Per la mostra del Tiepolo si muovono anche le folle di Marziano Bernardi
Per la mostra del Tiepolo si muovono anche le folle A DUE SECOLI DALLA SCOMPARSA DELL'ARTISTA Per la mostra del Tiepolo si muovono anche le folle Duemila visitatori gremiscono ogni giorno, a Passariano, la villa campestre dell'ultimo doge Non la spuntano, no, col gran pubblico (e « pubblico » non significa sempre « gregge » ) gli zelatori di certe ultimissime ricerche ed esperienze compiute da gente che ormai rifiuta la qualifica di « artisti » e pretende quella di « operatori estetici ». La quale operazione può per essi consistere nello stampare l'impronta del proprio corpo su una tela, nell'intagliare tacche su un tronco d'albero, nel programmare un lavoro manuale su un foglietto di carta, nel presentare rottami impacchettati oppure barattoli chiusi con l'indicazione di un contenuto (vero o maliziosamente supposto) corrispondente alla parola di Cambronne. Appunto sul caso di quel deputato che, tempo addietro, con un'interrogazione parlamentare s'avventurò sulle sabbie mobili del profondo senso dei suddetti barattoli, ricomparsi in una mostra postuma dedicata in sede ufficiale all'opera di Piero Manzoni, s'imperniò sere fa un dibattito alla tv. I quattro gatti rimasti davanti al video nell'ora tarda ascoltarono alcuni aggiornatissimi pittori, scultori e critici discettare con sottili argomentazioni sulla legittimità, anzi l'opportunità dell'esposizione di quei barattoli, condannando senza appello l'incompetenza dell'onorevole, invitato ad occuparsi di politica e non di cose che non capisce. Dei quattro gatti, tre certamente afferrarono una cosa sola: che quando si dichiara che l'arte può esser dappertutto e in ogni gesto, ne deriva che, come l'Araba Fenice, non è più in nessun luogo. Padre e figli Ma questo, per fortuna, sembra smentito da quanto avviene nell'immensa Villa Manin di Passariano, dove da un mese e mezzo è aperta la grande mostra di Giambattista Tiepolo e dei suoi due figli Giandomenico e Lorenzo. Su questo giornale ne parlammo quando s'inaugurò; ma ora vorremmo aggiungere che allo straordinario spettacolo dei quasi cento dipinti e dei duecento disegni e incisioni esposti, s'aggiunge quello, confortante, d'una folla che quotidianamente gremisce la storica dimora campestre dell'ultimo doge veneziano. Circa 2000 visitatoli al giorno, e si noti che Passariano è una località rurale, dista una ventina di chilometri da Udine. Poiché la mostra durerà fino al 10 novembre e l'autunno è la stagione ideale per il turismo veneto, è presumibile che tale ritmo non verrà meno, fornendo a centinaia cli migliaia di persone intelligenti possibilità di meditazione e di confronti. Non per contrapporre un tempo a un altro assurdamente, esigendo ogni epoca ima sua propria e diversa espressione poetica, ma semplicemente per ricuperare, al di là di un'informazione disorientante e d'una propaganda interessata e spesso bugiarda, la nozione di « pittura », e se si vuole di «arte». Altro motivo di conforto in questa che possiamo chiamare la grande ora del Tiepolo, legata al bicentenario della morte (27 marzo 1770) di Giambattista, ma anche alla piena rivalutazione dell'opera del figlio Giandomenico, è la mirabile fioritura, negli ultimi due anni, di studi tiepoleschi. Intanto abbiamo il magistrale catalogo di Aldo Rizzi, due poderosi volumi (Milano, Electa Editrice) che vivono indipendenti dalla mostra da lui allestita, come perfetta sintesi dell'immensa attività del maestro. Ma l'occasione centenaria ha suscitato varie altre monografie — e ci lunitiamo soltanto all'Italia — di particolare importanza. Vere riscoperte Serve in modo eccellente al completamento della conoscenza di Giambattista, essendo ovviamente assenti dalla mostra i suoi dipinti su muro, il libro stupendamente illustrato a colori Giambattista Tiepolo, gli affreschi (Torino, Eri, Edizioni Rai, 1971) di Mercedes Precerutti Garberi, che già in parte ave¬ va trattato l'argomento nel bellissimo volume Affreschi settecenteschi delle ville venete (Milano, Silvana, 1968). E chi a Villa Manin avrà indugiato nell'affascinante sezione dei disegni troverà poi un valido aiuto alla loro comprensione negli illuminanti commenti di Anna Pallucchini a 65 disegni, scelti e riprodotti tra i più significativi (e parecchi in mostra a Passariano) per comporre la sua monografia Giambattista Tiepolo (Milano, Martello, 1971). Né va dimenticato, per quanto concerne uno dei massimi cicli d'affreschi tiepoleschi, il Palazzo Labia, oggi (Torino, Eri, Edizioni Rai, 1970) con testi.di Molajoli Scattolin, Rotondi. Accanto alla trionfale, solare luce paterna, l'inquietante chiaroscuro psichico del figlio. Uno dei più strenui rivendicatori dell'arte di questo è stato per trent'anni Antonio Morassi. Ora un valente allievo di Rodolfo Pallucchini si pone, sulle sue orme, in prima fila della giovane storiografia e critica d'arte italiana: non si deve esitare a definire il Giandomenico Tiepolo (Venezia, Alfieri, 1971) di Adriano Mariuz un capolavoro di acutezza esegetica. Col Mariuz, Giandomenico è restituito alla sua verità. Non un succubo seguace, ma per istinto e condizione storica l'altro volto di Giambattista. Marziano Bernardi
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