La carta ci vuole ma senza pagarla

La carta ci vuole ma senza pagarla Il pretore risponde ai consumatori La carta ci vuole ma senza pagarla «E' chiaro che non si può mescolare sulla bilancia gli effluvi del "gorgonzola" alla marmellata » - Ma il necessario involucro « non deve alterare i prezzi dei prodotti venduti» (Dalla redazione romana) Roma, 7 agosto. « Vendere a peso netto non significa vendere prodotti alimentari pesandoli senza caria, mescolando sulla bilancia gli effluvi del gongonzola alla marmellata. La carta, come qualunque altro involucro, deve essere usata quando è necessario e non importa in quale misura: l'essenziale è che non sia computata nel peso e nel prezzo della merce »: così si e espresso il pretore dott. Pirro, dirigente della Vili sezione penale rispondendo all'Unione nazionale consumatori, che gli si era rivolta per denunciare lo stato di estrema 'confusione in cui versa il settore della distribuzione al dettaglio. « Noi abbiamo dichiarato in sentenza la illegittimità della delibera comunale, che fissa i limiti di tolleranza degli involucri perché la consideriamo in contrasto con l'art. 515 del Codice penale. Sta ora al Comune, se lo riterrà opportuno, prendere i provvedimenti del caso. Il problema del peso netto è soprattutto un problema di chiarimento di rapporti tra distribuzione e consumo. Gli alimentaristi devono vendere prosciutto o formaggio e non cartapaglia », ha detto il dott. Sprovieri, giudice anziano dell'ottava sezione penale- della pretura. Quanto a far pagare l'involucro a parte, come hanno cominciato a fare certi commercianti, si tratta di un altro illecito, anche se di diverso genere. Costoro finiscono infatti col vendere un prodotto non incluso nell'elenco merceologico della loro licenza d'esercizio. La Unione nazionale consumatori riporta in un suo comunicato le lamentele dì acquirenti che si sono trovati di fronte ad aumenti esosi e ingiustificati. Un salumaio avrebbe aumentato il prezzo « a vista » quando la cliente ha chiesto di essere servita a peso netto; il parmigiano è così passato da 260 a 300 lire l'etto, solo perché l'acquirente ha preteso di averne 100 grammi e non 85. Inoltre molto spesso gli esercenti giustificherebbero con tono tracotante l'ondata di rincari finora messi in atto a tappe successive: « Avete voluto il peso netto, adesso ve ne accorgerete; rimpiangerete i 20 grammi di carta ». « Si pretende, in sostanza, un premio all'onestà — ha detto il segretario generale dell'Unione nazionale consumatori, dottor Dona. — Il nostro è un Paese dove per smettere di rubare si può pretendere un esoso corrispettivo ». Il dottor Dona ha poi ricordato che, di fronte allo strapotere della categoria dei commercianti, il consumatore è pressoché, indifeso. « Abbiamo fatto presentare interrogazioni parlamentari; abbiamo condotto rilevazioni sui prezzi; abbiamo inviato telegrammi e petizioni. E' ora che il consumatore impari a difendersi con gli scarsi mezzi che la legge gli offre ». Concludendo, Dona ha anche aggiunto che « non si campa di solo prosciutto o vitella da latte », è il momento buono per un radicale cambiamento di indirizzo per consumi alimentari: surgelati, pollame, uova, sono ancora alimenti relativamente abbordabili e, fortunatamente, venduti a corpo e quindi senza problemi di lordo o netto. « E' necessario — ha ribadito il segretario generale dell'Unione — che i consumatori rispondano con un gesto di riprovazione collettiva al ricatto che stanno subendo, isolando i commercianti che hanno praticato i rincari più vistosi, premiando, così, coloro che hanno mantenuto fermi'i prezzi. Solo dimostrando coerenza, responsabilità, consapevolezza dei propri diritti, il consumatore potrà evitare dì essere sopraffatto ». ifnscemrdssdpsmcustrtsc

Persone citate: Dona, Sprovieri

Luoghi citati: Roma