Chiude un ciclo ne apre un altro

Chiude un ciclo ne apre un altro Chiude un ciclo ne apre un altro Ed è subito derby. Il football si ripresenta al Comunale di Torino vestito a festa e perché festa sia, visto che è in ballo un prestigio antico, visto che ci si confronta e misura per leale puntiglio, ma senza imbarazzi o urgenze di classifica, senza il pungolo di fare risultato a tutti i costi. Più che una gara in grado di aprire la stagione '7172, questo derby può essere guardato come chiusura della stagione andata: il Torino non può ancora avere elaborato, assimilato e reso efficientemente automatici gli schemi del nuovo allenatore, quindi giocherà secondo la sua spinta tradizionale, e la Juventus è quella che Armando Picchi, un anno fa, andava disegnando da reparto a reparto. Granata e bianconeri potranno esprimersi secondo la loro attuale « condizione estiva », che non dura mai novanta minuti per tutti i giocatori, ma che deve anche fornire indicazioni al tifoso, al buongustaio di calcio, stimolati a dedurre la fisionomia e le possibilità delle due squadre. Della Juventus si sa, e persino troppi la additano (talora con calcolata furbizia: successe anche al Milan, nella passata stagione) come la più quadrata, la più armonica, la più ricca di gioco potenziale tra le concorrenti allo scudetto. Se obbedisce fermamente a una disciplina tattica nei suoi uomini-chiave, se l'estro e la forma di Haller durano, i bianconeri possono non essere secondi a nessuno. Il Torino, che apparì subito bello e « tremendista » l'anno scorso, e poi ripiegò per una collettiva crisi di fiducia e di smarrimento, risulta più misterioso: sta cercando se stesso nel solco del suo slancio abituale, gli impegni dell'annata, tutti grandi, e le attese del suo pubblico, sempre smanioso, esigono una maturità negli elementi giovani e un esperto impiego dei giocatori anziani, il tutto entro un dispositivo tattico non avventuroso. Per un'ultima volta (il football, con le sue brucianti avventure, con le necessità velocemente imposte dal calen¬ dario, non riesce mai, purtroppo, ad abbandonarsi a memorie e rimpianti) ci si ricorderà di Picchi, stasera al Comunale, e dell'intelligenza che impiegò per costruire un organismo di squadra nuova, fresca, carica di possibilità. Gran parte di quello che la Juventus è, deriva dal brevissimo ma stimolante e determinante « ciclo » di Picchi, uomo che vedeva il calcio come pochi. In modo neppur troppo nascosto, i bianconeri giocheranno anche per lui, come accadde nelle loro migliori giornate. Ecco dunque le due torinesi sul campo: è il primo compito in classe, la prima seria occasione per ricopiare in bella copia tutti gli esercizi, le prove, gli studi covati durante un mese di lavoro. La gara è difficile proprio perché ha un valore dimostrativo in assoluto. Anastasi vorrà segnare, Haller vorrà incantare, i nuovi granata e bianconeri, da Carmignani a Toschi, faranno di tutto per presentarsi secondo gli obblighi creati dai.diversi ruoli. La cornice è esigente, anche i soliti sbagli o le molte distrazioni che condiscono le « amichevoli », in un derby non sono possibili. Vycpalek e Giagnoni hanno ancora problemi di rifinitura, di calibro, di riassetto schematico da reparto a reparto: niente come un derby può aiutarli, sciogliendo nodi e ambiguità. Tornano bandiere e trombe al Comunale di Torino, per una partita che brucia come i falò di settembre. Speriamo sia anche una partita illuminante. I due club devono percorrerne di strada, quest'anno. Giovanni Arpino Ricordiamo Picchi

Persone citate: Anastasi, Armando Picchi, Carmignani, Giagnoni, Giovanni Arpino, Haller, Toschi

Luoghi citati: Torino