Risposta a La Pira

Risposta a La Pira LA DIREZIONE DELLA STORIA Risposta a La Pira Ho ricevuto da Giorgio La tesPira la lettera seguente: biHo ricevuto da Giorgio La Pira la lettera seguente Caro Abbagnano, leggo sempre con interesse vivo le tue « meditazioni »: l'ultima (Stampa 1 agosto) mi ha suscitato questa domanda: — ma se fosse vera (reale, cioè, sensibile, vera nel senso più elementare del termine) la Resurrezione di Cristo? Se essa fosse vera (come lo è!), quali sono le implicazioni cosmiche e storiche che essa contiene e che la storia (cosmica ed umana) svolge nel corso dei millenni? Questa età presente della storia (davvero apocalìttica, nel senso bivalente del termine) quale luce riceve da questa Resurrezione di Cristo (che implica anche la verità di Pentecoste e della fondazione della Chiesa quale « organismo centrale » della storia dei popoli)? Davvero: — quanta luce da questo « evento » che domina (condizionandolo, finalizzandolo) l'intiero arco dei secoli, la creazione intiera (Apoc. XXII, 13 etc). Ho desiderato scriverti questa lettera perché questo «tema» della Resurrezione di Cristo è davvero il nodo che unisce — inevitabilmente! — cultura ed anticultura! Grazie per le tue riflessioni che sono sempre tanto stimolanti e che mettono sempre in più viva luce — la luce dell'inevitabile! — « l'unicità » del mistero cristiano: — «Io sono la luce del mondo » (S. Giov.). Fraternamente In realtà lo stesso La Pira ha sviluppato, in una serie d: scritti che ha avuto l'amabilità di mandarmi, l'ipotesi che mi propone c che per lui non è un'ipotesi ma una tesi fermamente creduta. Se Cristo è risorto, dice La Pira, il suo corpo risorto investe inevitabilmente l'intera creazione ma teriale e spirituale, politica e civile del mondo. Esso agi-1 sce egualmente nel cosmo in cui siamo, nella storia che viviamo e nel nostro stesso corpo, facendone « la cattedrale di Dio». Lo sbocco inevita' bile dell'evoluzione è allora il punto Omega di cui parlava Teilhard de Chardin: l'armonia perfetta e totale, inevitabile e definitiva, di tutta l'evoluzione cosmica. Ma se Cristo è risorto nel senso in cui dice La Pira, cioè come « Forza trasformatrice, sanante ed elevante », non esistono più problemi per l'uomo. Questa forza infallibile non può essere contrastata, fuorviata o bloccata. Se con la Resurrezione di Cristo il mondo stesso (compreso l'uomo nella sua persona fisica e spirituale) è diventato il corpo di Dio, si può attendere dal corso del tempo solo ciò che, fin dall'eternità, è reale in Dio stesso: la pace e la felicità di una vita perfetta. E per quanto gli uomini neghino od ignorino quella Forza, per quanto pecchino o si rivoltino con parole o con atti contro di essa, non riusciranno a fermarne la marcia maestosa ed inevitabile, che è già prevista e realizzata dall'eternità nella Città di- Dio. Se perciò quest'ipotesi viene .ammessa e mantenuta rigorosamente (come si dovrebbe), non si vede di quale aiuto potrebbe essere a uomini assillati da problemi innumerevoli e complessi, e minacciati nella loro stessa esistenza presente e futura. Servirebbe solo a distoglierli dal cercare le soluzioni dei loro problemi e dall'impegnarsi nella loro realizzazione, a evadere in una specie di allucinazione e di sogno. L'ipòtesi sarebbe in tal caso una droga, non una guida per l'uomo. Ma La Pira non intende certo dir questo, c non intende dirlo perché non assume l'ipotesi nel rigore che essa comporta. E fa appello alla libertà, alla scelta dell'uomo. Dice che il nulla o il tutto, l'essere o il non essere, la morte o la vita, sono, in un certo senso, nelle mani dell'uomo. E allora la domanda è questa: in qual senso, in qual misura sono nelle mani dell'uomo? Se siamo già alla soglia dell'età apocalittica, se la direzione e il senso della storia sono, come egli dice, infallibilmente ed inevitabilmente determinati, la scelta dell'uomo in bene o in male non può far nulla. Se invece questa scelta è determinante per il futuro destino dell'uomo e del mondo in cui egli abita, se è un'autentica scelta, che, come tutte quelle che l'uomo fa nella vita di ogni giorno, si trova davanti ad alternative diverse, il cui sbocco è imprevedibile o solo in parte prevedibile, l'ipo¬ tesionsmqutnticmtoopsbnae acstdodialcie lunngstviIlve gl'cotudreladpsosczlieaselvmppieecgmlnnvNXlla tesi di una direzione infalli-i bile, impressa da una Forza tesi di una direzione infalliile, impressa da una Forza onnipotente all'evoluzione cosmica, non ha più senso. In questo caso, infatti, l'uomo, tnclic in questa « età apocalittica », come La Pira la chiama, farà come ha sempre fatto: tenterà vie diverse, talora opposte e talora convergenti; sbaglierà e pagherà di persona'; correggerà i suoi sbagli e si avvierà verso una vita più accettabile o si ostinerà in essi' metterà in pericolo la sua stessa sopravvivenza. In ogni caso, le scelte che dovrà affrontare lo porranno di fronte, non già al tutto o al nulla, ma a problemi precisi, individuati nei loro dati e nelle loro alternative di soluzione. Il tutto o il nulla sono parole che hanno poco o nessun senso per chi deve scegliere giorno per giorno e costruirsi faticosamente la sua via, come l'uomo deve fare. Il tutto ed il nulla non sono vie che l'uomo può tracciare e percorrere e neppure immaginare, perché sono le vie dell'Infinito e l'uomo ha limiti e condizioni che lo premono da tutte le parti. La prospettiva di un imminente paradiso terrestre non può che farlo oscillare tra un'attesa inerte e una delusione disperata. Le sole possibilità su cui può contare sono quelle che egli riesce a scorgere nelle concrete situazioni in cui si trova e a realizzare con la sua intelligenza ed il suo coraggio. A queste situazioni, certo, anche La Pira tiene rivolto costantemente lo sguardo; ma egli dà per scontata la loro soluzione inevitabile e definitiva, e non si preoccupa minimamente di indicare i mezzi per affrontarle con qualche probabilità di successo; mentre il problema di questi mezzi, e della loro messa in Opera efficace e tempestiva, è quello che oggi domina la vita del genere umano. E' per l'appunto su questi mezzi che sono in disaccordo le correnti ideali e le personalità che La Pira ritiene annunzi o antesignani della nuova Era: il marxismo, Gandhi, Nehru, Ciu En-lai, Giovanni XXIII... L'aspirazione alla pa¬ ce è di tutti, ma non basta a stabilire la pace, perché non ce è di tutti, ma non basta a stabilire la pace, perché non c'è accordo sui mezzi. Tutti vogliono essere l'elici, ma ognuno vuole essere felice a suo modo. Le grandi parole, i grandi ideali non servono a nulla o servono solo a camuflare da accordo sostanziale gli antagonismi, le rivalità, gli egoismi indiscriminati di uomini e gruppi diversi. La ricerca di mezzi efficaci per realizzare nel mondo umano un certo grado di ordine e di giustizia, per consentirgli la sopravvivenza di fronte ai pericoli reali che lo minacciano (sovrappopolazione, impoverimento della biosfera, disastri naturali, guerre, ecc..) deve muoversi in un campo che non ha nulla che fare con le utopie avveniristiche. Deve muoversi nel campo di una saggezza mondana, consapevole dei limiti e delle imperfezioni dell'uomo, che sappia utilizzare e subordinare a sé gli strumenti di cui l'uomo si è servito, e tuttora si serve, per la sua sopravvivenza. Questr saggezza è certo conciliabile con qualsiasi fede religiosa che non si attenda solo dalle sue speranze messianiche la salvezza dell'uomo su questa terra. Ma, nella concezione di La Pira, lo stesso cristianesimo perde la sua individualità storica, abbraccia tutto e tutti, e prospetta come inevitabili delle conciliazioni impossibili fra grandi tradizioni; le quali tendono a conservarsi, pur rinnovandosi, e possono intendersi solo nella ricerca dei mezzi adatti a mantenere la loro competizione sul terreno della libertà e del rispetto reciproco. La Pira dice che le sue riflessioni non sono « cultura », sono forse «controcultura»: sono « necessità di camminare ». Ma chi non sente, oggi, la necessità di camminare? Si tratta di scorgere la via; e forse questa non è una sola, forse diverse vie si aprono oggi all'uomo, fra le quali egli può scegliere. L'importante, ancora una volta, è che scelga con cognizione di causa, sapendo che cosa può perdere e che cosa acquistare. Nicola Abbagnano