Quali sono i mercati del dollaro in Italia di Mario Salvatorelli

Quali sono i mercati del dollaro in Italia Perché quotazioni "discordanti,,? Quali sono i mercati del dollaro in Italia (Nostro servizio particolare) Roma, 25 agosto. Perché si parla del dollaro a 617 o a 614 lire, quando, alle banche o negli alberghi, le banconote americane vengono cambiate a 600 lire, o poco più? E perché, anche in tempi normali, c'è sempre differenza tra i cambi ufficiali e gli altri? Il prezzo del dollaro (o delle altre monete) di cui si parla sui giornali si riferisce alle quotazioni di conto valutario, cioè trasferimenti all'estero, a fronte di operazioni commerciali e finanziarie: documenti doganali, aperture di credito, investimenti di capitali che non danno luogo a un movimento materiale di moneta contro un'altra. Sono debiti o accrediti sul conto dell'operatore presso una banca. E' su questo mercato, quello ufficiale, quotato in Borsa, che le Banche centrali intervenivano fino a ieri, per limitare le oscillazioni entro 1 termini stabiliti nel quadro del sistema monetario: lo C,75 (oppure 1 per cento, secondo i Paesi) sopra o sotto la parità ufficiale. Per esempio, nel caso del dollaro, non meno di 620,50 e non più di 629,50 (parità ufficiale 625). Dopo le decisioni di Nixon di sganciare « temporaneamente » il dollaro dall'obbligo della convertibilità in oro, ufficialmente le Banche centrali hanno annunciato la astensione da ogni intervento, per lasciare le monete libere di fluttuare, in base all'andamento della domanda e dell'offerta. Accanto a questo mercato valutario, esiste il mercato banconote, che — ieri come oggi — è praticamente libero, cioè le quotazioni possono salire o scendere senza interventi della Banca centrale. Di solito, la quotazione della banconota e del traveller's cheque su questo mercato è più bassa di quella valutaria, perché, per le banche, l'acquisto di valuta estera richiede un esborso immediato di,lire, a fronte di un incasso "dilazionato nel tempo, cioè richiede un costo di immobilizzo del denaro. In secondo luogo, questi titoli di credito o banconote vengono realizzati dalle banche o su piazza (cioè immediatamente, se un cliente richiede, per esempio, i dollari acquistati nello stesso giorno dalla banca), o attraverso corrispondenti, italiani od esteri: non tramite la Banca d'Italia, perché il giro è più macchinoso, quindi comporta un più lungo immobilizzo di capitali. Se il corrispondente è italiano, il giro si conclude in un giorno o due. Se il corrispondente è estero, c'è un invio di banconote con relative spese postali e di assicurazione e un maggior tempo d'immobilizzo, dai due ai quattro giorni, con conseguente perdita di valuta (cioè d'interessi). Senza contare il « rischio di cambio », cioè la possibilità che in questo frattempo il cambio sia meno favorevole alla lira. In termini di dollari, questo giro costa alle banche dalle 3 alle 4 lire, e in proporzione per le altre valute. Questa è la ragione per cui le banconote valgono di meno, sia in tempi normali, sia in questi giorni, a parte gli abusi giustificati dal maggior «rischio di cambio», ma che non convincono. Anche un albergo può essere autorizzato dalla Banca d'Italia come centro di raccolta, quando il movimento quotidiano è notevole: in questo caso le banche lo trattano con maggior riguardo e gli pagano le valute estere qualche punto più del normale. Infatti, anche questi alberghi, che in teoria potrebbero versare direttamente le valute estere alla Banca d'Italia, in pratica le versano alle loro banche abituali, per evitare lunghe attese. Cosa è successo in questi giorni? Fino a venerdì 20 agosto la Banca d'Italia ha garantito un prezzo di assorbimento dei dollari anche in banconote e in traveller's cheques di 617,80 (prezzo medio dell'ultima seduta precedente le decisioni di Nixon), per assicurare soprattutto la «sopravvivenza» dei turisti, con certi limiti: 50 dollari a persona, iscrizione sul passaporto, ecc. Da lunedi scorso tutto è incerto, sia sul mercato valutario, sia su queQlo delle banconote: se si acquistano dollari, poi si deve pensare a cambiarli in lire, « al meglio ». In pratica, sul mercato valutario, la Banca d'Italia vigila e, quando è il caso, interviene. Come è accaduto oggi. Gli operatori direttamente « addetti ai lavori » ci hanno raccontato che questa mattina il dollaro quotava 610-613 lire alle 10,30, si è mantenuto su quei livelli per tutta la durata delle operazioni, poi in chiusura, alle 14,45 ha « strappato », come si dice in linguaggio tecnico, chiudendo a 615,40. Qualche intervento c'è dun¬ quprtrsulaguda60mstzitoteneritivapeunpepaziridealbcomlocanincinFdmgcsmcarlz«tdvdlrcrdt que stato e ne è un'altra prova il fatto che nelle contrattazioni « a Borsa chiusa », subito dopo il listino, il dollaro è ricaduto a 612. Qualcosa, invece, hanno guadagnato le banconote, che dal 607 di ieri, sono salite a 608. Tuttavia, ancora verso mezzogiorno, nei listini esposti negli alberghi, la quotazione del dollaro segnava un tondo 600. C'è ancora da ricordare un terzo mercato, quello comunemente detto « nero » e che riguarda chi, per ragioni particolari, ha una necessità di valute estere in quantità superiore a quella consentita: un milione di lire al mese per il privato, salvo deroghe particolari (a parte le transazioni commerciali e finanziarie che si svolgono alla luce del sole). Questo mercato è alimentato con banconote e bonifici che sono accrediti di conto all'estero, dietro versamento in Italia del controvalore in lire. Su questo mercato, ovviamente, le quotazioni delle valute estere sono as¬ sai più elevate che sul mercato valutario e per le banconote. Un caso diverso è rappresentato dai due mercati che la Banca di Francia ha instaurato dopo le decisioni di Nixon: uno per gli scambi commerciali (importazioni ed esportazioni), i noli e le assicurazioni e un altro per operazioni su capitali. Il primo è controllato, entro i limiti della parità ufficiale, l'altro è libero. Anche i franchi francesi che le Banche italiane mandano in Francia per l'accredito, fi niscono in questo secondo mercato, detto financier, dove, oltre alle oscillazioni di prezzo, subiscono ritardi di accredito. E' un po' la politica, ci è stato detto, che instaurò nel febbraio scorso la Banca d'Italia, per scoraggiare l'uscita clandestina di capitali: dilazionare al massimo le operazioni di accredito, per far perdere i relativi interessi, che sono lo scopo della speculazione. Mario Salvatorelli

Persone citate: Nixon

Luoghi citati: Francia, Italia, Roma