Il successore di Tommaseo

Il successore di Tommaseo LA MORTE DEL FILOLOGO SALVATORE BATTAGLIA Il successore di Tommaseo Fra i modi con cui gli uo-1 mmi legano il proprio nome | si quelli che verranno, l'auto- j re di una Grammatica o di un Dizionario (autore, si badi, e non semplice compilatore: si eh. quella Grammatica e quel Dizionario si nominano da lui: « lo Schultz », « il Gandino», «il Petrocchi» ecc.) ha scelto il più durevole e pratico, potendosi dire che, mentre durerà l'interesse per la lingua — né si vede come possa mai cessare — egli sarà ricordato e visitato assiduamente. Tale sorte è certamente per toccare, anzi è già toccata («il Battaglia») a Salvatore Battaglia, di cui la filologia italiana deplora oggi la scomparsa; un linguista largamente noto per i suoi molti studi, ma più specialmente e famigliarmente noto come gram malico e come lessicografo. Cominciando dall'opera-minote, La grammatica italiana che nel 1951 egli fornì, in collaborazione con V. Pernicone, per i tipi dell'editore Chiantore, è ancora oggi un modello di compiutezza e perspicuità cui si ricorre con profitto da tutti gli zelatori della lingua, e ciò in grazia del principio informatore espresso nella Prefazione: cioè, che «la regola grammaticale, prima di essere tale, è un "errore" rispetto alla norma anteriore che essa viene a sostituire, e rappresenta una deviazione uah'uso corretto e codificato, con cui le tocca per lungo tempo convivere in uno stato di dissidio e di competizione»: il che vai quanto riaffermare la realtà viva e dinamica della grammatica, le sue attinenze con lo stile, il suo ufficio di dar senso e ragione alle parole, togliendole dal disordine e dall'isolamento «per armonizzarle ogni volta nell'architettura della parola». Con la stessa modernità di criterio trasferita nel campo della lessicografia, e portata al cimento di un terribile paragone, dieci anni fa, nel '61, il Battaglia die l'avviala al Grande Dizionario della lingua italiana della Utet, il cui primo volume (A-BALB) fu solennemente presentato a Torino dall'autore, dai suoi collaboratori (una falange di studiosi diretta da Giorgio Bàrberi Squarotti) e dal dottor Carlo Verde della casa editrice. E il paragone, come si sa, era il glorioso Diziona rio di Niccolò Tcninaseo e Bernardo Bellini, compiuto i da Giuseppe Meini, ch'era co-1 minciato a uscire, presso la stessa Casa, nell'anno della | prcclamazione dell'unità d'I-1 talia: opera che, se la linguai si fermasse, si potrebbe dire I suprema, tanto il Tommaseo I (che ripiegò il capo alla voce! si) v'infuse della sua sapienza e del suo genio. Ma la lingua non si ferma che per gli antiquari; e in cento anni, siamo giusti, qualcosina di nuovo era accaduto che faceva desiderare una riedizione riveduta e aggiornata di quel capolavoro della nostra lessicografia. E a tanta opera si accinse il Battaglia, che anziché lucidare lemma per lemma il T. -B., lavorandovi intorno di tarsia, animosamente preferi rifarlo di pianta, senza tuttavia perdere mai l'orma di quel gusto sovrano, specie in fatto di «definizioni». L'ope-ra, detta dinasticamente «il primo Battaglia», «il secondo B. », « il terzo B. » ecc. (essa è giunta al sesto volume, «FIO-GRAU», e conserverà fino alla fine, crediamo, la fisonomia datagli dall'Autore), è entrata nelle famiglie abbienti, nella scuola, nelle biblioteche, e fa orinai testo nelle consultazioni a medio e ad alto livello, ricca com'è di voci e nitida nei lemmi che rispondono al concetto d'un « dizionario storico », cioè ab bondano di citazioni di auto ri antichi e moderni (con troppa profusione, forse, dei secondi, spesso esposti alla berlina). Piccole censure, frecciole, non sono mancate a questo grande dizionario; ma già nessuna opera umana ne è esente, e molto meno un'opera che tocca una materia di geloso possesso universale come la lingua. Non si dice ch'esso spodesti il Tommaseo-Bellini; ma che gli sta accanto assai degnamente; oltre che. rende molti servizi che quello non può rendere. Del resto la stessa minuzia delle osservazioni che gli sono state rivolte, lo spirito pedantesco (qui lecitissimo) ch'esso ha risvegliato in mol- ti recensori dotti ( ricordiamo il Folsna) è indice dell'impegno e della serietà con cui il lavoro è stato eseguito e quindi giudicato. Nessun dubbio che a questi sei tomi esponenti la ricchezza del nostro lessico, dalle origini a oggi, siano saldamente assicurati la fama e il ricordo del compianto filologo. Leo Pestelli

Luoghi citati: Torino