I "cinesi,, d'America di Ennio Caretto

I "cinesi,, d'America LA SVOLTA DI NIXON I "cinesi,, d'America A colloquio con Alien Whiting - «Le basi d'un discorso serio vanno gettate mentre ci sono ancora Mao e "Ciu » (Dal nostro corrispondente) New York, agosto. Nel riavvicinamento degli Stati Uniti alla Cina hanno avuto un ruolo di primo piano gli intellettuali e gli accademici. La loro azione è cominciata dieci anni fa: libri, articoli (qualcuno profetico, come « Il patto NixonMao Tse-tung», di Edward Friedman, della Wisconsin University, 1969), conferenze, corsi universitari, dibattiti con il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca. La loro mediazione s'è accentuata negli ultimi mesi. Una delegazione del « Comitato degli studiosi impegnati dell'Asia», che raccoglie tra gli altri anche pacifisti e maoisti, ha visitato Pechino e il centro atomico di Nanchino: un onore, quest'ultimo, senza precedenti. Ho parlato col professor Alien Whiting, il fondatore dell'AssociazzoTie per cambiare la politica degli Stati Uniti verso la Cina. E' un uomo ancora giovane, 44 anni, ed insegna alla Michigan University, ad Ann Arbor. Fu direttore dell'« Ufficio ricerche per l'Asia » al Dipartimento di Stato sotto Harriman e Hillsmann, e dal '66 al '68 vice console a Hongkong. Ha fatto scalpore una sua dichiarazione al Congresso il 28 giugno scorso, quando lesse un documento del '45 a firma di Mao Tse-tung. Il documento diceva: « L'America è l'unico Paese in grado di partecipare compiutamente allo sviluppo economico della Cina: non deve esserci conflitto, equivoco, estraneità tra i nostri due popoli». Le opinioni di Whiting sono tipiche di molti intellettuali americani, e sono così radicali da sorprendere l'interlocutore. « Le iniziative del presidente Nixon — mi ha detto — sozzo benvenute. Ma hanno due difetti: sono in ritardo, e sono condizionate dalla politica interna. La tattica delle due Cine all'Onu, ad esempio, non è che un espediente di Nixon per salvare la faccia di fronte alle correnti conservatrici dell'opinione pubblica. Egli sa benissimo che la Cina non l'accetterà mai. Ma forse si augura che le Nazioni Unite gli levino le castagne dal fuoco. Ed io penso che sia inevitabile. Se non già questo settembre, all'Assemblea Generale, di certo l'anno prossimo Formosa sarà espulsa dal Palazzo di vetro. Così verrà superato uno deyli ostacoli alla distensione ». Per Whiting, è anche inevitabile che gli Stati Uniti abbandonino l'isola. « I segni sono chiari. Da tempo la Settima Flotta non pattuglia più gli Stretti. Ora la Casa Bianca ha sospeso i voli di ricognizione e spionaggio sulla Cina e ha deciso di non trasferire a Taiwan le basi nucleari di Okinawa. Ma oltre il disimpegno militare, secondo me, sta maturando anche il riconoscimento che quello di Formosa è un problema interno cinese». Lo studioso non teme che il ritiro delle forze Usa danneggi irrimediabilmente l'equilibrio asiatico. « La Cina non ha programmi espansionistici: è e resterà troppo assorbita dall'economia e dalla difesa. Quanto ad esportare la rivoluzione, come si diceva una volta, ha ridimensionato le sue ambizioni: e a esaminare il celebre testo di Lin Piao del '65 si scopre che non è un manuale di sovversione o conquista di tipo hitleriano, ma una specie di prontuario " fatelo da soli ": un libro di consigli, non di promesse ». « Interverrà la Cina nella crisi vietnamita? ». « No, in nessun senso. Il vertice Ciu En-lai - Nixon non muta la realtà del Vietnam. Se però gli Stati Uniti non faranno la pace, e non se ne andranno, sarà più difficile che raggiungano un accordo con la Cina ». «Non c'è il pericolo di un deterioramento nelle relazioni coi russi? ». « La diplomazia del sorriso preoccupa i russi, ma non al punto da indurli a troncare i negoziati in corso sulla riduzione delle armi strategiche e in altri campi. Es¬ si continueranno a cercare compromessi con gli Stati Uniti. Si aggrava invece il dissidio nazionalistico e ideologico tra i russi e la Cina. Da gran tempo ì cinesi hanno lottato per non cadere sotto la sfera d'influenza dei potenti vicini. Solo per noi, ciechi, è stata necessaria la rottura del '59-'60 perché aprissimo gli occhi. Come hanno detto Mao e Ciu, il dissidio durerà 10 mila anni, o almeno 9000». « Che succederà quando la Cina diventerà una superpotenza atomica? ». « Quel giorno è ancora lon¬ tano, f bombardieri Tu 16, di cui essa dispone, e i missili che sta costruendo hanno una poitata massima dì 1600 chilometri, cioè fino al Giappone, all'India e a una parte dell'Urss. In ogni caso, in futuro, il deterrent americano, che è bastato per i sovietici, basterà anche per i cinesi ». Il professor Whiting ritiene che le basi di un « discorso serio » vadano gettate subito « mentre ci sono ancora Mao Tse-tung e Ciu En-lai ». Ennio Caretto