Medioevo e rinascita di Ferdinando Vegas

Medioevo e rinascita Medioevo e rinascita Alfonso Prandi (a cura di): « Interpretazioni del Rinascimento». Ed. Il Mulino, pag. 271, lire 2800. Ovidio Capitani (a cura di): « L'eresia medievale ». Ed. Il Mulino, pag. 204, lire 2000. « Problemi e prospettive » si intitola la nuova collezione dell'Ed. 11 Mulino, nella quale ora escono questi due volumi, i primi della sezione dedicata alla storia. E veramente, con l'accumularsi incessante della produzione storiografica, i problemi, già numerosi, sono divenuti così complessi e articolati, le prospettive da cui li si affronta tante e così diverse che anche lo specialista in un pur ristretto campo fatica ad orientarsi e a tenersi aggiornato. Perici si moltiplicano iniziative editoriali che si propongono di « fare il punto » su un dato problema, presentandone antologicamente le principali interpretazioni avanzate dalla storiografia, con sussidio di introduzioni, bibliografie, apparati critici. In Italia questa collana del Mulino non è la prima del genere, ma si segnala per l'alto livello scientifico che la contraddistingue, pure restando pienamente accessibile anche a chi non sia specialista dei singoli problemi. Il suo pregio maggiore ci sembra consistere nel l'atto che i curatori si sono limitati a scegliere pochi autori, riportandone, di norma, o interi saggi o lunghi brani da libri. Così il lettore, anziché passare velocemente dalle due o tre pagine d'un'autore alle due o tre d'un altro, con vantaggio puramente .nozionistico, può seguire in tutte le sfumature l'elaborazione delle tesi di alcuni dei maggiori storici. Così, nel volume sul Rinascimento curato dal Prandi,- in appena undici brani di dieci autori (due sono dovuti alla stessa penna, dello Chabod), sono olfcrti i « contributi critici atti ad immettere nel vivo della questione o delle questioni che negli ultimi decenni si sono dibattute tra gli storici intorno al Rinascimento ». Si parte dalla relazione dello Chabod al Congresso di Scienze Storiche di Varsavia, nel 1953, e si arriva, nell'arco di trent'anni, agli scritti di Hay, Kristcllcr, Ferguson ed altri. Ma non si giunge ad una soluzione unica e definitiva, perché non sarebbe né serio né possibile restringere in una formula, solo in apparenza soddisfacente, l'insieme di questioni accumulate dalla storiografia intorno al Rinascimento. Se non è più accettabile la vecchia tesi del Burckhardt, di una improvvisa « rinascita » in rottura totale col Medioevo, molto meno sostenibile appare la « rivolta dei medievalisti », i quali tendevano a svalutare il Rinascimento, considerato come appendice o declino della civiltà medievale, concedendogli al più una « originalità biasimevole » rispetto al Medioevo. Come riconosceva lo Chabod, l'esigenza della « continuità » tra Medioevo e Rinascimento è indubbiamente fondata, ma non per questo si può arrivare a negare che « vi fu una tipica fase della civiltà e della cultura che non è mera continuazione ripetitiva o soltanto sviluppo di precedenti medievali, ma innovazione originale» (Prandi nell'Introduzione, sintetizzando il pensiero di Canninoli e di Jacob). Non si tratta, quindi, di costruire il Rinascimento come una monade compatta e nemmeno di schematizzare un ipotetico « uomo del Rinascimento », il quale invece, diceva il Cantimori, « non c'è mai stato nella storia »: bensì di riconoscere che vi furono taluni uomini con un loro « modo di vita » o « stile di vita » (Chabod e Hay), i quali consapevolmente agirono e pensarono per la « rinascita ». Il punto di vista « quantitativo » dei medievalisti va respinto e si deve invece accogliere un punto di vista « qualitativo », che metta in rilievo l'elemento di novità pur nella continuità: questo, secondo il Cantimori, e il compito dello storico. L'individualismo, il realismo e le altre qualità proprie del Rinascimento vengono così riaffermate come novità, che veramente aprono una nuova èra storica. Per ragioni di incompetenza specialistica non ci azzardiamo a formulare un giudizio di merito sul volume curato dal Capitani riguardo al problema dell'eresia medievale. Ci sia solo concessa un'osservazione, per così dire, laterale, sull'interesse di vivissima attualità che oggi — in tempi di « contestazione » anche religiosa, teologica, ecclesiastica — può avere il ripercorrere ora gli intricati cammini dell'eresia medievale. Si legga il saggio del Morghen.con la sua insistenza sul carattere peculiarmente religioso dell'eresiai pure in un quadro generale di « rinnovamento economico, sociale e politico », e si comprenderà meglio, non solo riguardo al Medioevo, il fenomeno del « risorgere spontaneo di un evangelismo semplice, popolare, frutto di una moralità essenziale ». t Ferdinando Vegas 11 Magnifico Lorenzo

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