Usa: avanza la tesi della svalutazione

Usa: avanza la tesi della svalutazione Si acuisce la crisi del dollaro Usa: avanza la tesi della svalutazione La sottocommissione Reuss la sostiene apertamente - Il Tesoro la definisce «non realistica», ma ammette che «la situazione è grave» - Friedman propone il «dollaro fluttuante» (Dal nostro corrispondente) New York, 9 agosto. Una sottocommissione del Congresso ha chiesto o la rivalutazione delle più forti divise occidentali, o la svalutazione del dollaro. In un rapporto presentato sabato scorso, essa ha sostenuto che non esistono altre vie d'uscita dalle continue crisi monetarie. Il ministero del Tesoro ha commentato seccamente che la proposta « non è realistica ». « Non prevediamo nessuna discussione sui cambi, né al Fondo internazionale né in altra sede », ha dichiarato un portavoce. Il ministero ha ammesso però che « la situazione è grave » e per rimediarvi l'economia Usa deve essere risanata al più presto. Stamane la Francia ha riscosso 191 milioni di dollari in ora, riducendo così le riserve americane del prezioso metallo a 10,3 miliardi di dollari, il punto più basso dal 1938. Anche l'Inghilterra ha chiesto la restituzione di un credito, per 614 milioni di dollari in valute pregiate. Gli Stati Uniti hanno annunciato il prelievo di 862 milioni, nella stessa natura, dal Fondo monetario internazionale: è il massimo da loro mai compiuto, e a loro disposizione, in base alle regole del fondo, non rimangono che 570 milioni. Tutto ciò ha rinfocolato il dibattito sulla svalutazione del dollaro. La parola, fino al mese scorso, era tabù. Ora, ima minoranza sempre più numerosa la pronuncia con durezza. L'ultima svalutazione fu nel 1934, ed ebbe effetti benefìci. Vi si appellaI no non solo economisti influenti come Bernstein, o organi di stampa come il «Wall Street Journal», ma anche membri del consiglio di Nixon, come Solomons. Una soluzione intermedia che gode favori ancora maggiori è quella del dollaro fluttuante: Friedman, fa continuamente l'esempio del Canada « cfte vi prospera sopra tranquillamente ». La sottocommissione congressuale è quella dei cambi, presieduta dal repubblicano Reuss e composta tra gli altri dall'ex vicepresidente Humphrey, dal senatore Proxmire (il cosiddetto « nemico del supersonico ») e dal senatore Javits. Essa condusse un'inchiesta in seguito alla « tempesta monetaria » di maggio. Nel suo rapporto, giunge alla conclusione « inevitabile » che il dollaro è sopravvalutato. « Per questo motivo — dice la Commissione — non riusciamo a vendere all'estero, importiamo troppo, investiamo, negli altri Paesi, e non riusciamo ad attirare capitali ». Secondo la sottocommissione, « il Fondo monetario internazionale dovrebbe spingere alcuni paesi occidentali a rivalutare le loro divise ». Non si fanno nomi, ma primo della fila sarebbe lo yen giapponese, seguito dal marco tedesco, e così via, lira compresa. Qualora il fondo non esercitasse nessuna mediazione, o non ottenesse nessun effetto, « gli Stati Uniti dovrebbero prendere provvedimenti unilaterali cioè staccarsi dall'oro e stabilire nuove parità ». La sottocommissione nota anche che una svalutazione del 10 per cento del dollaro non comporterebbe nessuna formalità, neppure il permesso del Fondo monetario internazionale: e ciò in quanto gli Stati Uniti non hanno mai usato il relativo diritto, a differenza di molti membri. ■In linea di principio, non si dovrebbe andare al di là del 10 per cento. La Commissione accenna anche alla possibilità di un dollaro fluttuante. « Si violerebbe lo statuto del Fondo — afferma la Commissione — ma violazioni analoghe si possono imputare al Canada, alla Germania e all'Olanda. Essi sono però restati impuniti ». La reazione del ministero del Tesoro a queste proposte, come abbiamo detto, è stata secca. Il portavoce ha precisato che esse « riflettono in sostanza l'atteggiamento del deputato Reuss e di pochi suoi collaboratori, non un orientamento generale », e che l'inchiesta « è stata condotta in un ambito limitato e affrettatamente ». La Casa Bianca si è volutamente astenuta da commenti. Il presidente Nixon ritiene che la questione non possa avere la precedenza su altre più ijravi. La posizione ufficiale americana, ha concluso il portavoce, è quella illustrata a Monaco il 28 giugno dal ministro John Connally. « Gli Stati Uniti hanno difficoltà nei commerci internazionali e nelle spese militari all'estero. Ma essi stanno facendo del loro meglio per riequilibrare la bilancia dei pagamenti. La soluzione sta, a loro parere, in un'economia in espansione, libera da pressioni inflazionistiche. Svalutare il dollaro, aumentare il prezzo dell'oro sarebbe controproducente ». Il « Wall Street Journal » si chiede oggi: « Il governo parla per convincere gli altri, o se stesso? ». Ennio Caretto Il dollaro a Milano è sceso a 620,50 lire Milano, 9 agosto. Il dollaro è stato scambiato a Milano per larghi quantitativi a 620,50 lire: cioè, al limite inferiore di intervento, valicato il quale la Banca d'Italia è obbligata ad acquistare per impedire flessioni ulteriori. L'improvviso colpo di scena si c avuto pochi minuti dopo le 15. Il listino ufficiale di chiusura — infatti — non presentava grosse variazioni rispetto a ieri (621,30 a Milano c 621,20 a Roma): qualche minuto dopo la stesura dei listini giungeva la notizia che a Francoforte il dollaro era sceso nuovamente e sensibilmente. A quel punto la lira — fino a quel momento emarginata ed immune dai fermenti speculativi che hanno caratterizzato i mercati valutari europei degli ultimi 10 giorni — veniva a trovarsi esposta ad una grossa richiesta contro vendita di dollari, così che il suo rapporto sul dollaro migliorava di colpo fino a 620,50. Un grosso rialzo « dono-listino » si registra intanto per il marco che viene scambiato a 181,85. contro 181,41 eli chiusura. (Ansa)

Persone citate: Bernstein, Ennio Caretto, Friedman, John Connally, Nixon, Reuss