Delitto all'oratorio: il ricercato aveva già ucciso un quindicenne di Remo Lugli

Delitto all'oratorio: il ricercato aveva già ucciso un quindicenne La giovane di 16 anni uccisa a Giussano nel Milanese Delitto all'oratorio: il ricercato aveva già ucciso un quindicenne E' un maestro di 42 anni, viveva nelle canoniche, era innamorato della vittima - Il cadavere è stato trovato nella sua stanza, presa in affitto dal parroco n (Dal nostro inviato speciale) Monza, 4 settembre. Ancora non c'è traccia dell'assassino della sedicenne Anna Danila Salvatore, trovata morta ieri pomeriggio in una camera dell'oratorio della parrocchia rii Giussano. C'è la quasi certezza di conoscere il suo nome: Manlio Irmici, 42 anni, che occupava la stanza dove è avvenuto il delitto, e che è scomparso dal 31 agosto, giorno della morte di Anna Danila. Era già Un omicida anche prima di questa data. Si sono conosciuti oggi 1 suoi precedenti penali. Nel 1947, all'età di 18 anni, fu denunciato per percosse al padre. Nel 1950, a 21 anni, a San Severo di Foggia, suo paese di origine, uccise un ragazzo di 15 anni. Forse il movente era sessuale; lui Io fece passare per « futili motivi ». Disse che il ragazzo gli doveva dei soldi, vi fu una lotta durante la quale il giovane gli tirò una sbarra di ferro e con quella lui lo colpì a morte. Per quel delitto l'Irmici fu condannato a tredici anni di reclusione, di cui tre di casa di cura e tre condonati. Stamattina, la perizia necroscopica eseguita dal professor Ritucci di Milano ha accertato che quasi sicuramente la giovane è morta per soffocamento. Le ricerche L'omicida le ha sferrato cinque colpi sulla testa con ferro lungo 56 centimetri: tre sulla fronte, uno sulla nuca e uno sulla regione occipitale. Ma nessuno di questi colpi sembra essere stato mortale, almeno sulla base del primo sommario esame. La morte deve essere sopravvenuta perché l'assassino, dopo avere vibrato questi fendenti, ha incappucciato la testa della vittima con un sacchetto di nailon, che ha legato sotto il collo, con l'evidente intenzione di assicurarsi della sua morte. Gli esami di laboratorio, che saranno eseguiti sui reperti istologici, confermeranno o no questa ipotesi. Per tutta la giornata di oggi, il cap. Iamoni, comandante la tenenza carabinieri di Desio, ha interrogato, presso la caserma di Giussano, i personaggi più vicini ai protagonisti della tragedia: ì familiari della giovane, il parroco di Giussano (don Agostino Cerri) e il suo coadiutore, don Eligio Ciapparella. I due sacerdoti erano assenti il giorno del crimine: il primo a Montecatini e il secondo ad Assisi, sono rientrati non appena ricevuta la tragica notizia. Anche noi abbiamo parlato con alcune di queste persone e dai colloqui è uscita la contorta figura morale di Manlio Irmici, un uomo vissuto sempre nell'ambiente chiesastico e, forse, attratto morbosamente dai giovani. Di lui dice Ermelindo Salvatore, fratello diciottenne della vittima: « L'ho conosciuto in un collegio di Badia Polesine, dove io sono stato mandato all'età di sei anni, quando è morto mio padre. Faceva l'insegnante e mi ha preso a benvolere, mi ha assistito come un padre. Quando, sei anni dopo, io ho cambiato collegio, trasferendomi in quello dei Padri Domenicani di Fiesole, lui ha voluto seguirmi. Serviva i padri fa¬ cendo il traduttore e il dattilografo ». Anche a Fiesole, l'Irmici sta molto vicino a Ermelindo, ma senza intenzioni cattive. Ermelindo due anni fa lascia il collegio per far ritorno in famiglia. A Birone di Giussano abitano, in due case diverse, la madre Natalina Pesce, 41 anni, e la nonna materna, Maria Verecchia vedova Pesce, di 64 anni. La madre risiede in una abitazione moderna, convive da otto an- j ni con un uomo ed ha con sé tre figlie: Carmen, di 20 anni; Anna Danila e Angela, di 10. La nonna abita in una vecchia casupola con un figlio, Gelardo di 22 anni. Ermelindo decide di stabilirsi con la nonna. Dopo qualche me.se lo raggiunge la sorella Anna Danila, perché non va d'accordo con la madre. L'Irmici, rimasto a Fiesole senza la compagnia del giovane, sente troppo la solitudine, vuole venire anche' lui a Birone. « Gli abbiamo aperto la porta — racconta Maria Verecchia, la nonna — sacrificandoci. Lo abbiamo messo a dormire sulla ottomana, nell'ingresso. Io e i miei nipoti ci siamo ritirati in una sola camera. Gli facevamo pensione: 45 mila lire il mese ». Mentre è ospite della famiglia Salvatore, l'Irmici pone gli occhi su Anna Danila, che ha 26 anni meno di lui: è bruna, bella e va spesso in minigonna. Se ne innamora, diventa ossessionante con la sua presenza continua a fianco della ragazza. Dice Ermelindo: ii Quando era a casa non la lasciava mai un minuto e pretendeva di uscire con lei e se qualcuno per strada la guardava lui lo affrontava, litigava. Mia sorella lo odiava, cercava di liberarsene, ma non sapeva come fare per la sua noiosa insistenza ». Dal parroco Passano i mesi. Manlio Irmici riesce ad ottenere dal parroco l'uso di una stanza dell'edificio dell'oratorio per dar lezioni private, al pomeriggio. In cambio egli si rende utile alla parrocchia con qualche servizio, come la raccolta presso le abitazioni dei fedeli delle buste con le offerte. Continua comunque a restare a pensione presso la famiglia Salvatore e a corteggiare Anna Danila. «La convivenza diventava sempre più diffìcile — dice Ermelindo — lui era geloso, picchiava mia sorella, lei rispondeva con le unghiate; sono dovuto intervenire più di una volta per dividerli. Alla fine del mese di luglio gli abbiamo imposto di andarsene, ma lui si è messo a piangere, in ginocchio, come era solito fare. La crisi Alla fine di agosto, nuova crisi. Questa volta eravamo decisi a cacciarlo via. Lunedi 30 io gli ho fatto la valigia, dicendogli che il giorno dopo se ne sarebbe dovuto andare. Lui ha accettato. L'indomani mattina ha pregato Anna Danila di andare con lui nella camera dell'oratorio per aiutarlo a preparare l'altra valigia che aveva là e per mettere un po' in órdine. «Le ha anche detto: "Andiamo a fare una gita in Svizzera, con il treno, e ti compero un vestito, come mio ultimo regalo, pòi me ne vado ". Sono partiti entrambi sul loro motorino. Poi lei non s'è più vista ». L'uccisione Il delitto quasi senza dubbio è stato premeditato. Prima di andar via di casa con la ragazza, l'Irmici si è assentato una mezz'ora; evidentemente è andato a munirsi di un corpo contundente, il tubo di ferro, e lo ha portato in camera, nascondendolo da qualche parte. Poi deve avere colpito la ragazza mentre stava per preparare la valigia. Perché non gridasse se riprendeva i sensi e per essere sicuro che morisse, l'ha incappucciata con il sacchetto di nailon che ha serrato strettamente sotto la gola. Se ne è andato dalla stanza. Sulle scale, incontrando Gino Ciapparella, padre di don Eligio, lo ha salutato tranquillamente. Una settimana fa, commentando un fatto di cronaca nera con don Ambrogio Terruzzi, altro coadiutore del parroco, Manlio Irmici aveva detto: « Io non capisco come possano esistere dei giovani che si dicono innamorati della loro donna e poi l'uccidono ». Su questioni di cuore, l'Irmici si era confidato con il parroco: « Sono fidanzato, con una maestra di ventun anni che abita a Crema; ma trovo qualche resistenza nei suoi genitori ». Ad altri aveva detto che si sarebbe sposato presto con questa giovane cremasca. Gli inquirenti hanno accertato che l'Irmici aveva un conto in banca di diverse centinaia di migliaia di lire, ma che l'aveva esaurito in breve tempo. Parecchi assegni, di somme varianti dalle dieci alle ottantamila lire, sarebbero stati staccati al nome di Anna Danila Salvatore. Remo Lugli