Cento anni del Fréjus

Cento anni del Fréjus II primo traforo delle Alpi Cento anni del Fréjus I lavori iniziarono nel 1857 e soltanto nella notte di Natale del 1870 cadde l'ultimo diaframma tra l'Italia e la Francia - A Bardonecchia dedicati tre giorni per celebrare la ricorrenza Il più granile avvenimento del secolo, un trionfo della scienza e dell'arte che irradia di nuova gloria il genio italiano. Con queste parole venne sululato il primo traforo delle Alpi: quello del Frejus, di cui Bardonecchia celebrerà il centenario venerdì, sabato e domenica prossimi. Oggi che in sei anni si scava una galleria quasi air ticttanto lunga nelle viscere del Mimico e gli aerei supersonici volano in tre ore da Parigi a New York, non è facile entrare nello spirito di un'impresa che fu, per quei tempi, eroica. Tanto i)iù che da alcuni decenni è tramontato il secolo di cui costituì l'apogeo: il secolo del vapore. Era sembrato schiudere all'umanità un avvenire radioso, si concluse nel disastro della guerra mondiale. Speranze, terrori e oscure superstizioni ne avevano accompagnato l'alba. Nel 1829 Stephenson, sulla Liverpool-Manchester, spinge la locomotiva « The Rocket ii all'incredibile velocità di 32 chilometri orari. Tre voHe quella di un cavallo al trotto e l'Europa ne è scossa e inorridita-. Il mostro fumante appare come un segno dell'Apocalisse: in Germania le autorità ordinano di nasconderlo dietro alte palizzate perché non offenda gii occhi del popolo; nella Francia cartesiana Thiers lo definisce sprezzante: « Un jouet d'enlants ». il fisico Arago pronostica mal di petto a chi ne respiri il fumo pernicioso e ridicolizza Lamartine che osa proclamare: « Queste due liste dt ferro parallele cumuleranno la taccia del mondo ». Nel 1850 attraverso le popolose pianure europee e sulle sterminate pianure americane si sono allungati 38 mila 600 chilomei ri di binari, nel 1870 saranno 210 mila. I poeti, spesso, hanno la vista più lunga degli scienziati. A Giosuè Carducci, in Italia, la vaporiera appare come un satanico simbolo di « (orza vindice della ragione », ma 1 chilometri di binari sono pochi. Nel 1839 Ferdinando di Borbone ha autorizzato la Napoli-Portici, con molte esitazioni per la pubblica moralità: « I peritisi, le gallerie, no; conosco i miei sudditi e so cite cosa succederebbe al buio ». Nel Lombardo-Veneto sono state inaugurate nel 1840 la MilanoMonza e nel 1846 la Padova-Veriezia; nel Granducato di Toscana, nel 1344, la Pisa-Livorno. Giocattoli per collegare le capitali ai luoghi di villeggiatura dell'aristocrazia. In realtà, tutti i sovrani degli otto Stati in cui l'Italia è divisa temono che questo jouet divellii un pericoloso, strumento di unificazione e serva i sogni folli di chi chiede l'Italia libera ce! una. Tutti, tranne l'unico che di questo sogno fa un preciso disegno politico. Nel 1842 Carlo Alberto, annunciando la TorinoMoncalieri che sarà inaugurata sei anni dopo, dice: « Sono persuaso di non poter meglio utilizzare le sempre crescenti risorse e il fiorente credito delle regie finanze clic col procurare ai popoli da Dio commessi al mio alletto questo nuovo elemento di generale prosperità n. Già da dieci anni un ingegnere di Bardonecchia, Giuseppe Medail, gli ha presentato un progetto per la grande impresa: la galleria che apra alla locomotiva la barriera dei tremila metri del Frejus, calata | Ira la Savoia e la Val di Susa. Ora, verso la metà del secolo, quel progetto non è più soltanto una geniale anticipazione. Il mondo sta diventando più piccolo, grazie al vapore. Fin dal 1836 ì primi « steamers n, « Siriùs ii e ic Great Western u, hanno traversato l'Atlantico; nel 1852 Gifford ha tentato addirittura di spingere nel cielo un dirigibile a vapore; il primo cavo telegrafico sottomarino è stato deposto attraverso la Manica, si sta tagliando l'istmo di Suez. Tre ingegneri non ancora quarantenni riprendono l'idea di Medail e la perfezionano. Sono Severino Grattoni di Voghera, Sebastiano Grandis di S. Dalmazzo di Tenda, e Germano Sommeiller, di S. Jeoire nell'Alta Savoia, che getta sul tappeto la macchina capace di tradurre quel progetto in realtà: la perforatrice pneumatica. Nel piccolo Piemonte di Cavour le decisioni sono meditate, ma rapide: si sperimentano le perforatrici in un paese presso Genova, e il 29 giugno 1857 il Parlamento subalpino approva il finanziamento dei lavori: 41 milioni di lire. Tre mesi dopo duemila uomini aggrediscono il Frejus su due fronti: da Bardonecchia a sud e'da Modane a nord. Di fronte al gigante, il minuscolo regno sardo è- solo: soltanto due anni dopo, ottenuta lcssps9rtsnalmsvslaMsgsfgRsi la Savoia, la Francia contribuirà con 19 milioni di franchi. Delle perforatrici pneumatiche sono disponibili alcuni prototipi, si scava a mano e con cariche di polvere pirica: in quattro anni si guadagnano 725 metri a sud e 921 a nord. Finché nel 1860 la roccia sarà morsa dalle perforatrici automatiche e d'ora in poi si avanzerà di un chilometro l'anno. Nel 1870, con dodici anni di anticipo sul termine preventivato, le due gallerie s'incontrano con millimetrica precisione nelle viscere della montagna. E' la notte di Natale, in un inverno eccezionalmente rigido che, sui campi della Somme, flagella le truppe Impegnate nella guerra franco-prussiana. La notizia della sanguinosa battaglia campale a Pont Noyelles, fra i generali Manteuffel e Faldherbe, passa in seconda linea sulla Gazzetta Piemontese, dietro il dispaccio telegrafico da Bardonnèche: (t In questo momento, ore 4,25. la sonda passa attraverso un ultimo diaframma di quattro metri, esattamente sul mezzo. CI parliamo da una parte e dall'altra. Il primo grido ripetuto dalle due parti fu: "Viva l'Italia" ». All'alba, il sindaco di Torino, Rignon, fa stampare frettolosamente un manifesto che viene subito affisso nelle vie: « Ecco caduta l'alta barriera che -separava due popoli; ecco aperta una nuova via di grandi commerci, ecco in seno alla terra fatto libero un varco alla locomotiva che, porgendo il facile mezzo di scambiare tra le nazioni i prodotti dell'ubertosa natura e i frutti del¬ l'umana industria, farà crescere la pubblica e la privata ricchezza. S'apra l'animo a grandi speranze ii. Grandi speranze e nobili illusioni. Eccole, il giorno dopo, nell'editoriale della Gazzetta Piemontese che non solo profetizza « più rapide e agevoli comunicazioni con Francia e Inghilterra u (che è nel novero delle legittime aspettative) ma addirittura la riforma del. carattere nazionale: «Nessuno dubiterà che queste più strette relazioni varranno a dileguare i difetti che ancora si notano nel carattere degli italiani e a svolgere le ricchezze dì una contrada che ha ancora distretti così incolti come i più incolti della penisola Iberica ii. Dalla questione meridionale lo sguardo spazia poi sull'intero pianeta: « La galleria delle Alpi e il Canale di Suez jurono intrapresi contemporaneamente ed hanno intima connessione: il più remolo Oriente. India. Cina, Giappone e Australia sanno ora dt poter comunicare con il Mediterraneo c l'Europa ii. Il simbolo di questa fratellanza universale appare, all'editorialista, la « Valigia delle Indie ii che, da Brindisi a Londra, attraversa l'Europa con i sacchi postali provenienti da Calcutta e Bombay: anch'essa accorcerà il percorso attraverso il traforo. Ma la « Valigia delle Indie ii non passerà mal sotto il Frejus. Proprio in questi anni, mentre il secolo della ferrovia è all'apogeo, un'altra èra sta sorgendo con i primi rudimentali derricks sui campi petroliferi americani. Giorgio Martina!