È nata la Federazione Araba (ma la Libia è un'incognita) di Sandro Viola

È nata la Federazione Araba (ma la Libia è un'incognita) Risultato scontato al Cairo, Tripoli e Damasco È nata la Federazione Araba (ma la Libia è un'incognita) Sadat, che sarà il probabile presidente, si attende da questa «triplice» una maggiore stabilità nella regione - Gheddafi vuole invece attribuire all'Unione funzioni più dinamiche, anche in campo internazionale (Dal nostro inviato speciale) II Cairo, 2 settembre. Soltanto 3404 egiziani su otto milioni di votanti hanno detto no alla Federazione delle Repubbliche arabe. La maggioranza dei sì è del 99,956 per cento, vertice inusitato persino da queste parti dove è noto che le garanzie e i controlli elettorali sono di una assoluta labilità. I libici hanno rivaleggiato con gli egiziani dichiarando il 99 per cento di sì, e solo i siriani sono un po' più realistici annunciando una maggioranza del 96 per cento. L'annuncio dei risultati del referendum doveva essere dato a mezzogiorno di oggi dal presidente Sadat al Cairo, da Assad a Damasco e da Gheddafi a Tripoli. Ma all'ultimo momento (ancora alle dieci l'agenzia di stampa egiziana preannunciava un discorso del Presidente) è stato deciso di delegare l'incarico della lettura dei risultati ai tre ministri degli Interni. Al Cairo è stato perciò il ministro Salem a leggere alla radio le cifre mirabolanti dell'approvazione del referendum, seguite da poche parole di omaggio alla memoria di Nasser e di speranza nell'avvenire della Federazione. Mentre da Tripoli si segnalano cortei giubilanti, parate militari e un'atmosfera festosa, e da Damasco un reale entusiasmo popolare (la Siria esce definitivamente dall'isolamento in cui l'avevano costretta gli ufficiali della sinistra del Baath, defenestrati da Assad lo scorso novembre), Il Cairo vive una giornata come le altre. Per ora non si vede in giro né una bandiera, né un corteo di dimostranti, il che dimostra secondo gli osservatori due cose: la notevole indifferenza con cui il popolo egiziano guarda alla Federazione (manifestatasi tra l'altro con 225 mila astensioni), e la volontà da parte del gruppo dirigente di affrontare la nuova realtà politica con tutta la prudenza possibile. Ora che è stata varata, la Federazione delle Repubbliche arabe dovrà funzionare. Esaurite le formalità (scelta della capitale, che sarà sicuramente II Cairo, della bandiera e dell'inno), i dirigenti dovranno mettere a punto complessi strumenti istituzionali, il che non sarà certo facile. Una commissione formata dai tre vicepresidenti elaborerà nelle prossime settimane un « piano di lavoro », e da esso usciranno da qui a due anni (altro segno della prudenza con cui almeno Egitto e Siria intendono muoversi) le strutture federali: Presidente della Federazione (Sadat, salvo sorprese), Consiglio dei ministri, integrazione del sistema economico-finanziario, unificazione delle tre diplomazie e degli apparati militari. Intsnsi contatti, tali da condurre a un coordinamento teorico operativo, sono previsti tra i partiti politici dei tre Paesi. Su questo piano è molto probabile che nessuno forzerà, che si cercherà anzi di non smuovere le acque. Non si vede infatti come potrebbero convergere il Baath siriano, che è laico e dopo tutto rappresenta ciò che nel mondo arabo vi è di più simile a un partito socialista, con l'Unione libica che sta varando Gheddafi, partito praticamente confessionale, islamico. Proprio ieri Gheddafi ha ripetuto che il Corano aveva definito il socialismo assai prima di Marx e Lenin, e riaffermato la sua avversione per le ideologie importate. Gli osservatori sono concordi nel vedere venire da Tripoli, dall'attivismo del giovane colonnello, i primi prevedibili pericoli per la compattezza della Federazione. Mentre i commenti apparsi oggi sui giornali egiziani confermano che II Cairo si attende da questa « triplice » araba soprattutto una maggiore stabilità nella regione, il discorso prò nanciato ieri a Tripoli da Gheddafi sembra attribuire alla Federazione funzioni senz'altro più dinamiche. Il repechage degli schemi pplsnnvtlldafslOpmUcfsgrc protonasseriani è sempre più evidente. La rivoluzione libica, ha detto il colonnello, si muove nell'ambito nazionale regionale e internazionale (i tre cerchi del giovane Nasser): vuole il Mediterraneo libero (qui Ghed¬ dafi ha rivolto un saluto caloroso a Dom Mintoti, che gli stava a fianco), e l'Africa liberata « dalle basi straniere e dalle zone d'influenza ». Quanto alla Federazione essa ha come scopo principale l'unità di tutti i popoli arabi, ed è questa la direzione nella quale precederà: il recupero cioè di quello splendore cha consentì all'Islam di « precedere Oriente ed Occidente nell'accumulo delle conoscenze ». Sandro Viola presidenti dei tre Paesi federai': da sinistra, Sadat, Gheddafi e Al Assad