Il vero umanesimo

Il vero umanesimo Non esistono le "due,, culture Il vero umanesimo Richard McKeon: « Gli studi umanistici nel mondo attuale », trad. di A. Armando e P. Massimi, Ed. Armando, pag. 206, L. 2000. Le discussioni contemporanee sulla cultura e la scuola sono sin troppo spesso dominate da punte polemiche. Tradizionalisti ed innovatori sono due schiere l'una contro l'altra armate. I primi sono convinti che tutto l'essenziale della nostra civiltà può essere salvato soltanto se facciamo ritorno a un certo tipo tradizionale di studi, a una certa visione spirituale delle cose e al sentimento di fratellanza. Gli altri invece sono altrettanto fermamente convinti che ogni salvezza dipenda dai risultati offerti dalle scienze, dai progressi che permetteranno lo stabilimento di una ben salda organizzazione e dall'accettazione di un determinato modo di vita che schiuda mirabili prospettive future. Il terreno di scontro può essere vario: la contrapposizione delle «due» culture, l'antitesi tra insegnamento umanistico o scientifico, sino al confronto sulla maggiore o minore utilità di questa o quella- disciplina. Ma a tutto ciò vi è un presupposto comune: che la nostra sia spiccatamente un'età di « crisi », e che quindi essa richieda, come non mai, interventi radicali. E' questo presupposto che non viene accettato dal McKeon nella raccolta di saggi ora tradotta in italiano. Lo studioso americano, ch'è stato rettore della divisione di studi umanistici dell'Università di Chicago, rifiuta questo luogo comune in base alla testimonianza della storia. « Tutte le età, tranne forse quei tranquilli periodi della vita dei popoli, che sono stati felici per la stessa scarsezza della relativa documentazione storica, sono età di crisi ». Anche i periodi che ci appaiono, retrospettivamente, ricchi di grandiose conquiste e di sicurezza contemplativa, si rivelano densi di tensioni e polemiche quando vengano esaminati nei documenti che esprimono le aspirazioni dell'epoca. La crisi dell'età contemporanea non è quindi che l'episodio di una situazione di conflitto millenario tra innovazione e tradizione, che risale sino ai tempi della Grecia e di Roma, e che si presenta ogni volta che il mutare dei tempi richiede una nuova definizione dei contenuti culturali e della funzione della scuola nella loro trasmissione. Guardare alla tradizione è quindi indispensabile quanto adeguarla alla nuova situazione. Questa vicenda dialettica è seguila attentamente dal McKeon attraverso lo sviluppo storico delle liumanilates o «arti liberali», delle arti, cioè, che fanno l'uomo libero. I fautori latini della cultura greca applicarono il termine humanitas alle arti, perché l'umanità o la « natura umana » si può comprendere solo comprendendo le supreme realizzazioni dell'uomo. E le arti liberali fanno apprezzare e favoriscono l'attuazione' di simili realizzazioni. E' questo l'intento comune che ha sempre accompagnato gli studi « umanistici » in tutta la loro storia. Ma in essa è tuttavia mutata, con il variare dei tempi, proprio la determinazione specifica delle singole arti liberali. Con l)avvcnto del cristianesimo e gli sviluppi medioevali del giudaismo e dell'islamismo le antiche arti liberali furono profondamente modificate; e con la riscoperta rinascimentale dell'enciclopedia classica del sapere una nuova rivoluzione investì le tradizionali arti del trivio e del quadrivio. Nei secoli XVII e XVIII, il ciclo integrale di cultura {l'enkuklios paideia dei Greci) divenne un dizionario universale delle arti e delle scienze; e i mutamenti continuano sino al nostro secolo, in cui si afferma l'ideale dell'« istruzione generale ». Se anche l'età presente vuol cogliere i frutti dell'innovazione della tradizione, il problema da risolvere è dunque quello della determinazione dei compiti che si pongono oggi agli studi umanistici. Va tenuta innanzi tutto presente la necessità di risalire, oltre una tradizione più recente che limita l'educazione umanistica a poche discipline privilegiate, a una tradizione più antica, per cui ha valore umanistico tutto ciò che gli uomini hanno realizzato di bello e di grande in ogni campo. « Solo per un mero accidente storico la cultura umanistica dei tempi moderni è rimasta confinata nel campo delle belle lettere. Le opere di Euclide, di Newton e di Adamo Smith presentano aspetti umanistici; la poesia, la musi¬ tuansotenianradirachmglstmflinonaspSeesBEbonmlBqecgctvtbls ca e la matematica hanno strutture comparabili, e i traslati, le analogie e le proporzioni sono sostanzialmente la slessa cosa». Oltre a questa funzione interdisciplinare, gli studi umanistici devono assolvere oggi anche una funzione interculturale. Il comparire sulla scena di nuovi popoli, le possibilità rapidissime di comunicazione, che fanno degli uomini una comunità mondiale, unificata dagli interessi economici, dagli strumenti tecnici e dagli stessi motivi di timore ansia o con- ' flitto, sono tutti elementi che non permettono più di confinare la cultura in un ambito spaziale e temporale ristretto. Senza rinunciare al modo di essere specifico della propria tradizione, bensì attraverso questo, si deve essere aperti e comprensivi verso i valori diversi che sono emersi ed emergono in altre tradizioni. Gli sludi umanistici danno il gusto e la comprensione delle grandi opere del passato, delle realizzazioni che in ogni campo gli uomini hanno compiuto. Per fare ciò rinascono in forma nuova le vecchie arti liberali non più separate dalla frammentarietà specialistica, bensì organicamente unificate per formare nell'uomo la capacità dell'apprezzamento, della valutazione e del giudizio. E' solo attraverso questa capacità che si può educare anche all'arte della scoperta, all'autonoma scelta dei valori, ad agire con libertà e consapevolezza. Lo studio umanistico del passato è quindi qualcosa di più di una contemplazione e fruizione estetica. Si integra con l'insegnamento scientifico e quello storico-sociologico, perché è educazione ad affrontare con rigore e serietà di analisi anche i problemi concreti che ci si prospettano continuamente. La traduzione dello scritto di McKcón è quanto mai opportuna. Dalla pedagogia americana i nostri pedagogisti hanno spesso trailo, assieme ad idee acute, anche molte banalità e luoghi comuni. Notissimi, per la grande pubblicità degli ultimi tempi, la sfrenata polemica contro le nozioni e l'incensamento degli interessi spontanei e contemporanei degli allievi. Che un americano difenda il valore dello studio rigoroso del passato è un utile avvertimento a non indulgere alle banalità di moda nel delicato campo educativo. Francesco Barone

Persone citate: A. Armando, Adamo Smith, Francesco Barone, Greci, Newton, Richard Mckeon

Luoghi citati: Grecia, Roma