friuli da padre piemontese e madre emiliana, partigiano in Val d'Ossola e socialista per convinzione e tradizione familiare; un uomo sicuro di sé, tratto cordiale ma sobrio, temperamento vivace, occhi a cui non sfugge nulla. Porcellana è torinese con radici astigiane, carattere sanguigno e maniera accortamente frena- te l'ino ad attutire ogni frizione; un uomo sincero per natura e per determinazione, corazziere in doppiopetto blu. A questi personaggi cosi dissimili abbiamo rivolto anche alcune domande personali, uguali per entrambi. — Perché ha accettato di fare il sindaco? Aniasi: «Mi piace cimentarmi con problemi concreti. Ritengo che l'attività amministrativa consenta maggiore aderenza ai problemi cittadini». Porcellana: «Ho respirato in casa questa attività, mio padre era segretario comunale e riversava in famiglia la sua esperienza. Per lavoro, in seguito sono stato a contatto con gli enti locali e il loro funzionamento. A parte il fatto che non ritenevo di diventare sindaco sul serio (pensavo sarei stato al massimo capogruppo della de), ho accettato perché la carica offre una problematica viva. E poi, ci sarà anche una componen te d'orgoglio: ma io a questa attività ci credo, e spero di poter essere utile agli altri ». — Quali sono stati i mo menti più difficili della sua vita politica e amministrativa? Aniasi: «Tutti ì giorni. Anche sul piano familiare, perché non ho tempo da dedicare a mia moglie e alle mie figlie. Il periodo in cui fui partigiano in Valsesia: le fasi drammatiche che il mio parti to ha attraversato in 25 anni, le sue scissioni; le tragiche giornate di piazza Fontana e l'uccisione di Annarumma». Porcellana: «Io ha incomin ciato più tardi. Posso dire che ogni momento di questo anno è stato difficile, soprattutto per le scelte. Le mie esperienze precedenti riguardavano particolari settori tecnici, ora mi sono trovato dinanzi a problemi nuovi, dal bilancio al personale. Tutto mi costa sforzo. Ma quello più arduo è sempre il momento che verrà: il resto è alle spalle. Il prossimo autunno non sarà facile, però sono certo che la città saprà superare le ore difficili». — E le soddisfazioni maggiori? Porcellana: «Dopo un anno appena, non sono in grado di fare consuntivi, specie morali. La sorpresa più grossa, imprevedibile, l'ho avuta quando sono andato a Londra per il prestito estero: non sapevo proprio come ci avrebbero ricevuti, sono stato contento vedendo che ci acca- glievano non solo come persone serie, ma con particolare cordialità. Il nome di Torino gode grande stima nel mondo». Aniasi: «Le maggiori soddisfazioni? Quando vado ih altre città, per esempio a Siderno durante un recente viaggio in Calabria. Dove sento parlare bene di Milano, il che mi succede soltanto fuori. E poi di soddisfazioni ne ho sempre quando vado nei quartieri di periferia, anche se mi contestano, perché trovo più concretezza e responsabilità, più comprensione». — Si sente appoggiato dall'opinione pubblica? Aniasi: «Sì. Ho questa presunzione e questa speranza. Anche se le scelte e gli atteggiamenti da prendere non sono sempre facili, anche se incontro parecchi dissensi e inimicizie». Porcellana: «Voi giornalisti potete rispondere meglio di me alla domanda. Per parte mia, dirò che sento l'appoggio a corrente alternata. Lo dimostrano anche le molte lettere che ricevo, c'è chi è contento e chi è scontento. Su tanti argomenti: per esempio l'ultimo è il prezzo del tram. Ma desidero rilevare un fatto: consensi e proposte, critiche e richieste, tutta la valanga di voci che ogni giorno arrivano sul tavolo del sindaco da ogni parte sono per me di grande conforto, sono la prova che la città è viva, sente i problemi che devo affrontare e partecipa. In sostanza non mi sento solo. E questa è già una forma di appoggio, che mi spinge a battermi per Torino». — Qual è, secondo lei, il sindaco ideale? Aniasi: «Quello che lavora 48 ore su 24, se fosse possibile; che è sempre in ufficio, e comunque sta sempre in mezzo alla gente. Occorre uno stimolo continuo, si può sempre migliorare». Porcellana: «Penso che da tutti i miei predecessori avrei da imparare qualcosa. Se riuscissi a mescolare le qualità di tutti, potrei diventare un sindaco ideale». Bona Alterocca Aldo Aniasi Giovanni Porcellana