In Piemonte non si distrugge nemmeno un chilo di frutta

In Piemonte non si distrugge nemmeno un chilo di frutta Tre milioni di quintali prodotti ogni anno In Piemonte non si distrugge nemmeno un chilo di frutta Protezioni dei frutteti contro il maltempo, consorzi fra i produttori, tecnici ad alto livello (Dal nostro inviato speciale) Lagnasco, 21 agosto. Nel Cuneese gli impianti frutticoli occupano un'area di sirca 20.000 ettari con una produzione di 3 milioni di quintali. La zona di Lagnasco, nel Saluzzese, ha il primato assoluto della produzione italiana di mele « golden delicious » e di pesche a maturazione medio-tardiva: circa il 50 Oo della frutta cuneese proviene da queste piantagioni, dove su 1700 ettari un terzo soltanto è destinato a colture normali; il resto sono meli, peri e peschi. Di qui la frutta viene inviata sui mercati nazionali ed europei dagli agricoltori, dalle cooperative (Savigliano, Saluzzo e Bagnolo) e dai commercianti. Il 30-40 " o della produzione è venduta in Germania, Svizzera, Svezia, Francia. Quintali di pesche vengono anche inviate sulle piazze di Verona, Modena, Vignola, Ferrara dove vengono immagazzinate, quindi piazzate nella stagione più favorevole all'esportazione. Da Lagnasco, dal 20 agosto al 20 settembre, partono dai 40 ai 50 autotreni al giorno carichi di frutta. C'è però un rovescio della medaglia: dalla Francia giungono 300 mila quintali di mele; dalla Spagna, le albicocche. I dati di questo movimento sono in possesso dell'Ispettorato dell'agricoltura di Cuneo, ma sembra sia inutile chiederli: sono considerati un segreto. Nel Cuneese non si parla di super-produzione o di eccedenze. L'Aima (l'ente di Stato voluto dalla Comunità europea per aiutare gli agricoltori nei momenti di difficoltà) non vi ha speso mai una lira. Questo mentre nell'Emilia la frutta è distrutta con ruspe e bulldozer. A Saluzzo si impiantano nuovi frutteti (altre 5 mila piante stanno per essere messe a dimora), a Ferrara si invitano gli agricoltori a distruggere. Viene spontaneo chiedersi il perché di questo squilibrio. Il direttore generale dell'Alma, professor Dini, al convegno sulla crisi frutticola di Ferrara aveva accennato ad una crisi di qualità, più che di quantità. Il punto è proprio questo. « Si distrugge ciò che non si doveva costruire — dice Augusto Gullino, geometra, cavaliere del lavoro, che dal 1927 opera nella zona con frutteti modello — dopo aver commesso grossi errori, ora ci si accorge della necessità di circoscrivere la zona tipica dei frutteti. Lagnasco è favorito dalla posizione: pere, mele e pesche hanno colori più vivaci, freschi: inoltre la tardiviià del raccolto consente di giungere sui mercati quando il prodotto di altre regioni o nazioni non è più presente. Ormai tutta la produzione del Piemonte si orienta verso queste caratteristiche. La frutta è di prima scelta o extra e non teme concorrenze ». La prova è che mai un solo chilo di pere o mele è rimasto in giacenza. Mentre in Emilia si è as¬ ¬ sistito ad una proliferazione indiscriminata dei frutteti, nel Cuneese si è lavorato con discrezione e oculatezza. Sono stati Augusto Gullino e Michele Ceirano a importare le prime pesche (1000 ciascuno) dall'America del Nord. Il terreno era stato saggiato e riconosciuto buono; superate con sacrificio molte difficoltà, nel giro di pochi anni, da Lagnasco la frutta veniva già esportata verso la Svizzera e la Francia. Nel 1930, sempre dagli Stati Uniti, venivano importate le mele « golden delicious » e deliziose rosse. Era stato un lavoro da pionieri, un esempio per fortuna « contagioso ». Nel 1947, grazie anche all'intervento della Camera di Commercio di Cuneo, venivano organizzati centinaia di corsi biennali di frutticoltura nelle zone tipiche. Anche i primi Consorzi nacquero nel Cuneese (tra Cavour e Barge, a cavallo con la provincia di Torino). Sei comuni si consorziarono e offrirono l'assistenza gratuita di un tecnico agli agricoltori. Le spese erano sostenute dal Comune, dalla Provincia e dall'ente camerale. I risultati sono stati duplici; c'è stato un impulso alla frutticoltura, ma c'è stata soprattutto una selezione: è quest'ultima che ha consentito di giungere alla produzione di qualità e oggi evita il problema delle eccedenze che assilla il Ferrarese. Oggi i consorzi sono nove e raggruppano più di cinquanta comuni. I tecnici, che stanno a contatto con gli agricoltori, non sono cattedratici, ma i migliori allievi usciti dai corsi biennali e inseriti nell'attività pratica dopo una specializzazione conseguita all'istituto «Geiser» di Torino. Quest'anno, purtroppo, le grandinate dell'8, 10 e 11 giugno hanno falcidiato il prodotto. La difesa attiva, con reti di protezione stese sui frutteti, è operativa su pochi ettari. Il resto è stato distrutto, o quasi. « Si è salvato il 10 per cento del raccolto — dice il ragionier Gramaglia, frutticoitore e animatore della cooperativa che comprende 48 soci —. Per questo ora chiederemo che l'Aima intervenga per la prima volta ». Per aiutare gli agricoltori in difficoltà, si chiede che lo Stato rinunci ad una parte della tassa sull'alcol pagata dalle distillerie che ritireranno il prodotto non commerciabile. « E' stato un evento eccezionale — precisa Gramaglia — ed eccezionale è il nostro ricorso all'Aima ». C'è una legge che prevede lo stanziamento di 50 miliardi per far fronte alle calamità, manca però 11 regolamento per l'applicazione e soprattutto mancano i soldi ed allora invece d'una soluzione si cerca un rimedio Piero Cerati nG Saluzzo. La raccolta delle pesche. Quest'anno la produzione è scarsa per il maltempo (Foto Moisio)

Persone citate: Augusto Gullino, Barge, Cavour, Dini, Gramaglia, Michele Ceirano, Piero Cerati