Un "caso Sacco e Vanzetti" scoperto tra i fiamminghi

Un "caso Sacco e Vanzetti" scoperto tra i fiamminghi Le rivelazioni di uno studioso belga Un "caso Sacco e Vanzetti" scoperto tra i fiamminghi Si tratta di due anarchici ghigliottinati un secolo fa per omicidio - Uno storico sostiene che furono condannati ingiustamente da giudici di lingua francese (Dai nostro corrispondente) •Bruxelles, 31 luglio. A cento anni dall'avvenimento, la condanna a morte di due anarchici fiamminghi sta riaccendendo accanite polemiche in Belgio, inasprite dal sempre latente conflitto etnico. Uno storico belga ha pubblicato nei giorni scorsi un accuratissimo studio, nel quale dimostra con ricchezza di documentazione che i due, Coeke e Goethals, sarebbero stati condannati ingiustamente, sulla base di un processo iniquo, solo perché anarchici; e con l'aggravante dell'appartenenza al gruppo belga di lingua olandese, a quei tempi una minoranza vessata dai francofoni. Le analogie con il caso di Sacco e Vanzetti sono impressionanti: i due erano fiamminghi; il loro interrogatorio fu complicato dalla scarsa conoscenza che i giudici ( francesi I avevano della lingua; i testimoni a favore sparirono misteriosamente; alcuni testi a carico dichiararono in seguito apertamente di essere stati convinti dalla polizia a «riconoscere» gli accusati; Goethals rifiutò di presentare domanda di grazia al re, per dimostrare «con la sua vita la condizione in cui vive il popolo fiammingo». A differenza di Sacco e Vanzetti, l'imputazione contro i due belgi era di omicidio premeditato: la polizia li aveva accusati di aver ucciso un'anziana vedova vallone, la sigonra Hélène Dubois. Nel corso di una retata, Coeke e Goethals furono arrestati nella sede della «banda nera», un gruppo anarchico cui da tempo le autorità davano la caccia, e che era ritenuto responsabile di vari attentati. Bruxelles era allora una delle capitali preferite dagli anarchici perseguitati negli altri Paesi europei, e il governo cominciava ad essere stanco di questa sgradita preferenza. | Molto sbrigativamente, in ; base a labili indizi, i due fuI roiiu accusati del crimine e condotti davanti al tribunale di Charleroi, nonostante il loro avvocato protestasse, affermando che i suoi difesi non conoscevano abbastanza bene il francese per seguire il dibattito in aula. Ma nella seconda metà del secolo scorso (il processo ebbe luogo nel 1870), i valloni erano i signori incontrastati del Belgio: la nobiltà era di lingua francese, l'agricoltura e le miniere, ricchezza del Paese, erano in mano ai valloni. L'obiezione della difesa fu respinta, ma, benignamente, la Corte concesse un poliziotto bilingue come interprete. Lo storico afferma oggi di avere studiato a fondo i verbali del processo, e di avere scoperto errori di traduzione, tanto grossi da far pensare che non l'ossero involontari. Una donna di lingua fiamminga aveva affermato di avere visto i due, poche ore prima del delitto, nella capitale, cioè a 150 chilometri dal luogo del crimine. Nella traduzione francese i chilometri sono divenuti metri e la testimonianza a discarico si è trasformata cosi in un pesante indizio, soprattutto per giurati inclini alla colpevolezza. L'elenco dei punti oscuri continua, e l'autore del saggio afferma di avere anche le prove di un colloquio tra il giudice e il procuratore reale, in cui quest'ultimo avrebbe chiesto esplicitamente la testa dei due imputati, «per dare una lezione definitiva a questi fiamminghi e ai delinquenti anarcoidi europei che credono di trovare in Belgio un terreno per le loro esercitazioni». In questo modo, il procuratore reale voleva prendere « i classici due piccioni con una fava». I «due piccioni» furono ghigliottinati all'alba del 15 novembre 1870 sulla piazza di Charleroi, presidiata da centinaia di soldati che tenevano distante una folla chiaramente favorevole ai due condannati, nonostante la barriera linguistica. Oggi, l'interesse suscitalo dal nuovo studio sui due unarchici belgi è enorme: i giornali fanno a gara nell'andare a rovistare gli archivi e nello scovare i figli e i nipoti dei testimoni di allora, per sempre nuove « rivelazioni». Un secolo è in realtà uno spazio di tempo un po' eccessivo per riuscire a far luce su un processo oscuro anche per i contemporanei, ma l'episodio «è sempre una buona occasione per litigare tra noi belgi, fiamminghi e valloni», come annota tristemente un giornale di Bruxelles. v. z.

Persone citate: Dubois, Goethals, Sacco, Vanzetti

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles