Le vie del femminismo di Stefano Reggiani

Le vie del femminismo Le vie del femminismo Guerra al matrimonio che hanno voluto per millenni Roberte Frank: « L'infedeltà coniugale », Ed. Dehoniane, pag. 298, lire 2100. Silvio Fanti: « Contro il matrimonio », Ed. Guaraldi, pag. 224, lire 2000. Schulamith Firestone: dialettica dei sessi » Guaraldi, pag. 250, 2000. « La Ed. lire Il lettore sensibile alla « dialettica dei sessi » è stato turbato, nelle sue recenti aperture verso il nuovo femminismo, dallo stato di disagio e talvolta di rissa che regna all'interno della rocca femminile, nella quale, da un bastione all'altro, drappelli di divergenti pareri si scambiano frecce intinte di veleni logici e politici. Accade che il nuovo radicalesimo femminile non punti, come accadeva alle suffragette d'una volta, a conquiste civili di tipo riformistico, ma voglia una sua rivoluzione (meglio si direbbe: palingenesi) che per essere ancora in elaborazione ideologica corre sempre il rischio di superamenti a sinistra, usando una similitudine della politica « maschile ». Alle punte più avanzate del. le femministe sembra perfino si debba contestare agli uomini il diritto di metter bocca nel problema, fin che non saranno spezzate le catene di un'antica serie di luoghi comuni e di reali metodi repressivi. Il lettore uomo sarebbe dunque tentato di abbandonare la partita sul piano verbale, se non si rendesse conto che la maggioranza delle donne non solo è incline al dialogo, ma, inquieta circa i mezzi radicali, cerca di chiarire i motivi di una rivolta che dà grandi fiammate perché alimentata forse da una situazione di disagio non propria a un sesso piuttosto che all'altro. E il panorama, come i libri dimostrano, va dalla sfrenatezza utopica alla prudenza conservatrice e, spesso, bigotta. Nell'opera della Frank, seguitissima consigliera sentimentale olandese, si incontrano ancora sposine che' fuggono spaventate la prima notte di nozze e si apprende che con le donne l'unico metodo che conta è sempre quello della tenerezza, non intendendo esse altri appelli od approcci più robusti. Le donne, dalla loro parte, debbono sapere conservare il marito ed essere degne del ruolo insostituibile che gli compete nella casa. Per quanto saggi e avveduti siano gli scopi di pacificazione coniugale, i libri edificanti rischiano oggi di fornire armi a quelle che invece dichiarano guerra, e di legittimare la loro battaglia. Le combattenti hanno preso atto che gli uomini, siano pure i più ideologicamente provveduti, non rinunciano al secolare conforto di una compagna casalinga e privata. Ci sono ingegni politici capaci di dire alla moglie all'occasione opportuna: « Scusa, scendo a fare la rivoluzione, tu bada alla casa e ai bambini e prepara qualche cosa da mangiare anche per i miei compagni ». Le donne rivoluzionarie, che fino a ieri erano quasi tutte paghe dei compiti sussidiàri sia rispetto alla mensa sia relativamente al talamo, non accettano che nei cambiamenti sociali, realizzati o in fase di progetto, l'unico dato acquisito e immutabile resti l'« asservimento » della donna ad una società maschile. In questo modo è facilmente spiegato come il femminismo radicale si rivolti anche contro il marxismo. Quale sarà, in questa prospettiva, l'obbiettivo contro cui si battono le femministe? La famiglia. Nel libro di Fanti la guerriglia è condotta ancora nella forma tradizionale, attacco di uno psicoanalista all'istituto familiare, nel quale, attraverso il rapporto edipico, è riconosciuta l'origine delle più gravi sofferenze. Un poco romanzando alcune sedute analitiche e un poco uscendo dai suoi domini terapeutici, il Fanti esemplifica con alcune vicende le sue accuse. Ma la Firestone, con un salto dalla cultura maschile (cui ancora Fanti, in qualche modo, appartiene) a quella utopica, rifiuta tutto e pro¬ pone una società da inventare. Come? Con libertà della donna dai gravami del concepire e allevare bambini (ci sono provette e asili), dai lacci familiari, dalla servitù all'uomo, in nome di uno « stare insieme » in cui l'uguaglianza non sia insidiata in forma classista dal segno del sesso. In realtà, se portiamo le proposte dell'autrice dall'uto. pistico al metafisico o al simbolico, ci accorgiamo che essa sogna una società androgina o ermafrodita, di individui autosufficienti, per natura uguali. La lotta è diffìcile, ammette, ma gli ingegni femminili che dovrebbero fare? Scrivere saggi dotti e inutili? Per niente: il libro è dedicato con ironia unghiuta a «Simone de Beauvoir che sopporta ». Stefano Reggiani

Persone citate: Fanti, Firestone, Guaraldi, Silvio Fanti, Simone De Beauvoir