Borsa: 7 mesi di delusioni

Borsa: 7 mesi di delusioni Un periodo difficile per il mercato azionario Borsa: 7 mesi di delusioni L'indice generale ha collezionato una serie di nuovi minimi, lino a raggiungere, il 12 luglio, quota 56,69 che non veniva più toccata dal '59 - Il bilancio è anche più negativo se si confrontano i dati di quest'anno con quelli dello stesso periodo del '70 - Colpi di scena clamorosi (come il caso Marzollo) e fatti « sconcertanti » hanno contribuito a deprimere il mercato Quelli trascorsi sono stati per la borsa sette mesi di forti delusioni, di amarezze e anche di colpi di scena clamorosi, che hanno avuto vasta eco nel Paese e in Parlamento. L'istituto borsistico ha denunciato tutte le sue carenze e soprattutto ha dato chiaramente a vedere come esso necessiti urgentemente di una profonda ristrutturazione, attuabile solo con nuove leggi che gli ridiano funzionalità e gli consentano di uscire dallo stato di crisi in cui si trova da anni. E' una crisi che si avverte a tutti i livelli: investe anzitutto la fiducia in un senso più lato, cosi come investe l'istituto stesso. E certi fatti recenti ne sono una riprova. Che cosa è successo nel periodo considerato? L'indice generale delle quotazioni ha collezionato una serie di nuovi minimi, fino a cadere — il 12 luglio — a 56,69 volte i livelli del 1938, il che significa che una lira investita anteguerra in titoli azionari non è neppure pari a 57 lire nella moneta attuale, mentre il costo della vita è aumentato di oltre 100 volte. Da rilevare inoltre che la punta di 56,69 non veniva toccata dal 1959. La Montedison ha accumulato perdite su perdite, fino a risultare scambiata a 624 lire, e cioè di ben il 37,6 per cento al di sotto del valore nominale (che è di 1000 lire); considerando l'attuale società come la continuazione della vecchia Edison, essa, per la prima volta nella sua storia, non è stata in grado di rimunerare il capitale. Gli assicurativi hanno subito duri colpi, specie nei mesi di maggio e giugno, abbandonando livelli di quotazione che sembravano inamovibili e creando serio imbarazzo a posizioni che proprio su questi valori avevano fino allora trovato il loro maggior punto di forza. i . . Vi è poi da aggiungere la « scoperta » e l'applicazione di nuove tecniche operative, che hanno permesso la immeritata valorizzazione di alcuni titoli e che, per le condizioni o situazioni createsi, hanno reso possibili alcune operazioni fin troppo disinvolte. Basti citare il caso Marzoilo, che ha superato ogni limite e che non ha precedenti nella storia della Borsa, anche per le complicate e fraudolente vicende che lo hanno accompagnato. Oltre all'insolvenza veneziana, se ne è avuta contemporaneamente un'altra, ma di dimensioni molto più ridotte, alla Borsa di Roma. A questi motivi specifici che hanno contrappuntato la vita del mercato valori nei primi sette mesi del 1971, se ne sono aggiunti altri di carattere più generale: una campagna dividendi più negativa ancora di quanto si temesse, che ha messo a nudo la realtà di conti economici carenti per il profondo squilibrio prodottosi fra costi e ricavi a seguito degli aumenti del costo del lavoro, di quello del denaro e di molte materie prime e servizi, oltre agli scioperi e al pronunciato assenteismo dei dipendenti. Alcune società, che dalla fine della guerra avevano sempre distribuito dividendo, si "ino trovate nella condizione di doverlo sospendere; altre hanno dovuto fare largo ricorso alle riserve per rimunerare il capitale. L'indice generale delle quotazioni, che all'inizio dell'anno si trovava a 64,21, faceva una puntata, il 23 febbraio, a 68,45: poi però cominciava la fase negativa e, attraverso continui slittamenti, cadeva il 16 giugno a 56,93, ripetendo il minimo segnato il 21 luglio 1964, livello che aveva un precedente solo nel 1959. Ma a metà dello scorso luglio — e più precisamente il giorno 12 — nel pieno del « caso » Marzollo, la quota azionaria toccava il nuovo minimo di 56,69 portando all'll,7 per cento l'avvallamento rispetto alla posizione di inizio d'anno. I relativi ricuperi delle ultime settimane di luglio hanno ridotto la perdita — rispetto ai primi di gennaio — al 9,4 per cento, con l'indice generale che si trova a 58.14. Confronto con il '70 II bilancio appare anche più negativo se si pongono a raffronto tali dati con quelli del corrispondente periodo del 1970: all'inizio d'anno l'indice era a 79,82; il 17 aprile toccava un massimo di 86,15; il 6 luglio un minimo di 68,39, per chiudere poi il mese a 73,82. Come si vede, la punta massima di questi primi 7 mesi del 1971 (68,45) è grosso modo pari alla punta mituma del 1970 (68,39). Titoli che per molti mesi hanno fatto parlare di sé sono Pacchetti e Talmone, che sono andati quasi costantemente contro tendenza per un complesso gioco di forzature che ha portato la quo- i tazione delle Pacchetti dalle j 430 lire d'inizio d'anno a 1006 j i lire ai primi di giugno, con ! un rialzo del 134 per cento; | : quella della Talmone da 928 I ! a 3415, con un rialzo del 268 j ì per cento. Questi due titoli 1 si sono poi mantenuti sulle 1 punte massime, fatta eccezione per la Talmone. che proprio nell'ultima settimana di Borsa ha perduto un centinaio di punti. Gli assicurativi hanno avu| to un andamento fermo nei primi mesi dell'anno (soprattutto tra febbraio e marzo); i poi la notizia dei rendiconti di gestione meno brillanti dej gli anni scorsi, con alcune i compagnie che hanno dovuto ricorrere parzialmente nlle rir cettiaddcmstgqnncnRFlci serve per distribuire un dividendo invariato, nonché i problemi sorti con l'assicurazione obbligatoria Rea hanno appesantito sensibilmente le quotazioni, che solo nelle ultime due settimane hanno registrato parziali ricuperi, restando peraltro sensibilmente lontane dai livelli di inizio d'anno. La Montedison ha ricuperato solo qualche decina di punti dai minimi: la perdita rispetto ai primi di gennaio resta pur sempre nell'ordi- ne del 15 per cento; Tappe- santimento di questo titolo si è riflesso sulle Anic, che si trovano di un 16 per cento al di sotto del nominale. Fortemente negativo l'ani damento di alcuni valori Iri, ed in particolare delle Finsider e titoli del suo grupj po (Dalmine, Italsider e TerI ni, nessuno dei quali ha dii stribuito dividendo per l'esercizio 1970) e delle Alitalia. I mercuriferi hanno subito | forti falcidie: il Siele. che in | febbraio aveva toccato una i punta massima di 4838. è ca| duto in maggio a 2001; | l'Amiata, dalla quotazione di i 3000 lire dello scorso marzo, è scesa in giugno a 1660 e ciò per riflesso anche del pesante andamento del settore del mercurio, che ha determinato una forte contrazione degli utili. Il Siele ha diminuito il dividendo da 115 a 30 lire per azione, mentre l'Amiata lo ha potuto mantenere in 80 lire, grazie alle riserve. Entrambi i titoli han no ricuperato un po' di terreno nelle ultime settimane, in rapporto alla ripresa del prezzo del mercurio sui mercati internazionali. Nel settore dei finanziari si è avuto un certo fermento, che ha interessato in particolare la Bastogi (e le sue consociate Ses e Sges) e la Centrale. I movimenti di questi valori, che si trovano oggi in netto vantaggio rispetto ai livelli di inizio d'anno, rispondono a motivi ben precisi: sulla Bastogi sono stati effettuati larghi rastrellamenti; per la Centrale hanno agito da stimolo i mutamenti intervenuti nella compagine azionaria, con l'inserimento della Hambros Bank di Londra, che si è sostituita ai vecchi gruppi che detenevano la maggioranza relativa della società. In queste ultime settimane anche l'Italpi ha progredito fortemente. Le variazioni Oltre a ciò, la cronaca di questi sette mesi è disseminata di fatti e fatterelli, alcuni dei quali più o meno sconcertanti, come certe impennate su Pozzi, Smeriglio e Rossari; le tensioni prima e le cadute di prezzo poi della Franco Tosi; l'appesantimento dei tessili, con alcuni titoli particolarmente sacrificati come la Gavardo, che da 1700 è scesa a 700 lire circa, per terminare poi a 740. Per quanto concerne i valori più popolari, la Fiat, che aveva iniziato l'anno a 2471, ha segnato in marzo un massimo di 2697, per poi cadere in maggio a 2168 e risalire infine a 2429. L'Olivetti, dopo un esordio a 2540 ha fatto una puntata a 2910, per arretrare poi a 2297 e concludere la prima parte dell'anno a 2416. La Snia Viscosa ha registrato i seguenti spostamenti: 2646 ai primi di gennaio; 2965 in febbraio; 2035 in maggio; ora si trova a 2270. La Pirelli Spa è passata da 2421 a 2740 (in marzo), per poi scendere a 2140 (in maggio) e ritrovarsi ora a 2226. I dati di cui si dispone sul volume degli scambi non sono completi, in quanto il prolungato sciopero dei dipendenti della Camera di commercio (che ha interessato la seconda metà di giugno e gran parte di luglio) non ha consentito la regolare rilevazione dei quantitativi giornalieri. Fino al 18 giugno, alla Borsa di Milano sono stati scambiati 316 milioni di titoli (contro 256 milioni del corrispondente periodo del 1970) per un valore di 620 miliardi di lire (contro 905 miliardi nel '70). Renato Cantoni f Andamento delle Borse italiane nei primi sette mesi del 71 IIIIT1ITTII1 8 15 22 29 5 12 19 26 5 12 18 26 2 9 16 23 30 7 14 21 28 4 11 18 25 GENNAIO: FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO « GIUGNO T 2 9 16 23 30 6 LUGLIO AG.

Persone citate: Anic, Franco Tosi, Pozzi, Renato Cantoni, Rossari, Smeriglio

Luoghi citati: Gavardo, Italsider, Londra, Milano, Roma