I banditi liberano lo studente genovese il padre avrebbe sborsato 25 milioni

I banditi liberano lo studente genovese il padre avrebbe sborsato 25 milioni n giovane era stato rapito 12 giorni or sono in Calabria I banditi liberano lo studente genovese il padre avrebbe sborsato 25 milioni E' Francesco Bagalà, di 21 anni - E' stato rilasciato alle 3 del mattino; un'ora dopo era con i familiari - «Sono stato trattato bene — ha detto — mi davano formaggio, frutta, latte e molte sigarette » - Sette persone fermate per il sequestro dal corrispondente Vibo Valentia, lunedì matt. Francesco Bagalà, lo studente genovese di 21 anni, rapito nel cuore della notte a San Ferdinando di Rosarno in provincia di Reggio Calabria, dopo essere stato in ostaggio dei banditi per dodici giorni, è stato liberato ieri mattina all'alba. Alle 4 ha potuto riabbracciare i familiari. Il giovane, stanco, con la barba lunga, ma in buone condizioni di salute, è stato accompagnato alle 3 dai banditi in località « Ficarazza », sulla strada nazionale Gioia Tauro — Ponte del fiume Mesima, a tre chilometri dalla sua abitazione estiva, dove si trovava in villeggiatura con i parenti e quattro amici giunti con lui da Genova. A poche ore dal rilascio, in preda ad un leggero choc per l'avventura vissuta, Francesco Bagalà ha raccontato agli inquirenti che cosa è successo dopo il sequestro. «Dopo un lungo tragitto in auto a velocità vertiginosa — ha detto — ed una quarantina di minuti di per corso accidentato effettuato a piedi, sempre bendato, fui condotto in una capanna solitaria, in una zona impervia dell'Aspromonte». Qui, gli è stata tolta la benda dagli occhi, ma i banditi gli hanno legato le mani. Le « sentinelle » erano due, con il viso coperto da una calza di seta scura, armate. « Mi hanno trattato con cortesia — ha detto Bagalà —; ogni tanto mi rincuoravano. Ero choccato, ma non -avevo paura. Ho mangiato tutto quanto mi veniva servito: pane casereccio, formaggio, salumi, frutta e latte. Mi davano anche molte sigarette ». Il « viaggio di ritorno » è avvenuto in auto ad andatura moderata. Giunto sul posto dove doveva essere liberato, lo studente è stato fatto scendere, gli è stata tolta la benda ed è stato invitato a proseguire a piedi verso San Ferdinando, un quarto d'ora dopo la partenza dei fuorilegge. Dei cinquanta milioni di lire chiesti per il riscatto, sembra ne siano stati pagati, in seguito a lunghe trattative, soltanto venticinque. I geni- tori di Francesco Bagalà smentiscono recisamente (ma è un fatto che avviene dopo tutti i sequestri di persona) d'aver versato alcun somma per il rilascio del figlio. Il rapimento avvenne il 17 agosto all'1,30 circa. Francesco Bagalà, 21 anni (quest'anno aveva conseguito la maturità scientifica), dopo essersi trattenuto a Palmi, dove si era svolta la festa di San Rocco, mentre rientrava a casa in compagnia d'una amica, Daniela Giannetti, 22 anni, anche lei di Genova, due uomini mascherati e armati (uno dell'apparente età di 30 anni, l'altro di quaranta) bloccavano la loro auto, una « Fiat 125 » targata Genova. Poi salivano sulla vettura e, pistola in pugno, obbligavano il Bagalà a dirigersi verso una strada di campagna larga appena un metro e mezzo. In località « Limbecco », i banditi sparavano un colpo di pistola in aria (erano inseguiti dal fratello di Francesco), fermavano l'auto e facevano salire l'ostaggio su una « Fiat 125 a di color nocciola. Con questa, a bordo della quale vi erano altri due complici incappucciati, si dirigevano a forte velocità verso la piana di Gioia Tauro, e di qui sull'Aspromonte. Il fratello di Francesco, temendo che i banditi uccidessero gli ostaggi aveva già desistito dall'inseguimento. La ragazza, lasciata sola nell'auto senza chiave per l'avviamento del motore, dopo aver superato i primi momenti di smarrimento si recava a piedi verso il più vicino paese, dove trovava alcuni amici che erano stati con loro a Palmi e che, ignari dell'accaduto, li attendevano per un bagno notturno. Dal momento del rapimento e fino alla liberazione, il comandante Giuseppe Bagalà, d'origine calabrese, funzionario della società cooperativa di navigazione « Giuseppe Garibaldi » di Genova, padre di Franco, avrebbe trattato di persona e senza intermediari con l'« Anonima sequestri » sulle modalità e le condizioni per riavere il figlio sano e salvo. Il riscatto (25 milioni) sarebbe stato consegnato ieri ad un emissario della « gang » in una contrada vicina alla strada provinciale Gambarie-Bagaladi, sull'altro versante dell'Aspromonte della provincia di Reggio Calabria. Subito dopo il rilascio del giovane, è scattata un'operazione alla quale hanno partecipato congiuntamente polizia e carabinieri. Sono stati operati sette fermi nei confronti di noti pregiudicati della malavita calabrese. Due a Rosarno, altri due a Tropea, e gli altri nella zona di Palmi. Sui nomi dei fermati viene, per ora, mantenuto il più assoluto riserbo. Tuttavia, si tratta di gente che sembra faccia parte di una banda mafiosa in lotta contro quella di Giuseppe Scriva, uno dei più pericolosi latitanti della provincia di Reggio, considerato un po' il « boss » della zona di Rosarno. Sempre nel quadro delle indagini, il procuratore della Repubblica di Palmi, dottor Paolo Scopelliti, e il dirigente della squadra mobile di Reggio Calabria, dott. Alberto Sabbatino, hanno interrogato il padre di Franco, comandante Giuseppe Bagalà,- e il cognato. L'interrogatorio è ripreso nel pomeriggio e si è protratto fino a tardi. Ore di ansia continuano a vivere a San Nicola di Crissa (Catanzaro) i congiunti di Giuseppe Galloro, sequestrato la sera del 5 agosto, mentre tornava a casa con la sua « 500 », trovata abbandonata nei pressi della diga Angitola. Per questo caso fu arrestato giorni fa l'autore delle telefonate al Galloro con le quali veniva richiesto il pagamento di trenta milioni per il rilascio dell'ostaggio. Il responsabile venne identificato nel battilamiera Carmelo Pappaletto. 26 anni, da Vibo Marina, destinato ed soggiorno obbligato per due anni a Monte follonica di Torrita (Siena) da dove si era allontanato arbitrariamente sin dal 30 giugno 1970. Il Pappaletto fu sorpreso dai carabinieri, che gli avevano teso una trappola, nel momento in cui il padre del giovane rapito gli stava consegnando un pacco di carta straccia, anziché la somma pretesa. e f