Un tacito accordo Tito - Ceausescu per resistere alle pressioni russe? di Michele Tito

Un tacito accordo Tito - Ceausescu per resistere alle pressioni russe? Ancora una dura replica romena all'Unione Sovietica Un tacito accordo Tito - Ceausescu per resistere alle pressioni russe? L'offensiva di accuse, guidata da Mosca contro i due Paesi balcanici, mira chiaramente a provocare un sommovimento interno - Proteste sovietiche con il governo di Bucarest per l'ospitalità accordata a un gruppo di turisti cinesi - Decisiva la prossima visita di Breznev a Belgrado (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, 21 agosto. Un duro irrigidimento polemico nei confronti dell'Unione Sovietica è intervenuto a Belgrado e soprattutto a Bucarest. I discorsi di Ceausescu si fanno sempre più diretti, parlano sempre più chiaramente di minacce incombenti fino ad assumere il senso di una esplicita replica alle accuse fatte alla Romania e alla Jugoslavia nelle ultime settimane. Stando a buone fonti si tratta di una tattica calcolata, decisa dopo una serie di consultazioni tra i massimi dirigenti in Jugoslavia e in Romania: si afferma che martedì scorso gli ambasciatori sovietici intervennero simultaneamente a Belgrado e a Bucarest per esprimere il malumore di Mosca e, in pratica, per avallare minacciosamente le critiche fatte ai due paesi dissidenti, in queste ultime settimane, dai giornali ungheresi, cecoslovacchi e tedesco orientali. Belgrado e Bucarest hanno avuto la conferma' che l'offensiva in corso tende ad intimidire i « dissidenti » e punta su esitazioni e sommovimenti all'interno dei Paesi minacciati. Le intese con la Cina sono il pretesto occasionale sottolineato dalla venuta, prevista da tempo, di una missione militare cinese in Albania. Mosca avrebbe protestato, giudicandolo un atto di aperta inimicizia, per l'ospitalità che la Romania offre alla missione cinese e per il permesso di sorvolo del proprio territorio che la Jugoslavia avrebbe dato all'aereo proveniente da Pechino che trasportava i membri della missione stessa. Le spiegazioni romene e jugoslave sarebbero state respinte; gli ambasciatori, si dice, hanno piuttosto bruscamente riba- dito i principi secondo cui Mosca ha il diritto di «tutelare» la sicurezza e la saldezza del campo socialista. Contemporaneamente fonti ungheresi e tedesco orientali fanno circolare voci secondo cui al vertice dei capi comunisti di Crimea sarebbe stata accettata la valutazione fatta della situazione militare dal generale sovietico Stemenko, lo stratega degli eserciti del Patto di Varsavia: la guerra partigiana sarebbe impossibile in Romania perché il paese verrebbe militarmente piegato e capillarmente controllato nel giro di 36 ore. Si suppone che queste informazioni, sia pure dubbie e confuse, siuno state opposte agli ambasciatori sovietici che protestavano ancora una volta per i contatti con la Cina e per una serie di accordi di scambi turistici che Romania e Jugoslavia vanno stringendo con Pechino: gli accordi «turistici» con la Romania sono già in fase di attuazione e agli occhi sometici appaiono politicamente pericolosi: Mosca lamenta che il primo gruppo di turisti, guidato da Tin-Ping, membro del comitato rivoluzionario della città di Pechino, è in realtà composto da «operai» e «contadini» che in Cina hanno responsabilità di rilievo. Sono queste proteste, che appaiono chiaramente pretestuose, ad avere indotto Ceausescu a scegliere, come Tito, la linea dura della reazione a Mosca. Il discorso che il leader romeno ha pronunciato ieri a Bucarest è considerato una risposta punto per punto alle pretese di egemonia ideologica e politica dell'Unione Sovietica. Per la prima volta dall'inizio dell'offensiva di Mosca, Ceausescu ha fatto appello all'esercito affinché rafforzi la propria collaborazione con i reparti della milizia civile; per la prima volta ha dichiarato che si deve collaborare con gli eserciti del Patto di Varsavia ma si deve I anche collaborare con gli I eserciti «di tutti gli altri sta¬ ti socialisti»; esattamente ciò che i sovietici, mentre giungeva in Europa la missione militare cinese, avevano fatto sapere di non volere. I giornali jugoslavi, fino a pochi giorni or sono piuttosto cauti nel riferire delle cose romene, danno adesso grande rilievo alle dichiarazioni di Ceausescu. Il tono dei resoconti e dei commenti è tale da confermare l'impressione che sia stati decisa di comune accordo una tattica di controffensiva polemica. I jugoslavi ritengono essenziale non dare all'Unione Sovietica l'impressione che le sue minacce possa¬ no in qualche modo indurre a rinunce o a imporre per vie indirette, giocando sul timore dei rischi estremi, una politica di non apparente dipendenza. Si parla di un rischio calcolato, si fa notare che l'Unione Sovietica subisce ancora l'umiliazione del mancato annuncio da parte jugoslava della visita di Breznev in settembre (le indiscrezioni partirono a suo tempo da Mosca) ma si aggiunge che ormai non c'è altra difesa possibile che l'affermazione quotidiana dell'indipendenza e che, purché non si lancino sfide inutili, nessuna rinuncia ormai potrebbe bastare per l'Unione Sovietica. Non si temono sviluppi gravi per il momento: fino alla visita di Breznev, si dice, non rimane che attendere. Michele Tito Bucarest. Un'orchestrina, un coro, una danzatrice c, lontano, un gruppo di avventori in un night club (Foto Team)

Persone citate: Breznev, Ceausescu