Ora si pensa che io abbiano ammazzato perché non voleva cedere la bella amica

Ora si pensa che io abbiano ammazzato perché non voleva cedere la bella amica Troppe piste nell'inchiesta sull'omicidio del biscazziere Ora si pensa che io abbiano ammazzato perché non voleva cedere la bella amica Rilasciati i tre giocatori che erano sospettati d'aver voluto vendicare un'offesa - Gli inquirenti: «Forse il delitto affonda le radici nel inondo della prostituzione » - Maddalena Ares interrogata per ore risponde: « Non so nulla, lo conoscevo appena» - Teme di fare la fine di Martine Beauregard: frequenta lo stesso «giro» e le stesse persone Bella, slanciata, capelli neri, labbra serrate e occhi bassi. Maria Maddalena Arcs continua a scuotere la testa davanti al capitano dei carabinieri Formato che la interroga. I carabinieri sanno che era l'amica di Giuseppe Pinto, Il biscazziere assassinato con cinque colpi di pistola alla testa e pensano clic conosca i motivi del delitto. « Amico? — ribatte Maria Maddalena — No. Un semplice conoscente, o poco più. Non so nulla della sua vita ». Per il nucleo investigativo, il punto di partenza dell'Inchiesta è che possa essere lei la causa indiretta della fine dell'amico. Si dice: ti Un delitto che affonda le radici nel mondo della prostituzione ». Maria Maddalena ammette le circostanze che 1 carabinieri conoscono già: « Si. abbiamo trascorso insieme la serata. Eravamo in cinque. Pinto ed io. Franco Mantovani e la sua ragazza, più Lucio Todaro. Gli uomini si sono fermati al bar " La Cave " a bere, noi ragazze siamo andate a fare un giro in macchina. Quando slamo tornate, Pinto non c'era più. Lo avevano già portato via ». Dicono gli Inquirenti: « Sugli scopi di questo giro in macchina non ci sono dubbi. La Ares è una bella donna, rende bene. Una delle tante galline dalle uova d'oro del mondo notturno torinese. Può aver acceso la cupidigia di qualcuno e Giuseppe Pinto è morto perché non voleva cederla. O può essersi trattato dt qualche intricato gioco di competenze, di "zone", di diritti usurpati nelle rigide ripartizioni che regolano il grosso affare della prostituzione ». Maria Maddalena scuote la testa: ii Niente di tutto questo. Non so perché sia morto ». Ripete: ii Lo conoscevo superficialmente ». Ha paura di fare la stessa fine di Martine Beauregard, torturata e uccisa probabilmente perché aveva parlato troppo. Si è accertato che frequenta lo stesso « giro » e conosce le stesse persone, j Ma può anche darsi che il de- litto abbia radici più remote. La difficoltà, in questo genere di indagini, non è la mancanza di indizi e di piste da seguire. E' che ce ne sono troppe. Uomini come Giuseppe Pinto sono legati a una rete di traffici misteriosi, suscitano odi e timori profondi, hanno molti nemici. Le piste si intersecano, si tagliano, si confondono l'una con l'altra, si dissolvono. Il numero dei sospettabili si moltiplica in un inestricabile gioco di specchi. SI è indagato, per esempio, sull'episodio accaduto tempo fa in una bisca clandestina, il « Vecchio Piemonte ». Un tavolo di « chemin de fer », il biscazziere Antonio Cardullo tiene banco, Giuseppe Pinto ha perso fino all'ultima lira e getta sul tavolo un assegno da 400 mila lire: ii Cambiamelo ». Cardullo rifiuta, Pinto tira fuori la pistola e spara In aria. L'altro, con i denti stretti, gli consegna un fascio di banconote e Pinto le gualcisce per mostrare che del denaro non gli. im: porta nulla. Ma poi le intasca e se ne va. Sono gesti che, nel mondo della malavita, si pagano. Fer questo il primo ad essere fermato, dopo il delitto, è Cardullo, con gli amici Francesco Trentinella e Giovanni Casano. Sono loro che, verso l'una della notte tra giovedì e venerdì, hanno attirato Pinto sulla loro automobile, lo hanno legato e portato fino a Settimo per « liquidarlo » con cinque colpi alla testa? Il gestore del locale notturno, Pierangelo Trincherò, 30 anni, via Isonzo 8, testimonia: « Quella notte, verso l'una. ho visto Giuseppe Pinto sulla porta del mio bar in compagnia di quattro uomini. Lui era un cliente abituale, lo conoscevo bene, gli altri non li avevo mai visti ». Il magistrato che conduce l'inchiesta, dott. Savio, ieri pomeriggio pone Trincherò a confronto con Cardullo, Trentinella e Casano. Il barista scuote il capo: « Non erano loro. Questi li conosco, anche loro frequentano il mio locale ». Antonio Cardullo, inoltre, ha un alibi di ferro. Si presenta in Questura Franco Garrone, 33 anni, via Bruno Buozzi 5, e dichiara: « Non è che sia particolarmente amico di questo Cardullo e non so che cosa può aver fatto nella vita. Posso però testimoniare che, per questo delit¬ to, è pulito. Quella notte l'ho incontrato, poco prima delle 24. sul piazzale del " night " Boccaccio, in corso Moncalieri. Siamo rimasti.ln sei o sette a chiacchierare e a prendere il fresco fino alle tre ». Giuseppe Pinto 6 stato prelevato verso l'una davanti al bar « La Cave » e ucciso intorno alle due. Ieri sera il magistrato ha ordinato che Cardullo, Trenti¬ nella e Casano venissero rilasciati. Hanno ottenuto la libertà alle 21. Ora le indagini risalgono ancora più addietro nel tempo, per cercare un possibile movente del delitto. Si è riaperto il fascicolo intestato a Salvatore D'Aguanno, trovato ucciso e semicarbonizzato in un capannone della periferia. Un delitto rimasto impunito. D'Aguanno e Pinto erano buoni amici, pare anzi che, dopo la morte del primo, il secondo ne avesse preso 11 posto nella rete di furti, di rapine, di sfruttamento della prostituzione, di loschi traffici. Sono stati entrambi abbattuti con una pistola 7,65: un calibro molto comune. Ma potrebbe aver premuto il grilletto la stessa mano. Maddalena Ares era l'amica dell'ucciso - Ieri sera sono stati scarcerali Antonio Cardullo e Francesco Trentinella

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