II grosso dossier sulle cliniche di Torino consegnato dal ministero alla procura di Felice Froio

II grosso dossier sulle cliniche di Torino consegnato dal ministero alla procura I risultati dell'inchiesta condotta dall'ispettore ministeriale II grosso dossier sulle cliniche di Torino consegnato dal ministero alla procura Secondo la relazione (46 pagine e 27 allegati) non sarebbero state rispettate le norme governative sulla ripartizione dei proventi - L'Università avrebbe, pertanto, subito un danno l Nostro servìzio particolare) Roma, 7 settembre. Il ministero della Pubblica Istruzione ha inviato alla magistratura di Torino la relazioni- dell'ispettore Vito Cavallo, che ha condotto l'inchiesta nelle cliniche torinesi. Si compone di Ili cartelle e di 27 allegati. A giudizio dell'ispettore, l'Università di Torino non si è uniformata alle norme delle convenzioni con gli ospedali y le cliniche, in (elianto le somme non venivano versate all'Università per essere amministrate come stabilito dal ministero. Inoltre emergono responsabilità a carico dei clinici. L'ispettore fa la storia delle convenzioni tra l'Università di Torino e gli ospedali e le cliniche, poi entra nel merito dei fatti. Sui rapporti ' con l'Ospedale Maggiore San Giovanni, il funzionario ministeriale scrive che per i compensi dei mutuati e dei « paganti in proprio » riscossi dall'ospedale — che non dispone di un ambulatorio universitario — « l'ospedale di regola ha trattenuto il 30"» sulle visite e cure, il 15'« sulle prestazioni radiologiche, mentre l'altro 15"» è stato versato all'Università; il sulle prestazioni della clinica odontoiatrica; il 50" » sulle prestazioni di aereosol e il 37"" sulle emodialisi; il provento delle rimanenti percentuali è stato versato ai singoli direttori ». Le somme versate « In sostanza, precisa la relazione, gli istituti clinici hanno riscosso soltanto i proventi (escluse le rette) dei paganti in proprio per mezzo degli ambulatori gestiti direttamente dagli istituti stessi, e tali proventi i direttori hanno versato per intero lino al 1968-69 alla Cassa dell'Università, nella presunzione che solo questi costituissero " le prestazioni a pagamento " ». Per il 1969-70, invece, alcuni istituti, ad esempio, quello di odontostomatologia, hanno versato all'Università anche i proventi ambulatoriali ricevuti dall'amministrazione ospedaliera. « Tutto questo, ovviamente, in teoria, afferma l'ispettore. Se poi siano stati effettuati tutti i versamenti dagli ospedali alle cliniche e da queste all'Università non è dato conoscere, almeno per ora ». Dai dati sintetici relativi ai soli istituti clinici convenzionati con il « San Giovanni », forniti dal ragioniere capo, dott. Giovanni Lavarino, appare che durante gli anni solari 1965, 1966, 1967, 1968 e 1969 sono state versate ai singoli direttori complessivamente 2 miliardi 953 milioni 943 mila lire. Inoltre, dal prospetto compilato dalla ragioneria dell'Università appare che per il periodo dal 1964-65 al 1968-69 sono state versate dalle cliniche alla cassa dell'Università, quali proventi incassati direttamente per le prestazioni a pagamento, 650 milioni 893 mila lire; per il solo 1969-70 sono ria aggiungere altri 397 milioni 811 mila lire, perché alcuni istituti hanno cominciato a versare anche compensi ricevuti dagli ospedali per prestazioni mutualistiche. Va notato, a questo proposito, che le riscossioni negli ambulatori degli istituti avvengono mediante il versamento delle somme, da parte dei paganti direttamente, all'impiegato dell'Università, il quale le annota su di un bollettario « a madre e figlia ». Il bollettario viene fornito dalla ragioneria per le registrazioni sui libri contabili. «Ora, a prescindere da ogni dubbio sulla completezza ed esattezza delle somme figuranti sulla " madre " di tali bollettari (la "figlia" viene staccala e consegnala all'interessato come per ricevuta), scrive l'ispettore, ho potuto constatare che sui bollettari non viene apposta alcuna firma, né di chi li consegna (ragioneria) né di chi li riceve (direttore dell'istituto), ma soltanto un timbro ad umido dell'Università». Conti a fine anno Inoltre, il riscontro è possibile alla ragioneria soltanto a fine anno, mentre se i bollettari fossero «a madre e due figlie » (possibilmente sovrapposte ed a colori diversi ) una delle due « figlie » potrebbe essere inviata con le somme da versare ogni fine mese. Se poi qualche impiegato addetto alle riscossioni non compilasse fedelmente le bollette o. peggio, usasse un bollettario non regolamentare, l'irregolarità potrebbe essere più facilmente scoperta. Sulle prestazioni a paga mento in conto terzi l'ispet tote osserva che la destinazione e la ripartizipne dei proventi derivanti dalle prestazioni a pagamento vere e proprie — riscossi attraverso i bsmsèmI sTggvlttn bollettari forniti dall'Univer-1 sita — non sono state conformi alle indicazioni del ministero, anche se di recente si è avvicinata molto alla norma. Il consiglio di amminiI strazione dell'Università di Torino si è regolato come segue: con la delibera del 28 giugno 1940 ripartì tali proventi assegnando il 10 "o all'Università, il 30"» agli istituti e cliniche, il 30 "ó al direttore e il 30 '■'» al personale ni lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll III! della clinica. Con delibera del 28 settembre 1949 stabili che il 30 "o riservato al personale fosse ripartito secondo le proposte del direttore di istituto o di clinica; con altre delibere successive sono state determi, nate ripartizioni particolari ad alcune cliniche. Tutto questo fino al 1963-64. Dopo aver ricordato le successive delibere del consiglio di amministrazione, l'ispettore dice che solo negli ultimi anni la situazione si è andata a mano a mano normalizzando. « Per il passato, precisa, la percetituale riservata al per. sonale è stata ripartita a discrezione del direttore con criteri insindacabili che hanno portato anche a sperequazioni. Ora è stata richiesta almeno una motivazione delle proposte fatte dai direttori. (...) Ma il rilievo più importante, a mio avviso, è quello secondo il quale l'Università ii di Torino ha considerato come prestazioni a pagamento soltanto i proventi riscossi dagli ambulatori universitari, con personale ed attrezzature propri, con esclusione di quelli ambulatoriali riscossi tramite gli ospedali, perché non trattasi di una questione soltanto formale di partita di giro, ma anche e soprattutto sostanziale, almeno per quel che concerne i compensi ambulatoriali ». Sui proventi ambulatoriali l'ispettore osserva che una non corretta interpretazione delle norme ha avuto come conseguenza che il direttore di clinica, come primario, « doveva incassare direttamente dall'ospedale il 70 per cento degli introiti e ripartirlo a sua discrezione ». « Così. continua, : soli direttori di cliniche convenzionate hanno incassato (al netto del 30 per cento spettante all'ospedale) per il quinquennio 1965-1969 complessivamente 528 milioni circa per proventi ambulatoriali mutualistici, nonché oltre 1 miliardo per ricoveri pensionanti e ambulatori paganti in proprio ». La tesi dell'Università La relazione ricorda che in ossequio alla circolare del 1970 tutti i proventi degli istituti e delle cliniche dovevano essere versati periodicamente alla cassa dell'Università per essere amministrati secondo le norme. Questa circolare fu interpretata diversamente dall'Università di Torino. «Mi sembra, osserva l'ispettore, che la tesi sostenuta dall'Università sia infondata, anche per un'ultima considerazione, e cioè che l'attività assistenziale nelle cliniche universitarie doveva, come dovrebbe, essere ritenuta sempre in funzione dell'attività didattica e scientifica (...). Vi è stato quindi, sempre a mio avviso, un danno per l'Università (10 per cento) ed anche per le cliniche, alle quali non è stato riservato neppure quel 30 e poi 37 per cento per il loro funzionamento, a parte le sperequazioni, che hanno dato luogo alle agitazioni degli assistenti sin dalla primavera dello scorso anno. A puro titolo orientativo il danno si aggira, come minimo, sui 500 milioni ». La relazione dell'ispettore Cavallo conclude osservando che, negli ultimi anni, il ministero aveva ripetutamente chiesto al rettore dell'Università di Torino di conoscere i criteri che venivano adottati per la ripartizione dei proventi, insistendo sui due aspetti più importanti: « Sul 50 per cento minimo da riservare al funzionamento degli istituti e sul versamento all'Università di tutti i proventi che. comunque, affluivano agli istituti stessi ». Felice Froio iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiii dtcidna

Persone citate: Cavallo, Giovanni Lavarino, Vito Cavallo

Luoghi citati: Roma, Torino