II covo dei simboli naiisti

 II covo dei simboli naiisti Via San Massimo: i cronisti de "La Stampa" denunciano II covo dei simboli naiisti La polizia ha l'atto una nuova irruzione nei locali dell'edifìcio abbandonato - Sorprese nel sonno due minorenni; i loro compagni erano scomparsi - La dott. Meini: «Perché siete scappate dalle vostre famiglie? » - Risposta: «Nelle nostre case siamo infelici, sole » - Altre tre ragazze, 13 anni, trovate in soffitta : «Siamo arrivate da Salerno» i i e i i l Le due ragazzine siedono davanti alla dottoressa Meini, ispettrice della polizia femminile. Una è blonda con 1 capelli corti, indossa una maglietta scura e una minigonna bianca; l'altra, bruna, capelli lunghi, occhiali, ha un « saharl ». La prima ha in mano un foglio di carta, disegna volti di donna con gli occhi rivolti al ciclo « perché lassù — spiega — c'è la vera felicità », la compagna ogni tanto singhiozza. Si chiamano Antonina Bonomi, studentessa e Annamaria Pes, che per un certo periodo ha lavorato in fabbrica. Entrambe diciassettenni. All'alba sono state trovate addormentate dalla polizia che ha fatto un'irruzione nella soffitta di via Provana scoperta mercoledì pomeriggio da un cronista de La Stampa. Sui muri del locale ci sono scritte estremiste inneggianti al fascismo e a Mao e disegni raffiguranti l'aquila nazista su croci uncinate. Le due ragazze erano sole, i loro compagni del giorno prima scomparsi. Sono state identificate e portate in Questura. Era accaduto già alcuni giorni or sono e dopo l'interrogatorio erano state riconsegnate ai familiari. Ventiquattr'ore dopo erano scappate di nuovo. tt Perché lo avete fatto? », do1 manda la dottoressa Meini. Le ragazze raccontano la loro vita. Una storia drammatica, un ambiente familiare difficile, Incomprensioni e litigi tra i genitori, nessuna valida educazione impartita alle minorenni che sono cresciute sole, abbandonate a se stesse, senza il conforto e il calore di una casa. Dice la Bonomi: n 1 miei genitori non sono stati mai felici. Da quando ho incominciato a capire li ho visti sempre litigare. Mai un'ora serena. Mia madre piangeva, mio padre gridava, lo ho sop portalo per tanto tempo, poi ho deciso di farla finita e me ne sono andata. Meglio vivere da sola, meglio girare di soffitta in soffitta piuttosto che sopportare quell'ambiente». E lamica: « Anche nella mia famiglia non c'è mal stata la serenità. Papà e mamma si sono separati. MI sono sentita terribilmente sola, senza una guida. Ho trovato amici simpatici, la loro compagnia mi dà conforto ». E' in simili ambienti che nascono e maturano tanti drammi della nostra gioventù n bruciata ». Si vuole evadere da situazioni insostenibili e s'imboccano strade sbagliate. Ci sono responsabilità delle famiglie, della scuola e della società. I ragazzi crescono senza guida e cedono facilmente alle illusioni, prima o poi trovano nell'uso della droga un facile mezzo per dimenticare i loro drammi. Ma è una via pericolosa che, a volte, ha il suo sbocco nella tragedia. Antonina Bonomi e Annamaria Pes saranno salvate in tempo. Dicono alla dottoressa Meini: ii Non abbiamo preso ancora pastiglie. Con l nostri umici non facciamo nulla di male ». L'ispettrice di polizia domanda: « E i vostri amici lo fanno'.' ». Rispondono: « Non in nostra presenza, ignoriamo se vanno da altre parti ». — Come si chiamano'.' — Noti lo sappiamo. sono co- noscenze passeggere. E non sappiamo se facciano politica. — Ma le scritte naziste sui muri della mansarda? Affermano le due ragazze — Quando siamo state invitate, c'erano già. Non ne abbiamo mai parlato con i nostri amici. Mentre è in corso l'interrogatorio la Bonomi si sente male. Si comprime il ventre, grida. Un'ambulanza la porta al Maria Vittoria dov'è ricoverata in osservazione. Si teme che sia stata colpita da peritonite. L'amica è stata affidata ad uno zio. Ha promesso di non scappare più. Ma lo aveva già fatto altre volte. Un nostro cronista è tornato ieri pomeriggio in via Provana e ha incontrato tre ragazzine (età media 13 anni). Uscivano da una soffitta. Non hanno voluto dire con chi erano state. Una ha detto: ii I miei genitori sono originari di Salerno. Non vanno d'accordo. Non tornerò mai più con loro ». Lo stesso dramma delle due ragazze interrogate dalla polizia femminile. Gli inquilini dello stabile affermano: « Le tre mi¬ norenni vengono spesso in compagnia di capelloni. Se ne stanno in soffitta per giorni e notti intere. Siamo preoccupati. Qui dentro.per un motivo o per l'altro non si' può stare mai tranquilli ». E ricordano che nel caseggiato sono accaduti già episodi di violenza. Nel gennaio del '69 ad esempio un giovane di 28 anni, Bruno Romagnoli, era stato ferito al volto con due colpi di pistola da Vittorio Dl Maio. Avevano litigato per questioni di donne. Dopo l'intervento della polizia nei caseggiati di via San Massimo 31 e 33, divenuti da tempo covo di capelloni, regna una certa calma. Gli edifici sono sorvegliati da pattuglie della squadra mobile inviate sul posto dal dottor Bonsignore. Qualcuno sui mu ri delle scale che portano alle soffitte ha appeso due cartelli. Uno è scritto in francese: « lei vous serez satisfaits ». L'altro dice: « Welcome lo the Oxford club ii. Ma si tratta di iniziative isolate. Gli stessi inquilini si sen¬ tono più tranquilli. « Non ci sono più presenze massicce dl capelloni. Le notti trascorrono calme. Possiamo di nuovo uscire senza preoccuparci ». In alcune soffitte abbandonate si conservano però tracce dell'uso della droga. Un nostro cronista ieri pomeriggio ha trovato alcuni tubetti di « Canfodion », un medicinale prodotto da un istituto di Pisa. E' a base di etil-morfina mescolata ad uri acido. I capelloni separano la prima sostanza dall'acido e se la iniettano nelle vene. Nel pomeriggio, operai inviali dall'amministrazione del San Giovanni, proprietario di un'ala degli edifici di via San Massimo, hanno terminato i lavori di recinzione dei corridoi e delle scale che portano alle soffitte. Esse sono difese ora dal filo spinato. Per i frequentatori dei locali sarà un'impresa quasi impossibile superare quest'ostacolo. Servizio di Clemente Granala e Arturo Rampini Questi giovani sono stati sorpresi dalla perquisizione della polizia in una soffitta di via Provana: «La droga, che cos'è?»

Luoghi citati: L'aquila, Salerno