GUI' NEL '64 PECHINO PROPOSE UN INCONTRO CON GLI AMERICANI

GUI' NEL '64 PECHINO PROPOSE UN INCONTRO CON GLI AMERICANI Rivelazioni dopo l'annuncio del viaggio di Nixon GUI' NEL '64 PECHINO PROPOSE UN INCONTRO CON GLI AMERICANI Tramite alcuni Paesi, Ciu En-lai fece sapere a Washington che un suo rappresentante sarebbe stato bene accolto in Cina - Johnson e successivamente Nixon lasciarono cadere le "avances" cinesi - Kissinger ha avuto una parte fondamentale nel "New Deal" estero degli Stati Uniti a n dal corrispondente New York, lun. matt. Un incontro al vertice tra Ciu En-lai e il presidente Johnson fu prospettato da Pechino a Washington nel '64: gli americani lo respin- sero per poter escalare liberamente la guerra nel Vietnam. Lo ha rivelato ieri, sulla Washington Post, il professor Edward Friedman Aell'University of Wisconsin, uno dei massimi esperti di politica estera cinese. Secondo Friedman, la Cina avvicinò gli Stati Uniti tramite la Romania, il Canada, il Pakistan, il Giappone e l'Indonesia, dicendosi ansiosa di migliorare i reciproci rapporti. E' da notare che i primi quattro di questi paesi — la Romania e il Canada soprattutto — hanno avuto una parte importante nell'attuale distensione. Come negli scorsi mesi, coni nel- 1964 C-ta En-lai fece sapere al Presidente che un suo rappresentante personale sarebbe stato ben accolto a Pechino. Il professor Edward Friedman afferma che la Casa Bianca pensò al senatore William Fullbright, il potente leader della commissione degli Esteri. Il precipitare della crisi del Vietnam sventò questi progetti. Johnson si adoprò per evitare una confrontation con la Cina, ma si oppose al « disgelo ». Anche in base a tale episodio, Fullbright, già ostile al conflitto, smise di collaborare con lui e passò tra le file dell'opposizione. L'articolo della Washington Post, intitolato « Il lungo corteggiamento di Mao incomincia a dar frutti », attribuisce il merito principale delle iniziative di distensione alla Cina. Esso adduce i motivi seguenti: 1) la Cina era — ed è — preoccupata dell'espansionismo sovietico. Dall'inizio degli Anni Sessanta, l'Urss estendeva la sua influenza in Asia, intensificava gli armamenti ai confini, favoriva l'isolamento cinese e causava incidenti; 2) la Cina era allarmata anche dalla crescente poten- j za economica del Giappone, dai suoi buoni rapporti con l'Urss, e la storia le aveva insegnato che la minaccia più grave veniva per essa dal Sol Levante; 3) la Cina aveva — ed ha — bisogno dell'assistenza tecnologica americana, e la giustificherebbe anche ideologicamente se potesse risolvere l'unico vero problema che esiste con gli Stati Uniti, e cioè quello di Formosa. Friedman sostiene che, nonostante la delusione del '64, i cinesi erano pronti a tornare alla carica già nel '68. Li rese allora ottimisti la sospensione dei bombardamenti nel Vietnam e l'avvio dei negoziati di pace a Parigi, e specialmente la campagna elettorale di Nixon e la sua strategia del « disimpegno graduale » in Indocina. Il professore ha scritto ieri che | furono condotti « cauti sondaggi » con la Casa Bianca per la riapertura dei colloqui tra gli ambasciatori della Cina e quelli degli Usa a Varsavia. Ma Nixon preferì dare la precedenza alle questioni europee e alla distensione con l'Urss. Secondo Edward Friedman, al principio del '69, inoltre, il Presidente sperava ancora di vincere il conflitto vietnamita con incursioni nel Laos e nel Cambogia. Soltanto dopo alcuni insuccessi, e un irrigidimento da parte di Pechino, si aprì al disgelo. Altri giornali hanno messo ieri in rilievo, in questa delicata fase di trattative segrete, il ruolo di Henry Kissinger, « l'eminenza grigia » della Casa Bianca. L'ex professore di scienze politiche di Harvard è senz'altro il principale artefice del « JVeui DtitrKceutarecoè intomrelaUrsrclatTsrctgrppdznlWuncpncb«fSl Deal » estero degli Stati Uniti. Fautore un tempo della tradizionale linea americana, Kissinger s'è persuaso di recente dell'impossibilità di una guerra nucleare limitata, e di un equilibrio bipolare del mondo. Partendo dal concetto che tale equilibrio è dinamico, quindi sempre in movimento, e condizionato non da iniziative singole ma da una loro complessa rete, Kissinger ha promosso la diluizione della potenza Usa, il rafforzamento dell'Europa occidentale, gli accordi sul disarmo con l'Urss, il riavvicinamento alla Cina e cosi via. Il suo amore per la segretezza ha spesso irritato la stampa (il New York Times lo ha chiamato « l'inscrutabile occidentale » e la rivista Time « il filosofo di corte ») ma s'è mostrato molto efficace. Questo ebreo tedesco, emigrato in America coi genitori nel '38 per sfuggire alla persecuzione nazista, è un personaggio singolare. Uomo di mezza età (48 anni) dal raziocinio rigorosamente teutonico, dalla volontà di ferro, è la personalità più influente di Washington dopo Nixon. Ha un grande sense of humour: nel suo studio, per esempio, c'è un mappamondo decrepito, con la scritta: fragile, non toccare. Divorziato, s'accompagna sempre alle più belle donne della capitale: «Il potere — dice — è uni formidabile afrodisiaco ». Al Ennio Caretto (Continua in 2" pagina) L'arrivo del consigliere di Nixon, Henry Kissinger, all'aeroporto di Pechino il 9 luglio scorso. I cinesi di fronte a lui sono la capo del protocollo, l'interprete, il vice presidente della commissione affari militari, l'ambasciatore in Canada. Alle spalle il direttore del dipartimento affari europei e americani del ministero degli Esteri cinese (Telefoto Ap)