La casa senza luce

La casa senza luce Saper spendere bene La casa senza luce Due possibilità: un gruppo elettrogeno (ma costa centinaia di migliaia di lire) o illuminazione funzionante a gas liquido - Conclusione: se il terreno è a prezzo conveniente, gatta ci cova - Problemi di tetto - In cucina con i funghi « Abbiamo finalmente anche noi una casetta in campagna per le vacanze — scrive la signora Carola Argentati — ma è isolata dal paese e per ora nell'impossibilità di essere allacciata alla rete di distribuzione dell'energia elettrica. Potreste consigliarci qualcosa che con spesa non eccessiva ci permetta di illuminare la casa e di far funzionare un piccolo frigorifero? ». k-k Ecco le soluzioni prospettale dal dott. Salvati della direzione Enel: « Esistono in commercio gruppi elettrogeni costruiti da numerose ditte (delle quali potremmo indicare il nome alla lettrice) che mediante l'impiego di un motore a combustione, cioè a miscela, a benzina o anche Diesel, provvedono a far funzionare un generatore di energia elettrica. La potenza che può essere erogata da tali apparecchiature è più che sufficiente ai fabbisogni esposti dalla signora. Tuttavia questo sistema presenta parecchi inconvenienti, in particolare il costo di acquisto e di installazione che può raggiungere alcune centinaia di migliaia dl lire e la necessità di provvedere periodicamente alla manutenzióne di tali motori. it Sul plano formale l'installazione di un gruppo elettrogeno è soggetta all'autorizzazione da parte del ministero dell'Industria — Direzione Generale delle Fonti di Energia — ed alla successiva stipula di apposita convenzione con il competente ufficio tecnico delle Imposte di fabbricazione Vtif. ii La seconda soluzione può essere quella di ricorrere ad un impianto di illuminazione funzionante a gas liquido e ad un frigorifero anch'esso a gas liquido. « In entrambi i casi si tratta di soluzioni poco pratiche. Purtroppo il problema dell'allacciamento alle reti pubbliche di distribuzione dell'energia e spesso trascurato all'alto del progetto. Si dimentica che sovente il minor onere di acquisto dei terreni è in gran parte legato proprio un'assenza delle infrastrutture cioè delle opere di urbanizzazione tra cui rientrano le reti di distribuzione dell'energia elettrica ». La signora G. Pomelli di Torino ci ha descritto il suo dramma in una lettera molto precisa: nella sua casa di campagna, composta di tre alloggi, al secondo plano si sente « odore di fogna quasi in permanenza, anche nei periodi in cui non è abitata ». Non è certo olezzo dl violette e la preoccupazione della signora è ampiamente rondata,. La lettera continua con l'elenco minuzioso dei provvedimenti (controllo dei sifoni, uno sfiatatoio sul tetto, una finestra di ventilazione) presi per eliminare il guaio e termina chiedendo il consiglio del nostro esperto e l'indirizzo di una persona specializzata e disposta a recarsi sul posto per controllare de visti la situazione. ** Per quanto sia dettagliata la descrizione, gentile signora, è impossibile trovare di qui, dalla nostra scrivania, la soluzione che nessuno finora ha scoperto visitando la casa. I nostri esperti sono bravissimi, ma non maghi. «Provi a controllare la pendenza dei tubi del lavabo e bidet, ecc. — suggerisce l'ing. Gabriele Manfredi —; può darsi che trattengano sapone fra il sifone a pavimento e gli apparecchi. L'acqua saponata col tempo marcisce e produce un puzzo insopportabile. Se non si trattasse di ciò. dovrà far rivedere lutlo l'impianto da un esperto ». In quanto alla persona specializzata da inviarle, la lettrice ci scusi, ma non siamo in grado di accontentarla: nessuno è ancora venuto a presentarsi a noi, scambiandoci per un'agenzia di collocamento. Se le tegole sono disuguali il tetto sembra un colabrodo Terzo e ultimo quesito (per oggi) a proposito di case in campagna. Per il. signor Fausto Perego il problema è il tetto, costruito nel 1930, spiovente, con tegole piane poggianti su listelli in legno. « Le tegole sono stati sostituite alla meglio durante la guerra e dopo con altre di misura diversa ». Gli stillicidi dannosi alle strutture sottostanti sono parecchi. Domanda: « Dobbiamo limitarci a rimettere a posto le tegole smosse (anche a seguito dette vibrazioni del traffico) sostituendo quelle rotte, oppure rimettere tutto a nuovo? E' vero che non si trovano più in commercio tegole da adattarsi ai listelli la cui luce è di cm 20? ». •** Risponde l'architetto: « Sarebbe opportuno fare una revisione generale del tetto, perché le continue sostituzioni non rimedieranno mai agli inconvenienti lamentati, dovuti proprio all'uso di tegole di diverse dimensioni. A proposito dei listelli di cui purlu, ci sono in commercio prodotti che risolverebbero benissimo il suo caso ». Ci spiace, signor Perego, di' non poterle fornire il preventivo richiesto per le due diverse soluzioni da lei prospettate. La nostra rubrica dà consigli utili, non è un'impresa ediie. Per carità non pulite in casa capi di renna La signora Lia Rota, nel suo entusiasmo di massaia, rischia di perdere un piccolo capitale cioè di « risparmiare mule » 1 soldi della tintoria. Ci domanda « come si lavano in casa i pantaloni di renna » e aggiunge: 11 Ho sentito dire che diventano bellissimi, morbidi e puliti, con un normale shampoo per capelli. E' vero?». kk ii Le pelli di renna — spiega un esperto —t sono di solito tinteggiate chimicamente ed è facile fare pasticci. Non ci si può assolutamente fidare di pulire in casa un simile capo. A meno che non sia vera renna ed il suo basso costo invogli la lettrice a Iure qualche esperimento. In questo caso comunque non shampoo per capelli, ma buoni prodotti per tuvure la lana e gli ìndumcnli delicati. Le pelli di duino ad esempio, che vengono conciate con oli speciali, si lavano benissimo cosi e, come la lana, non si devono strofinare ne appendere, e restailo morbide senza rinsecchire ». Se ci tiene ai suoi pantaloni, signora Lia, rinunci dunque a lavare in casa Li affidi a una seria tintoria specializzata: il risultata sarà più sicuro. 3rvqtgticsluum(MFngisg La zingara che predice l'avvenire a due donne Un lettore possiede un quadro 36 x 30 firmato Vaccaro e raffigurante una zingara che predice l'avvenire a due donne. Domanda in quale epoca l'artista abbia dipinto il quadro e che valore abbia. ■k-k Gli risponde il critico Angelo Dragone: « Non è certo molto quel che lei dice, né possiamo immaginare la qualità del dipinto che potrebbe anche aiutarci, nel suo stile, a tentare d'individuare l'autore. Questi dovette essere uno del Vaccaro di Caltagirone: una famiglia in cui si contano almeno cinque pittori: Francesco, (1808-1882); Giuseppe (1793-1866); Mario il vecchio (1845, morto a Firenze nel 1865), Mario il giovane (kato nel 1869 sempre a Caltagirone) e Vincenzo (1858-1929) ». Celestina cuoce i funghi « mazza di tamburo » Alla signora di Caselle che ama i funghi « mazza di tamburo n risponde « tamburo battente » ia signora Celestina Falchetti, bravissima cuoca e amabile interlocutrice: ti Questa specie di funghi sono effettivamente motto gustosi; su qualche trattato sono addirittura indicati con "3 forchette", come i porcini veri. Inoltre hanno il grande pregio dl essere facilmente riconoscibili- e di richiamare l'attenzione, con il loro portamento e la loro mole, anche da notevole distanza. Nella vera specie "mazza di tamburo" (la grande Columella, o Cuccamella come è detta nell'Alto Canavese), tanto graziosa quanto spettacolare, il cappello raggiunge a volte le dimensioni di un ombrellino da bimbi; per ' cui le possibilità di confusioni con funghi dannosi o venefici sono pressoché nulle. Inoltre è un fungo molto ricco di proteine; comunque sia cucinato, è sempre di consistenza curnoscttu e mai viscida ». Precauzioni: « Occorre il più delle volte gettare il gambo (o stipite, o piede) col suo caratteristico anello mobile, perche un po' fibroso e coriaceo, salvo che negli esemplari molto giovani, ove è tenero e succulento. Persoluilmente allontano quasi sempre anche l'umbone, ossia quella prominenza al centro del cappello, perché spesso attaccato dalle larve di insetti, e levo le più grosse scaglie del cappello, negli esemplari adulti ii. Ed ecco quella che, secondo la signora Celestina, è la più semplice e prelibata preparazione culinaria: Tagliare i funghi a strisce e farli cuocere a fiamma media in padella con una miscela di olio e burro. A metà cottura aggiungere aglio tagliato a tini lamelle, sale e pepe. Non farli cuocere troppo: saranno squisiti. Volendo, l'aglio può essere sostituito da poca cipolla, sempre a fettine sottili. Eventualmente, si pub usare soltanto burro, come si usa in quel di Ingria, ove questi lunghi vengono infatti detti « coccabeurro ». 1 giovani cappelli, interi o tagliati a larghe fette, possono anche vantaggiosamente essere panati con uovo e pangrattato e fritti. Ottimi anche per accompagnare il pollo stufato; in questo caso cucinarli come detto all'inizio tolio burro etc), ma prima della fine della cottura aggiungere un bicchierino di madera o di cognac. I segreti di Irene: funghi e sciroppo Si avvicina la stagione dei funghi e le nostre massaie sono all'erta por metterli in conserva. Generosamente la signora Irene Angeletti rende partecipi le nostre lettrici dei suoi segreti. Funghi sott'olio. « Occorrono 2 kg di funghi porcini, meglio se piccoli e sodi, 1 litro di aceto bianco, 750 gr di acqua, 70 gr di sale, noce moscata, pepe, chiodi di garofano, cannella a pezzi, aglio, alloro. Lavate e pulite bene i funghi, tuffateli nel liquido portato a bollore. Se volete che restino bianchi, ricordatevi di non spezzettarli mai prima della cottura. l'Scolateli dopo 28 minuti di bollitura e metteteli ad asciugare su un panno di tela sino al giorno successivo. Disponeteli quindi in recipienti di vetro lasciando interi i funghi piccoli e tagliando a metà o in quattro parti i più grossi. Ricoprite con olio di oliva, controllando che tutti i funghi siano abbondantemente coperti ed aggiungete gli aromi. Conservare in luogo fresco. E ricordate: il liquido di cottura può essere usato due o tre volte aggiungendo un po' di aceto e sale ». Con lo stesso procedimento la signora Angeletti è riuscita a conservare anche « i funghi reali o ovuli piccoli, appena schiusi ». it Peccato però — scrive — nella bollitura perdono il loro caratteristico color arancio ». Ma non il loro sapore e questo è importante. I consigli dl Irene non sono finiti. Ha ancora in serbo per noi un « favoloso » sciropposi L'ho provalo l'anno scorso in montagnu con grande soddisfazione, è squisito e si conserva a lungo ». Sciroppo di lampone. « Prendete 600 gr di lamponi, 1 litro di vino rosso e 1 kg di zucchero. Mettete in un recipiente dl vetro i lamponi e lasciateli macerare nel vino 4-5 giorni, in luogo fresco. Filtrate attraverso una tela, aggiungete lo zucchero e fate bollire per 15 minuti schiumando spesso. Lasciate raffreddare e versate in bottiglia. E' pronto ». Che ne dite di una ghiacciata con sciroppo di lamponi e magari qualche goccia di limone? Dev'essere prelibata. Piccola posta k Vincenzo Pietrasanta da Rivai ta Bormida. « Nel '62 ho fatto installare nel bagno rubinetteria marca X. Ora il rubinetto dell'acqua fredda è guasto ed avrei bisogno di un pezzo di ricambio, ma non lo- trovo da nessuna parte. Mi è stato consigliato di rivolgermi direttamente alla casa costruttrice. Ma questa ditta X dove si trova? ». A Milano, signor Pietrasanta. Consulti l'elenco telefonico delle pagine gialle. Avrà fortuna. k Un lettore di Albenga possiede una raccolta di barzellette inventate da lui. « Desidererei affidarle ad un editore. Sono barzellette ed indovinelli adatti ai ragazzi, proprio come cercava una lettrice di questa rubrica. Posso sperare in un posticino in Piccola Posta? ». Il posticino eccolo. E' tutto quel che possiamo fare. * Alcune domestiche di famiglie liguri-piemontesi sarebbero grate di queste ricette: acciughe sott'olio (per quelle sotto sale slamo pronti, ci mandino l'indirizzo), frullati da conservare in bottiglia (abbiamo già spiegato come si fabbrica e si conserva il succo di frutta). * Luciana M. con una domanda in ritardo, ma con la speranza di fare ancóra a tempo: « Come si prepara la "gelatina" di frutta da mettere in barattoli? ». Simonetta

Luoghi citati: Albenga, Caltagirone, Firenze, Ingria, Milano, Torino