Europa e Giappone deludono gli Usa per la "mancanza di comprensione,, di Ennio Caretto

Europa e Giappone deludono gli Usa per la "mancanza di comprensione,, Mentre s'acuiscono le tensioni interne americane Europa e Giappone deludono gli Usa per la "mancanza di comprensione,, A Washington si sperava che, in tre o quattro settimane la rivalutazione delle monete più forti toccasse, rispetto al dollaro, il 10-12 per cento - In agosto la disoccupazione negli Stati Uniti ha raggiunto il 6,1 per cento della forza di lavoro, il tasso d'inflazione ha sfiorato il 6 per cento - I dati confermano previsioni e timori degli oppositori di Nixon (Dal nostro corrispondente) New York, 3 settembre. Le statistiche sull'inflazione e sulla disoccupazione ad agosto, pubblicate ieri ed oggi, sottolineano la gravità dei problemi economici americani e l'impossibilità di un rapido riassestamento monetario e commerciale internazionale. L'iniziale ottimismo della Casa Bianca e della Tesoreria si sta trasformando in una malcelata apprensione: lunedì è «Labor day», la festa del lavoro, da oggi l'intero paese è in vacanza, ma il presidente Nixon rivolgerà ugualmente uno o due appelli alla radio. Sul fronte interno si rende sempre più necessaria-la ccfUapch... razione dei sindacati, su Quello estèro, per i «partners» degli Stati Uniti si prospettano, anziché accordi, sacrifici. Le statìstiche innanzitutto. Ad agosto, la disoccupazione ha raggiunto il 6,1 per cento, a causa dell'afflusso sul mercato dei neodiplomati e laureati, e del ritorno accelerato dei soldati dal Vietnam. Il presidente del partito democratico, O'Brien, ha attaccato duramente la Casa Bianca: «Questo è il frutto di 30 mesi di inazione», ha detto. «Le nostre industrie funzionano solo al 70 per cento. Ma anziché creare nuovi posti di lavoro e stimolare i consumi, il presidente Nixon fa concessioni fiscali al capitale». A luglio il tasso di disoccupazione era stato del 5,8 per cento, e la Tesoreria lo aveva definito «un segno di ripresa economica». Sempre ad agosto, il tasso d'inflazione, che era sceso al di sotto del 5 per cento, ha sfiorato di nuovo il 6 per cento. Il rialzo spiega il blocco dei prezzi e dei salari di 90 giorni, e giustifica l'adozione di altre forme di controllo dei rèdditi per un periodo successivo. .Le statistiche danno ragione ai critici di Nixon, dal Premio Nobel per l'economia. Paul Samuelson al senatore William Proxmire, che da circa un.anno accusano il Presidente di «benign neglect». Alla luce dei nuovi dati, la strategia del governo americano si precisa anche per il futuro. La conseguenza immediata sul fronte interno sarà la «correzione», da parte del Congresso, delle misure della Casa Bianca. Il Congresso, cioè, cercherà'di accrescere le concessioni fiscali all'uomo della strada, e di diminuire quelle al capitale; e oltre i salari e i prezzi cercherà di bloccare anche i profitti e i dividendi. Mosse del genere, osserva il New York Times, garantirebbero l'appoggio dei sindacati. Oggi il senatore Proxmire si è scagliato con violenza contro i «reati d'omissione» della Casa Bianca e della Tesoreria, il maggiore dei quali sarebbe di ignorare i 20 milioni di poveri e 5 milioni di disoccupati. Che avverrà sul fronte estero? A Washington si è delusi della «mancanza di comprensione» del Giappone e dell'Europa. Si sperava che in tre o quattro settimane, la rivalutazione delle monete più forti toccasse, in regimi fluttuanti, il 10-12 per cento, ed invece essa è a un terzo, o al massimo alla metà. Si contava anche su proposte di agevolazioni per le esportazioni americane, che non sono arrivate da nessuna parte. Ieri la Tesoreria ha annunciato che la sovrattassa sulle importazioni non si applica ai beni stranieri già in viaggio verso gli Usa il 15 agosto: ma il gesto di «buona volontà» non ha avuto eco al di là degli oceani. Secondo il Wall Street J Journal, il governo americano ha ancora un asso nella manica: esso sarebbe l'abolizione selettiva della sovrattassa, cioè l'abolizione per i paesi che aiutassero gli Stati Uniti, e l'imposizione di contingentamenti extra contro quelli che si irrigidissero. L'ultima minaccia è diretta al Giappone. «Nessuno sottovaluti la nostra fermezza», ha dichiarato un funzionario governativo al Wall Street Journal. Un sistema di «discriminazioni» sarebbe imposto anche dalla necessità di non danneggiare troppo paesi poveri, o vicini, come Messico e Canada. Da Washington sì guarda con I ansia e speranza 'alla serie di riunioni in programma in tutto il mondo dalla prossima settimana, a Bruxelles, Londra e così vìa. Per il 10 è atteso negli Stati Uniti il ministro degli Esteri giapponese Fukado, che incontrerà 11 segretario di Stato Rogers e 10 stesso Nixon. Decisiva è considerata l'assemblea del Fondo monetario 11 27. A questo proposito, un ex sottosegretario alla Tesoreria, Franklin Sauls, ha affermato oggi che il Fondo lavora dal '66 «a un più realistico sistema di parità», e di fatto ha già pronta una proposta per la rivalutazione delle monete più forti rispetto al dollaro. Se la proposta venisse accettata, la riforma del sistema monetario s'attuerebbe entro 3 mesi. La Washington Post sostiene che il direttore del Fondo, Schweitzer, è favorevole a un compromesso del tipo di quello suggerito da Edward Bernstein, e cioè a svalutare direttamente il dollaro del 7 o dell'8 per cento, e a rivalutare di altrettanto le divise principali. Egli avrebbe compiuto già cauti sondaggi alla Casa Bianca, ma con esito negativo. Nixon infatti si rifiuterebbe di far salire il prezzo dell'oro, sia pure solo da 35 dollari l'oncia a 37,80, perché occorrerebbe un voto del Congresso, perché l'uomo della strada si renderebbe infine conto del «deprezzamento» reale della sua valuta, e perché il partito repubblicano perderebbe voti. Una prova di forza tra Stati Uniti da una parte. Europa e Giappone dall'altra, danneggerebbe il mondo intero. Le voci che chiedono alla Casa Bianca e alla Tesoreria di evitarla aumentano di giorno in giorno. Ennio Caretto Paul Samuclson (Tel.),