Operaio in vacanza ferito a fucilate da uno zio per un debito non pagato

Operaio in vacanza ferito a fucilate da uno zio per un debito non pagato Assurdo delitto a Solano Superiore in Aspromonte Operaio in vacanza ferito a fucilate da uno zio per un debito non pagato Era tornato al paese d'origine per le ferie - Con il padre e i fratelli è andato a reclamare la restituzione di un prestito - II debitore ha reagito con la doppietta alla minaccia di una denuncia e lo ha colpito al fegato, al polmone e alla spina dorsale - E' in fin di vita, se sopravvive resterà paralizzato Una ietterà a La Stampa: "Ho visto gli assassini del biscazziere Un operaio della Fiat attualmente in Calabria per le vacanze, è stato gravemente ferito con due colpi di fucile da uno zio per motivi d'interesse. Forse rimarrà paralizzato. E' Vincenzo Cambareri, 35 anni di Solano Superiore, frazione di Scilla (Reggio Calabria). Era partito per le ferie con la moglie, Fortunata di 27 anni, i figli Giuseppe di 7 e Carmelina di 4, i genitori e due fratelli, tutti abitanti a Rivoli in via Torino 81. L'episodio è accaduto l'altra sera in un vicolo di Solano, al termine d'una violenta discussione fra ì Cambareri e il pastore Carmelo Pirrotta, 59 anni, conosciuto in paese come « u malignu » per il carattere violento. All'origine un prestito di mezzo milione fatto dai Cambareri al Pirrotta per l'acquisto d'un terreno. Sfumato l'affare, Vincenzo Cambareri aveva più volte sollecitato la restituzione della somma allo zio, ma inutilmente. L'altra sera l'operaio, col padre e i fratelli Rocco di 27 anni e Tonio di 21 è andato dallo zio, che vive in una catapecchia sull'Aspromonte. La discussione è stata violenta. Ad un certo punto « u malignu », afferrato il fucile appeso a un chiodo, l'ha puntato contro i Cambareri: « Andatevene, altrimenti vi faccio fuori ». I quattro hanno dovuto obbedire e sono scesi a Solano: « Andiamo a denunciarti », gli hanno gridato. Il Pirrotta li ha seguiti a distanza. In paese l'hanno visto arrivare stravolto, il fucile spianato. C'è- stato un fuggi fuggi generale. Ma Vincenzo Cambareri è rimasto imbottigliato in un vi- colo senza uscita. « u malignu » ha puntato l'arma e ha esploso due colpi: « Ecco i tuoi soldi «^j ha gridato. Vincenzo Cambareri è caduto a terra in un lago di sangue. Una scarica di pallini gli ha leso la spina dorsale, spappolandogli il fegato, l'altra gli ha trapassato un polmone. All'ospedale di Scil la lo hanno sottoposto a Inter vento chirurgico, ma le sue condizioni sono disperate. Se sopravvive, dicono i medici, rimarrà paralizzato. Intanto « u malignu » è fuggito verso l'Aspromonte. Ne conosce ogni sentiero ed è armato: oltre al fucile, ha una pistola. * * L'omertà insabbia le indagini sull'assassinio di Giuseppe Pinto, il biscazziere ucciso con cinque colpi di pistola in un viottolo che si dirama dalla strada di Settimo verso Mezzi di Po. Ma molti cittadini si sforzano di aiutare ad infrangere il muro di silenzio, e la loro collaborazione è apprezzata sia dalla polizia, sia dai carabinieri che hanno avuto occasione di dichiararlo pubblicamente. Ora un altro lettore cerca di offrire qualche briciola d'indizio, in una lettera inviata a La Stampa. La denuncia presenta due elementi negativi. Primo: è anonima (ma può essere comprensibile, poiché il lettore spiega: « Ero in auto, con la mia amica e mi accingevo ad imboccare la strada dove è avvenuto il delitto per dlrduIcercare un posticino appartato'»). I | sconde dietro l'anonimato non si | possono chiedere chiarimenti. Secondo: un errore. L'omicidio è avvenuto la notte tra giovedì e venerdì 29 luglio, non quella tra mercoledì e giovedì come il lettore mostra di credere. Un semplice « lapsus » di lettura del calendario o 1 fatti narrati sono avvenuti davvero la notte prima del delitto e sono quindi privi di interesse? Purtroppo a chi si na- Ecco, comunque, il succo del racconto. Quella notte verso l'I,30 il lettore vide due auto uscire i dal viottolo di Mezzi di Po dove, poco dopo le due, sarebbe stato scoperto il cadavere. La prima era una 1750 di colore scuro con alcune persone, forse tre o quattro, a bordo. Di più non può dire perché la vettura, incrociandolo, accese gli abbaglianti. L'altra auto era una Mini Morris che forse sarebbe possibile identificare. « Mi impedì — racconta il lettore — di imboccare il viottolo perché, uscendone, sostava completamente sulla sinistra prima di immettersi sullu strada di Settimo in direzione di Torino. Anche quest'auto non accennava ad abbassare gli abbaglianti, e si vedeva chiaramente che il guidatore era molto nervoso perché nel ripartire una prima volta inceppò il motore e dovette rifare l'avviamento, poi \ compi la manovra di retromar- , eia e riparti con il motore su di girl e grattando le marce. Quando passò davanti al fascio di luce della mia auto ebbi l'impressione che volesse nascondere il volto: potei vedere comunque che era bruno e portava gli occhiali. Se le ombre non mi hanno ingannato la montatura era scura e piuttosto massiccia ». Ma i particolari più interessanti sono a proposito della Mini Morris: « Era verde e mi colpì il particolare che aveva la guida a destra. Istintivamente io e la mia amica ci voltammo e quando riparti mi restarono Impressi alcuni numeri della sua targa: 92 e 93 rispettivamente i primi due e gli ultimi due. O viceversa. Vi erano comunque queste dire sulla targa, naturalmente torinese ». Una semplice coincidenza, conclude la lettera, o c'è qualche relazione con l'assassinio? Forse, ritrovare la Mini Morris con guida a destra potrebbe non essere una fatica sprecata. \ Vincenzo Cambareri, ferito dallo zio - La moglie Fortunata

Luoghi citati: Calabria, Reggio Calabria, Torino