La polizia occupa all'alba Lamezia Terme e arresta in pigiama 13 pesanti mafiosi di Giulio Accatino

La polizia occupa all'alba Lamezia Terme e arresta in pigiama 13 pesanti mafiosi Un elicottero ha appoggiato l'improvvisa retata antimafia La polizia occupa all'alba Lamezia Terme e arresta in pigiama 13 pesanti mafiosi Gli agenti, circa 170, si sono divisi in pattuglie e ne hanno sorpresi dodici nel sonno - Molti non hanno avuto il tempo di vestirsi; sotto i mitra spianati, sono stati condotti in caserma e poi nelle carceri del Centro-Sud - Le accuse per alcuni sono gravissime: «soppressione di concorrenti e rivali»; diversi sarebbero mandanti, altri esecutori (Dal nostro inviato speciale) Lamezia Terme. 6 agosto. Altri tredici presunti mafiosi sono stati arrestati stamane su ordine di cattura emesso dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme. L'operazione, venti giorni dopo la retata che aveva assicurato alla giustizia numerosi aderenti a cosche criminali, si è svolta all'alba. Era stata studiata nei minimi particolari, in modo da evitare la fuga dei ricercati. Uno solo, Francesco Jannazzo di 31 anni, è sfuggito per qualche ora all'arresto a causa d'un errore d'indirizzo La pattuglia che doveva provvedere al fermo si è recata al suo domicilio anziché al cantiere dell'aeroporto internazionale di Lamezia, ohe è in costruzione, dove il Jannazzo svolge mansioni di guardiano notturno. A casa non c'era, e « persone amiche » lo hanno avvisato in tempo utile: quando il sottufficiale dei carabinieri si è presentato all'aeroporto, l'uomo era scomparso nelle campagne circostanti. Nel pomeriggio, però, i! Jannazzo si è costituito spontaneamente ai carabinieri di Sambiase e si è messo a loro disposizione. Il procuratore della Repubblica ha provveduto a trasferirlo in un carcere del Centro Italia. Ecco l'elenco degli arrestati: Alfredo Montesanti di 54 anni, un possidente di Sambiase, Salvatore Cunsolo, 55 anni, di Rosarno, Francesco a . l e . nanm opua ei e e, ne 0 ldi Ruberto, 30 anni, di Sambiase, Domenico Napoli, 32 anni, di Melicucco (dl mestiere guardiani), Vincenzo Rocca, 51 anni, commerciante, dl Nicastro, Peppino Calidonna, 27 anni, camionista, di Sambiase, Francesco Strangis, 29 anni, autista, di Confluenti, Vincenzo Valiante, 39 anni, commerciante, Pasquale Buffone, 42 anni, agricoltore, Francesco Pino, 34 anni, autotrasportatore, Salvatore Crlstaudo, 46 anni, guardiano, Francesco Jannazzo, 35 anni, guardiano, Peppino Mete, 26 anni, commerciante (tutti di Sambiase). A un quattordicesimo, Pietro Buffone, già detenuto per altro reato, è stato comunicato in carcere il nuovo mandato di cattura. L'operazione è stata preparata con grande cura dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, dott. Guido Gabriele (che aveva firmato i mandati di arresto), con l'ausilio del colonnello del carabinieri, Antonino Ippolito, comandante della legione di Catanzaro, del tenente colonnello Raimondo Racioppo, comandante del gruppo carabinieri di Catanzaro, e del dott. Gaetano Pomara, vicequestore vicario di Catanzaro. Alle cinque di stamane 170 uomini tra carabinieri e guardie di pubblica sicurezza a bordo di macchine « civette », « gazzelle » e « pantere » hanno praticamente occupato Sambiase, uno dei tre paesi che, raggruppati, hanno dato vita alla città di Lamezia Terme. In precedenza erano state formate tredici pattuglie di cinque agenti o carabinieri al comando di un sottufficiale. Ognuna dl queste pattuglie aveva un preciso indirizzo e un ordine di arresto. Alle 5,10 il capitano dei carabinieri, Ennio Di Bello, dava l'ordine di agire. In pochi minuti venivano raggiunte le abitazioni dei ricercati. Mentre tre uomini armati di mitra montavano di guardia per evitare la fuga, un sottufficiale, accompagnato da due militi, bussava alla porta, si faceva aprire e notificava al ricercato l'ordine di arresto. A qualcuno è stato concesso di vestirsi, ad altri, forse per timore di qualche reazione, è stato intimato di seguire i militi in pigiama, portando i vestiti sul braccio. Dopo appena mezz'ora 12 dei quattordici presunti mafiosi erano nella caserma dei carabinieri di Lamezia Terme, dove il capitano Ennio Di Bello comunicava loro i motivi dell'arresto. Dopo l'identificazione secondo le norme di legge, 1 dodici arrestati venivano accompagnati sotto buona scorta in carceri diverse, precedentemente scelte dallo stesso magistrato, nel Centro e nel Sud Italia. La suddivisione era stata fatta per allontanare gli amici più stretti e per non concedere loro possibilità di confidenze. L'intera operazione è stata seguita da un elicottero dei carabinieri di Vibo Valentia. A mezzogiorno il tenente colonnello Raimondo Racioppo teneva una conferenza stampa in cui illustrava l'operazione nei particolari. Con questi nuovi arresti i presunti mafiosi a disposizione dell'autorità giudiziaria di Lamezia Terme sono ventotto, ma pare che l'elenco debba allungarsi ancora, e non è da escludersi che possa comprendere personaggi assai importanti e influenti nella zona. I reati contestati agli arrestati sono numerosissimi, vanno dal modesto « contrabbando di tabacchi lavorati esteri » all'estorsione, alla « soppressione e ferimento di appartenenti ad associazioni concorrenti e rivali o di persone comunque entrate in contrasto con gli stessi ». Per alcuni si parla specificamente dell'omicidio di Francesco Costabile, commesso il 23 mmPildmtiaatcradscndIIRTn maggio 1971 a Lamezia Terme, del tentato omicidio di Peppino Costabile, commesso il 23 giugno 1971, dell'omicidio di Giovanni Masi, consumato l'8 luglio 1971. Per molti di aver detenuto, portato abusivamente e fatto uso di armi da fuoco. Il documento parla di indizi gravi; alcuni sarebbero « organizzatori, mandanti e capeggiatori »ad altri sarebbero stati affidati «compiti diversi nell'associazione avente scopo di commettere più delitti ». I mandati di cattura, pur nell'aridità dei termini giuridici, elencano reati gravissimi come la « soppressione » di appartenenti ad associazioni concorrenti e rivali. Ciò sta a significare che il magistrato ha scoperto l'esistenza di cosche mafiose in aperta guerra tra loro, con delitti, ricatti, estorsioni, cioè tutto quanto la mafia sa offrire nel suo terribile repertorio di crlmi- Giulio Accatino