I "boss,, all'Asinara ricorrono in Appello

I "boss,, all'Asinara ricorrono in Appello Contro il soggiorno obbligato I "boss,, all'Asinara ricorrono in Appello Sono stati discussi a Palermo i due primi ricorsi - Deciso l'invio di altri tre presunti mafiosi alla residenza obbligatoria in località diverse (Dal nostro corrispondente) Palermo. 30 luglio. I difensori dei presunti mafiosi inviati al soggiorno obbligato nell'isoletta sarda dell'Asinara, in uno stato di rigoroso isolamento, hanno cominciato oggi a discutere sulla legittimità del provvedimento coattivo davanti ai giudici della corte d'appello preposti alle misure di sorveglianza antimafia. Secondo i difensori di Antonio Buccellatto e Giacomo Coppola, i cui ricorsi sono stati oggi discussi per primi in corte d'appello, essi sarebbero costretti a un'esistenza intollerabile. La restrizione in un'isola praticamente disabitata e sede di una colonia penale, che a giudizio dei legali è pressoché simile alla famigerata Cayenna francese, è ritenuta dai boss un provvedimento di polizia molto più grave rispetto alla norma prevista dalla legislazione antimafia. Per i difensori, inoltre, il cambio di residenza obbligatoria, non essendo stata impugnata la sentenza di assegnamento nelle prime località di « confino », sarebbe illegittima. La sezione antimafia del tribunale (presidente Alcamo, relatore Gebbia) ha emesso provvedimenti a carico di tre presunti mafiosi. Lorenzo Sciarrino, 56 anni, di Carini in provincia di Palermo, è stato inviato per tre anni a Macherio (Milano). E' accusato di aver favorito l'ingresso clandestino negli Stati Uniti, attraverso il Canada, di alcuni boss legati alla mafia edilizia: sarebbe a capo del « racket degli emigranti » sul quale la procura di Palermo indaga da tempo. Tre anni di soggiorno obbligato sono stati decisi anche per Salvatore Di Maggio, 42 anni: dovrà risiedere in provincia di Potenza, a Tramutola, ma la pena, per il momento è sospesa, perché, da alcuni mesi, egli è rinchiuso nel carcere palermitano dell'Ucciardone, accusato di associazione per delinquere in seguito alla strage di viale Lazio a Palermo (con cinque morti, il 10 dicembre 1969). Il divieto di soggiorno in Sicilia e nell'Italia meridionale, per non meno di tre anni, infine, è stato decretato per Simone Lo Manto, 40 anni, di Sancipirrello, un paese del retroterra palermitano. La sezione antimafia del tribunale lo ritiene legato agli ambienti mafiosi. a. r.

Persone citate: Antonio Buccellatto, Gebbia, Giacomo Coppola, Lorenzo Sciarrino, Salvatore Di Maggio