Studente ventenne in preda all'LSD si getta nel vuoto dal quinto piano di Liliana Madeo

Studente ventenne in preda all'LSD si getta nel vuoto dal quinto piano Atroce conclusione di una festicciola in un attico di Roma Studente ventenne in preda all'LSD si getta nel vuoto dal quinto piano E' morto -1 genitori erano in vacanza - Nessuno sospettava che si drogasse - Si è trovato in casa con quattro amici - Ognuno aveva portato la sua dose di hashish o di LSD - Durante il festino il giovane, ormai allucinato dalla droga, si è messo a danzare, si è spogliato e di corsa ha raggiunto la porta finestra lanciandosi in strada (Nostro servizio particolare) Ktima, 17 agosto. Con una morte atroce si è concluso ieri sera il « viaggio » che uno studente romano di vent'anni aveva iniziato in compagnia di quattro amici. In preda alle allucinazioni provocate dall'Lsti, il ragazzo ha spiccato un salto e dal quinto piano si è tuffato nel vuoto. Dopo un volo di sedici metri si è abbattuto al suolo. Tutti — oggi — sono concordi nel definire Paolo Pavone un tipo tranquillo, studioso, attaccato alla famiglia. Nessuno — né i parenti né i vicini di casa né i compagni di scuola — sospettavano che si drogasse. Frequentava l'istituto industriale « Bernini », viveva con il padre e la madre in una moderna palazzina di Monte Sacro, all'attico. Conduceva l'esistenza di tanti suoi coetanei. Non era sorto alcun problema quando i genitori, qualche giorno fa, erano partiti per una breve vacanza nel Gargano e lo avevano lasciato solo a casa. Non presentava nulla di strano la riunione dei cinque ragazzi ieri pomeriggio nell'appartamento vuoto, in una Roma ancora deserta e silenziosa. Non doveva essere la prima volta che il gruppetto si ritrovava insieme per una festicciola dall'apparenza innocente, a base di bibite ghiacciate e dischi a tutto volume. Alle diciannove tutti sono arrivati puntuali, ciascuno portando qualcosa: Renzo Naglieri, di vent'anni, e Giovanni Sansone, di diciotto, 10 grammi di hashish e 4 dosi di Lsd (una pasticca), Stefano Colangeli, di ventidue, un'altra pasticca, Giuseppe Columbi, di diciotto, un pezzetto di carta assorbente impregnata di Lsd. Anche Paolo Pavone ha tirato fuori la sua parte di « roba »: una dose di acido lisergico che, evidentemente, era il piatto forte della serata. Hanno confezionato le sigarette, tirato fuori pipe a narghilè. Solo 11 Sansone era già noto al nucleo antidroga dei carabinieri, che lo aveva trovato sei mesi fa in un appartamento in cui si usavano stupefacenti: ma non erano emerse prove contro di lui e dopo un interrogatorio era stato rilasciato. Tutti e cinque, però, non erano nuovi né all'hashish né alla marijuana. Il « viaggio » ha avuto inizio contemporaneamente, secondo il rituale classico, ognuno assorto in se stesso, tutti quanti distesi sulle poltrone e il tappeto della sala da pranzo. Come attraverso una lastra di vetro appannato i quattro ragazzi hanno seguito la sequenza — rapidissima — dei gesti di Paolo Pavone. Nessuno, allibito, ha avuto la volontà e la forza di intervenire. Paolo è stato il primo a passare dall'hashish all'Lsd. Con una zolletta di zucchero ne ha ingoiata una quantità che sarebbe stata sufficiente per 10-12 ore di « viaggio ». L'effetto è stato immediato. Come tutta una letteratura ormai insegna — e, purtroppo, una serie di tragici incidenti l'ha confermato — il ragazzo si deve essere sentito leggero, capace di qualsiasi gesto, libero come non mai, libero come un uccello... si è strappato di dosso la camicia, poi i pantaloni, ed è rimasto completamente nudo. « Si è messo a volteggiare per la stanza come se danzasse, come se seguisse il ritmo di una musica che sentiva solo lui » hanno raccontato gli amici ai carabinieri. Quindi, prendendo la rincorsa, s'è diretto verso la portafinestra del terrazzo, ha superato la balaustra e s'è slanciato nel vuoto. Alcuni passanti lo hanno soccorso che dava ancora segni di vita, pur con il cranio sfracellato. Sono giunti i carabinieri, è stata chiamata un'autoambulanza della Croce Rossa, ma al Pronto Soccorso dell'ospedale di San Giovanni il ragazzo è arrivato già morto. Le indagini sono cominciate subito, ma con grandi difficoltà. Si è pensato al suicidio, poi ad un omicidio. Nessuno, nella casa, aveva visto o sentito qualcosa di particolare. Solo quando i carabinieri sono penetrati nell'appartamento e lo hanno perquisito, la droga è stata considerata la pista giusta. In giro erano sparsi mozziconi di sigarette. Ma altre cicche erano state fatte sparire: nel water, nel bidone della spazzatura, sul terrazzo. Poi è saltato fuori un narghilè di ghisa. Una scatola di cerini, buttata da un canto, conteneva tracce sospette di polverina bianca. Pezzetti di carta stagnola — di solito viene usata per conservare ammorbidita l'« erba » — erano ancora visibili, nonostante si fosse tentato, in fretta, di « ripulire » la casa. Gli amici di Paolo Pavone erano spariti, ma due sono stati rintracciati quasi subi- ttritldnpmandI to, altri due successivamente. Gli interrogatori sono durati per tutta la notte. All'alba il caso era concluso: i quattro sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per uso, detenzione e somministrazione dì sostanze stupefacenti, e per omissione di soccorso. In mattinata sono stati condotti a Regina Coeli. Contemporaneamente si iniziava la ricerca dei familiari dello sventurato ragazzo: un fratello veniva raggiunto telefonicamente nel Nord Italia, i genitori, in vacanza nel Gargano, sono stati informati in serata. Liliana Madeo r Roma. I quattro amici del morto. Da sinistra a destra: Giovanili Sansone e Giuseppe Columbi, entrambi diciottenni; Renzo Naglieri, 20 anni; Stefano Colangeli, 22 anni. 1 giovani, tutti arrestati, sono stati trasferiti a Regina Coeii

Luoghi citati: Nord Italia, Roma