L'Egitto all'ora della borghesia

L'Egitto all'ora della borghesia Il processo ai rivali di Sadat ricomincerà fra dieci giorni L'Egitto all'ora della borghesia Il successore di Nasser ha vinto, contro Ali Sabri e il partito unico filosovietico, perché si è appoggiato alla nuova classe media - In realtà non c'è mai stato un « complotto » per rovesciare il Presidente, ma solo una coalizione di interessi Ora il dibattito in tribunale e il prossimo, referendum sulla Federazione non faranno che sanzionare la vittoria di Sadat (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 26 agosto. Il processo alla cosiddetta sinistra nasseriana riprenderà tra dieci giorni, quando un referendum popolare avrà intanto definitivamente sancito l'ingresso dell'Egitto nella Federazione delle Repubbliche Arabe. Il referendum avrà luogo il primo settembre e non c'è il minimo dubbio che si concluderà, come è malinconica abitudine di questi paesi, con un voto tanto plebiscitario quanto incontrollabile. La coincidenza tra processo e referendum non è forse del tutto casuale: lo scontro tra la sinistra e la destra del regime postnasseriano avvenne infatti sul problema della federazione con Libia e Siria, e si concluse nello spazio di ■tre settimane con l'eliminazione iti blocco della sinistra. Che Ali Sabri ex ministro, poi primo ministro, infine vicepresidente della Repubblica, ma soprattutto padrone del partito unico, avesse davvero in animo un colpo di Stato, non sembra affatto certo. Non si spiegherebbe altrimenti come mai il suo gruppo (che pure aveva in mano le leve essenziali del potere: l'esercito, tramite il ministro della Difesa Fawzì. la polizia attraverso il ministro degli Interni Gomaa. i servizi segreti e il partito) abbia esitato così a lungo sul da farsi consentendo a Sadat di mettere agli arresti Sabri, poi licenziare Gomaa. infine eliminare tutti gli altri, senza decidersi ad accennare una vera reazione. Ciò che accadde in realtà fu altro. Fu lo scontro essenzialmente politico tra le due componenti del regime, il partito (possiamo chiamare questa componente, con una certa approssimazione, la sinistra) e lo Stato, vale a dire /.'establishment moderato delle alte cariche amministrative e del management dell'industria nazionalizzata. Chi poteva decidere dell'esito di tale confronto era l'esercito, e l'esercito scelse Sadat. Perché l'urto si delineò proprio sul tema della federazione tra Egitto. Libia e Siria? La federazione fu in parte un pretesto, in parte un problema politico di notevole importanza. Fu un pretesto jel senso che. dovendosi discutere la sua approvazione negli organi del partito unico (co¬ mitato esecutivo e comitato centrale), Sabri e i suoi colsero l'occasione per dimostrare a Sadat la loro forza schiacciante nel partito, che la morte dì Nasser aveva messo alla testa delle istituzioni del Paese. Ma c'erano poi le valutazioni politiche. La sinistra era contraria alla federazione ver più d'un motivo: le diffidenze verso Gheddafi (che Sobri riteneva, malgrado le apparenze, legato agli americani), il meccanismo degli interventi reciproci «in caso di disordini interni» che garantisce la saldezza degli attuali gruppi dirigenti, e il peso istituzionale del Consiglio di presidenza, sede di tutte le decisioni più importanti (che emargina il ruolo delle istituzioni politiche dei tre Paesi, e avrebbe emarginato perciò il solo grosso apparato partitico della federazione, vale a dire l'unione socialista di Ali Sabri e compagni). Fu soprattutto questo ultimo pericolo che decise Sabri ad uscire allo scoperto. Ma è assai probabile che le sue intenzioni si limitassero ad una intimidazione, tendendo a ristabilire la supremazia del partito sulle altre istituzioni dello Stato e a costringere Sadat a staccarsi dalle componenti di destra del regime. Che il gruppo Sabri fosse filosovietico è indubbio: non comunista né marxista, ma certo legato ai sovietici e al pcus per ragioni abbastanza evidenti. In fondo l'obiettivo del gruppo era un partito sul modello di quelli dei paesi comunisti, struttura portante e fortemente ramificata dello Stato. In questo, specie dopo la morte di Nasser, che aveva creato a Mosca non poche preoccupazioni sul futuro dell'Egitto (preoccupazioni che dall'angolo visuale russo si sono poi rivelate fondate), il gruppo aveva tutto l'appoggio del pcus, col quale specie negli ultimi mesi intratteneva un frenetico scambio di delegazioni. Contro la sinistra s'era intanto formato un fronte moderato, composto da quella che si può chiamare la borghesia di Stato, piccola borghesia che prese il potere nel '52 e che le funzioni e i privilegi hanno man mano spostato su posizioni conservatrici. E' questa classe che doveva uscire vincente dallo scontro col gruppo Sabri e che dà adesso la fisionomia generale all'Egitto di Anwar El Sadat. Probabilmente è ad essa, alle sue tendenze liberaleggianti, che si devono i segni positivi colti ieri alla prima udienza del processo: ripresa televisiva, un centinaio di giornalisti tra egiziani e stranieri, un collegio di difesa che almeno per ora sembra in condizioni di poter svolgere la propria funzione. Il processo contro il cosiddetto complotto di maggio è poco più ormai che una formalità. In un paese dove tutto si svolge sempre al vertice basta togliere dalla circolazione duecento persone per eliminare un'intera tendenza. Sabri e gli altri avranno i loro anni dì prigione (non fossero sufficienti le prove del complotto ci saranno quelle di concussione e di altri illeciti), il capitolo sarà chiuso. Anche i sovietici, il cui ambasciatore Vinogradov è sempre assente dal Cairo, dicesi a causa d'una rottura ormai irreparabile col presidente Sadat, hanno ormai digerito l'episodio. L'eliminazione della sinistra fu dopotutto la breccia attraverso la quale riuscirono ad imporre il trattato quindicennale di amicizia e collaborazione con l'Egitto. Trattato che, a quanto sembra, esisteva già firmato da Nasser durante una delle sue visite lampo a Mosca, ma che si era deciso di mantenere segreto. Quando Podgorny venne al Cairo, subito dopo la caduta di Sabri, egli si limitò a chiedere che il trattato venisse reso pubblico. Sandro Viola li Cairo. La « gabbia » degli imputati: ogni accusato ha al fianco un poliziotto (Tclcfoto Ansa - United Press)