Resterà un mistero la strage compiuta dal marchese Casati

Resterà un mistero la strage compiuta dal marchese Casati Inchiesta archiviata per la morte del colpevole Resterà un mistero la strage compiuta dal marchese Casati Il nobile, secondo il giudice, aveva meditato solo il suicidio - Poi cambiò parere (Nostro servizio particolare) Roma, 7 agosto. Non si saprà mai con esattezza perché Camillo Casati Stampa, marchese di Sonano, undici mesi fa. la sera del 30 agosto uccise sua moglie, Anna Fallarino, lo studente universitario Massimo Minorenti e quindi si tolse la vita. Per la giustizia penale, si è infatti definitivamente chiusa con un'archiviazione per morte del reo. Il giudice istruttore, Domenico Nostro, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, Franco Sforza, ha firmato stasera il decreto che pone fine all'inchiesta. Dalle indagini condotte in quésti mesi, è risultato soltanto che il marchese Casati Stampa, il 30 agosto, non tornò a Roma con l'intenzione di uccidere Anna Fallarino e il suo giovane amante: aveva il proposito di uccidersi. « Amore mio — aveva scritto alla bella consorte — perdonami, ma quello che farò lo debbo fare. Addio, mia unica gioia passata. Voglio una tua foto nella mia bara ». Un'ora più tardi compiva la strage. Perché allora dal proposito di suicidio passò all'omicidio? A parere del magistrato le ragioni vanno ricercate nella complessa personalità del marchese, che, dopo aver I tollerato qualsiasi relazione della moglie, improvvisamente cambiò atteggiamentoquando la vide legata a Massimo Minorenti. La tesi, secondo il giudice, emerge da una attenta lettura dei diari sequestrati nell'attico di viale Puccini. « Il Casati — si osserva nella sentenza — era pervenuto ad una concezione del suo rapporto con la seconda moglie tale da consentirgli non solo di avere la più ampia tolleranza per i rapporti della donna con occasionali amanti, dell'uno e dell'altro sesso, ma di partecipare in veste di spettatore ». Invece i rapporti della donna con lo studente Minorenti suscitarono nel marchese il primo senso di gelosia, forse perché si accorse che la donna si era veramente invaghita del giovane, di qui il desiderio di uccidersi, poi la decisione di uccidere anche coloro che gli avevano tolto quello che considerava il suo unico bene. Ma il tema della gelosia resta soltanto una ipotesi. Il quesito di fondo, perché cioè il nobiluomo lombardo decise la strage dopo aver meditato il suicidio, resta senza risposta. Può esservi stato, sostiene la sentenza di archi- viazione, un ripensamento del Casati che ha colto in un lucido freddo intervallo, nella scomparsa di tutti i protagonisti il più logico epilogo della vicenda. Secondo il magistrato si deve escludere ogni tentativo di « estorsione ordito da Anna Fallarino e dal suo giovane amante Massimo Minorenti ai danni del Casati ». f. 5. »

Luoghi citati: Roma