L'industria inglese di fronte alle prospettive comunitarie

L'industria inglese di fronte alle prospettive comunitarie Il parere dei responsabili delle maggiori Case L'industria inglese di fronte alle prospettive comunitarie Lord Stokes, presidente della British Leyland: « Un'occasione di prosperità come mai si è presentata in passato» - La Ford sembra la più pronta ad attuare una politica europeistica Si prevede una durissima concorrenza in Gran Bretagna da parte delle fabbriche continentali (Nostro servìzio particolare) Londra, settembre. Come vede l'industria automobilistica inglese l'entrata del Regno Unito nel Mercato comune europeo? Quali obiettivi ci si ripromette di raggiungere e quali ripercussioni si temono sul mercato interno? Il processo di integrazione in atto fra le filiazioni britanniche dei più grandi costruttori americani (Ford, General Motors e Chrysler) con le loro consorelle tedesche e francesi, verrà ulteriormente ampliato? Parlando con i maggiori esponenti dell'industria automobilistica di questo paese si ha la piena conferma che l'adesione dell'Inghilterra al Mec è un avvenimento atteso perché ritenuto positivo senza riserve. « Riteniamo che ci si offra un'occasione di progresso e di prosperità molto maggiore di qualsiasi altra che ci si è presentata nel passato — dice Lord Stokes, presidente deLla British Leyland Motor Corporation, il maggior gruppo automobilistico del paese. « Il mercato automobilistico del Mercato comune — sottolinea — ha avuto uno sviluppo del 50 Ve dal 1964 ad oggi, mentre quello inglese Ila avuto una flessione dell'll Va nello stesso periodo, e persino quello dell'Ejta, a -parte l'Inghilterra, è sceso del 4 Vo ». «Ormai — afferma ancora Lord Stokes — dobbiamo pensare all'Europa come ad un unico paese, ma questo unico paese non sarà una realtà sinché l'Inghilterra non ne farà parte intégrante. Quando aderiremo al Mec potremo godere di un "mercato interno" sei volle superiore a quello inglese c che progredisce molto più rapidamente del nostro. In contrasto, i costruttori continentali potranno estendere la loro area di penetrazione del 30"o circa». « Tuttavìa — prosegue il presidente della Blmc — non ci facciamo troppe illusioni perchè nulla si fa per nulla. Prevediamo che per effetto della nostra entrata nel Mec la concorrenza sul mercato interno inglese si farà ancor più aspra di quanto non sia oggi, e prevediamo anche dì dover lottare duramente prima di poter conquistare un posto nell'Europa continentale ». La British Leyland Motor Corporation sta già attuando un vasto piano di riorganizzazione del sistema di distribuzione dei suoi prodotti all'estero, basato sulla istituzione diretta di filiali (in Italia funziona da circa un anno). Lord Stokes fa presente che in Austria questo nuovo sistema ha fruttato un incremento delle vendite del 42,7 Va dal 1969 al 1970. « Se la penetrazione delle auto straniere dovesse superare il 25 Ve (oggi è di circa il 20 Va) — sostiene Mr. Kenneth Corley, presidente della Society of Motor Manufacturers and Traders e presidente della Lucas — dovre mo sinceramente preoccuparci, ma dal momento che in tutti i paesi del Mec si registra un fenomeno atwlogo, vi è la fondata prospettiva di riguadagnare all'esportazione ciò che si perde in patria. Un'ulteriore europeizzazione del mercato inglese — sostiene con una punta di'Sciovinismo — non potrà che giovare alla nostra causa, in quanto consentirà all'automobilista britannico di convincersi che i prodotti della no¬ sstCcne stra industria valgono quelli stranieri ». Mr. Gilbert Hunt, presidente e direttore generale della Chrysler inglese, non nega che l'entrata del suo paese nel Mec renderà ancor più evidente il processo di inte- grazione già in pieno sviluppo fra le due Chrysler europee, e ricorda che la « 180 », l'ultimo prodotto della Chrysler France, è un chiaro esempio di questa politica, in quanto studiata interamente in Inghilterra ma prodotta oltre Manica. Pur ammettendo che il centro stile europeo del gruppo si trova in Inghilterra e così quello per la pianificazione dei prodotti (produci planning), Mr. Hunt non esclude che in fiituro possa avvenire esattamente il contrario e cioè che una nuova Chrysler venga interamente progettata in Francia. Per Alexander Rhea, presidente e direttore generale della Vauxhall, l'integrazione fra quest'ultima marca e la Opel, ambedue appartenenti alla General Motors, verrà estesa « a tutti gli elementi non appariscenti » (freni, ruote, ecc.) allo scopo di ridurre ulteriormente i costi. Egli ha però escluso categoricamente la notizia diffusa qualche tempo fa secondo cui in futuro la Opel costrui¬ rebbe soltanto automobili e la Vauxhall soltanto autocarri. Delle tre filiazioni europee delle « grandi » d'America istallate in Inghilterra, la Ford sembra attuare la politica più europeistica. Non è senza significato che la «Ford of Europe» cioè il centro operativo della marca per tutto il continente abbia sede alla periferia di Londra. Uno degli aspetti più interessanti di questa vocazione europeistica della Ford è stata la recente creazione di un centro stile a Torino. Esso viene messo in relazione con l'Avo (Advanced Vehicle Operation), con sede in Inghilterra, che si occupa della progettazione di vetture speciali come la « GT 70 ». Con la costruzione (attualmente in corso) di una fabbrica di trasmissioni automatiche a Bordeaux, e con i suoi stabilimenti inglesi, tedeschi e belgi, la Ford dimostra di credere nella potenzialità del mercato europeo. Piero Casucci Lord D. G. Stokes, presidente del gruppo British Leyland

Persone citate: Alexander Rhea, Gilbert Hunt, Hunt, Kenneth Corley, Lord Stokes, Piero Casucci Lord, Stokes