Respinte le richieste del Presidente libico

Respinte le richieste del Presidente libico Il 'Vertice,, chiuso a Tripoli riconferma la frattura tra i Paesi del mondo arabo Respinte le richieste del Presidente libico Sono prevalsi i moderati: generica condanna di Hussein e minaccia di sanzioni - Saranno ripresi i tentativi di mediazione per trovare un accordo tra Amman e i fedayn Tripoli, 31 luglio. Il «vertice» arabo di Tripoli, nel corso del quale i Presidenti di Egitto. Libia, Siria e dei due Yemen hanno affrontato l'attacco scatenato nelle scorse settimane dalle truppe giordane contro i guerriglieri palestinesi, si è conclusa con una sconfitta delle tesi oltranziste del «leader» del Consiglio rivoluzionario libico Gheddafi. Nel comunicato conclusivo infatti non si fa alcun cenno ad un intervento militare collettivo in Giordania, intervento propugnato da Gheddafi; si ribadisce invece una condanna generica contro re Hussein e si minaccia l'adozione di sanzioni «collettive ed individuali» contro il governo di Amman. A Tripoli hanno dunque vinto i moderati (Sadat e Assad), ma soprattutto re Feisai dell'Arabia Saudita, grande assente insieme al sudanese Numeiri di questo «vertice». Era stato il sovrano saudita ad auspicare nei giorni scorsi una ripresa dei tentativi di mediazione per comporre pacificamente il conflitto tra Hussein e i fedayn, ed i cinque capi di Stato nel loro comunicato finale hanno praticamente fatto proprie le tesi di Feisal. «I Presidenti arabi — si legge nel documento — lianno anche deciso di appoggiare qualsiasi azione tesa a far applicare nello spirito e nella lettera gli accordi del Cairo e di Amman», riferimento questo all'accordo eh* nel settembre scorso pose fine alla guerra civile giordana, ed al successivo protocollo che doveva regolare i rapporti fra Hussein ed i guerriglieri. I lavori del «vertice», che avevano avuto inizio nella mattinata di ieri, con la partecipazione del «leader» dei guerriglieri Yasser Arafat, si sono svolti in tre distinte sessioni. Ad una prima seduta durata oltre tre ore, ne è se guita una seconda pomeridiana, alla quale i cinque capi di Stato arabi hanno partecipato insieme alle rispettive de legazioni. Stamane, poco dopo le 10, Gheddafi e gli altri «leader» sono tornati a riu nirsi nel palazzo del Consiglio rivoluzionario libico, per mettere a punto il comunicato conclusivo, che ha finito per dar ragione non al Presidente libico, che della conferenza era stato il patrocinato¬ re, ma proprio a Re Hussein Nel documento finale non si fa parola infatti della possibilità di dar vita ad un governo palestinese in esilio. Il più deluso del «vertice» è Arafat, il presidente dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. In una intervista ha infatti dichiarato di non credere molto nell'aiuto che i Paesi arabi possono dare alla resistenza; «ma — ha detto — chiedo ad ognuno di questi Paesi di interrompere ogni tipo di relazione con il regime giordano, che rappresenta oggi il principale ostacolo alla liberazione dei territori occupati». «Noi vorremo anche — ha continuato Arafat — che ogni Stato arabo riconosca per iscritto e pubblicamente che il comitato esecutivo dell'Opl ed il Consiglio nazionale palestinese sono gli unici rappresentanti del popolo palestinese. Non combatteremo mai contro il "Fplp" (Fornte popolare di liberazione della Palestina) ed il "Fdplp" (Fronte democratico popola¬ re di liberazione palestinese), come vorrebbero certi arabi: questi sono soltanto pretesti per accelerare la liquidazione, della resistenza». Secondo Arafat, l'obiettivo della Giordania dopo il reeen te massacro è di giungere ad una soluzione separata con Israele. Ha anche rivelato che alcuni fedayn continuano a combattere nella regione di Ghor, ed ha spiegata che i palestinesi cambieranno probabilmente stratega!, «ma continueremo la lotta». (Ansa - Ap) Tripoli. I cinque « leaders » dei Paesi che hanno partecipato al « vertice » con il capo di Al Fatah, Arafat (Telcf. Upi)