I banditi hanno chiesto 50 milioni per restituire lo studente rapito

I banditi hanno chiesto 50 milioni per restituire lo studente rapito Il sequestro presso Vibo Valentia in Calabria I banditi hanno chiesto 50 milioni per restituire lo studente rapito Le trattative tra i fuorilegge e i familiari dell'ostaggio favorite da un imprenditore catturato e poi rilasciato dall'« Anonima sequestri » - Il padre del giovane: « Non voglio perdere tempo in trattative per far scendere la cifra; sono pronto ad indebitarmi» (Nostro servizio particolare) Vibo Valentia, 11 agosto. Nessun sommozzatore si è calato nel lago dell'Angitola per cercare il corpo di Giuseppe Galloro. Gli inquirenti, oggi pomeriggio, hanno detto che il dragaggio del bacino artificiale è stato rinviato. La verità è che i sommozzatori dei carabinieri di Napoli e di Messina non seno mai stati chiamati, anche se il loro intervento era stato annunciato nel « vertice » che gli inquirenti hanno tenuto l'altro ieri presente il prefetto di Catanzaro. Ieri sera la presenza dei « sub » era addirittura data come certa a Vibo Valentia ed era anche stato fissato un appuntamento all'Angitola per le prime ore di stamane. Tutti erano convinti che avessero già iniziato a scanda¬ gliare il lago. Poi è rimbalzata la notizia che si era trattato di un'abile (e si ignora fino a qual punto utile) mossa degli inquirenti per stanare i banditi. Comunque siano andate le cose, oggi c'è una novità che sembra far prevedere come imminente una svolta decisiva alla vicenda. I Galloro sono riusciti a mettersi in contatto con i banditi che avrebbero in ostaggio il giovane scomparso giovedì scorso mentre faceva ritorno a casa, a San Nicola da Crissa. A dare il suggerimento adatto ad aprire le trattative potrebbe essere stato il dottor Andrea D'Amato, l'imprenditore amalfitano che fu il primo a cadere a Vibo Valentia nelle mani dell'« anonima sequestri ». Era stato rapito il 16 marzo scorso e rilasciato diciotto giorni dopo in seguito al pagamento di un riscatto di 80 milioni di lire. Andrea d'Amato ha fatto visita domenica ai Galloro, a San Nicola da Crissa. Un gesto di solidarietà che potrebbe avere aiutato Nicola Galloro ad orientarsi in questa brutta storia. Nessuno meglio del dott. d'Amato avrebbe potuto essere più utile per dar consigli e suggerimenti ai parenti dello studente universitario. Questa sera, dopo che è caduta la notizia dell'intervento dei sommozzatori, si è diffusa anche la voce riguardante la somma che i banditi pretenderebbero da Nicola Galloro: si tratterebbe ;lioni. Una somma più picool; dispetto a quelle chieste in casi analoghi da ban- diti in Calabria, ma il « ribasso » sarebbe stato determinato dal fatto che il capo della banda si è reso conto di avere sbagliato. Nicola Galloro, pur essendo titolare di un'azienda di autotrasporti, non naviga infatti nell'oro. Due anni or sono ha cominciato la sua nuova attività grazie all'aiuto di un amico di Catanzaro e anche per la notevole fiducia concessagli dalle banche locali. Cinquanta milioni per un'attività che risente della crisi edilizia (i camion dei Galloro hanno l'appalto dei trasporti del Cementificio di Vibo) non sono uno scherzo. La trattativa, comunque, non dovrebbe essere molto lunga. Giuseppe Galloro è nelle mani dei banditi da sette giorni: ora potrebbe essere liberato da un momento all'altro. Il padre l'ha detto subito: « Io non voglio perdere tempo, mi dicano quanto pretendono e se ce la faccio, anche indebitandomi, non esiterò un istante a far liberare Giuseppe ». 11 figlio è bravo a scuola, ha sempre avuto una vita tranquilla; a lui un giorno lascerà l'azienda. Per questo gliene aveva affidata la contabilità. L'interesse per il « caso », che nelle ultime ore si è fortunatamente sdrammatizzato, è rivolto in definitiva sia alla somma che Galloro pagheranno sia al ruolo che il dottor Andrea d'Amato potrebbe avere avuto nell'awiare la trattativa con i banditi. Sono in pochi a credere che il protagonista del precedente sequestro avvenuto a Vibo Valentia domenica mattina sia andato a casa dei Galloro soltanto per esprimere la sua solidarietà. e. f