Il Mec e il dramma di Wilson di Mario Ciriello

Il Mec e il dramma di Wilson NELLA STAMPA INGLESE SI SCRIVE: "ADDIO, HAROLD,, Il Mec e il dramma di Wilson I laboristi hanno deciso di votare contro l'ingresso dell'Inghilterra nella Comunità, ed egli deve guidare la loro campagna - Ma proprio in questi giorni sono uscite le sue « Memorie », con il racconto degli sforzi da « buon europeo » che compì, quand'era primo ministro, per superare il veto gollista all'entrata di Londra - La sua conversione offre buon gioco agli avversari; e l'offensiva delle critiche potrebbe distruggerlo politicamente (Dal nostro corrispondente) Londra, 29 luglio. A vederlo, sembra felice di questo suo chiassoso ritorno alla ribalta politica. Non si parla che di Harold Wilson. Eccolo alla televisione, placido più che mai sotto le maliziose domande dei giornalisti: gli occhi sorridono ironici, accende e riaccende la pipa con la sicurezza di un artista padrone di ogni trucco. Eccolo iti una libreria del centro, cordiale autore in maniche di camicia, pronto a firmare I ogni copia delle sue memorie. Eccolo ai Comuni, leader dell'opposizione laborista, sempre all'attacco, instancabile duellante parlamentare. Ma le apparenze ingannano. Questo Wilson tutto pepe, non dissimile nello slancio da quello che i vignettisti ritraevano un tempo nell'aerodinamico costume di Batman, è sotto l'urto del più pericoloso uragano della sua carriera politica. Si batte non per vincere, ma per sopravvivere. Il tifone si chiama Mercato Comune. Per uno degli amari scherzi della storia, l'entrata della Gran Bretagna nella Comunità farà forse una vittima, il leader del socialismo inglese, colui che ancora pochi mesi fa si proclamava «buon europeo ». Il premier Heath trionfa: l'ex primo ministro scruta ansioso nel futuro. «Pietà e terrore» Le male lingue dicono che è una farsa, in realtà è un dramma. Il Financial Times dimentica la sua consueta pacatezza, si ispira a Eschilo e ad Euripide, e narra: «La controversia sul Mec sta distruggendo Wilson. E' uno spettacolo tragico, in cui si scorgono le conseguenze ineluttabili dei difetti del protagonista, ma che evoca allo stesso tempo sentimenti di pietà e terrore. La Nemesi non ha ancora vibrato il colpo di grazia, e non lo vibrerà forse per molti mesi: ma la sua mano è già all'opera e le Furie sono scatenate ». Più sbrigativo, un foglio popolare dice: « Good-bye, Harold ». Ma è poi certa la condanna? Con frase rimasta famosa, Wilson osservò una volta: « In politica, una settimana è assai lunga ». In altre parole, possono accadere molte cose: Wilson vacilla, ma potrebbe non crollare e la « suspense » non è finita. E' una « suspense » che cominciò qualche mese fa, quando i negoziati Londra-Mec assunsero tono più incoraggiante. Più si avanzava a Bruxelles, più Wilson IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII retrocedeva. Più Parigi diceva « sì », più il capo laborista mormorava « ni ». Dopo i'embrassons - nous a Lussemburgo, che superò gli ultimi ostacoli tecnici ed anche diplomatici e psicologici all'ingresso del Regno Unito nella Comunità europea, gli uomini politici si divisero in due campi, o prò o contro il Mec; meno Wil¬ son, che in pochi giorni s'affermò come « l'acrobata di Westminster ». Il celebre disegnatore Scarfe attinse agli a , , insegnamenti erotici del Kamashutra, e creò un nuovo personaggio: « Kama-Wilson, l'uomo dalle molte posizioni ». Poi, a poco a poco, i « ni » divennero « no », fino a sfociare nel tonante rifiuto approvato ieri dalla direzione del Labour Party. Nel '67, Wilson, allora primo ministro, tentò di spezzare il veto gollista: ora chiede quel velo al suo partito. Pompidou spalanca le braccia, Wilson volta le spalle. Un dubbio calcolo Perché? La sua conversione all'antieuropeismo non convince nessuno, e meno ancora convince la condanna delle condizioni ottenute dal governo Heath nei negoziati con ì Sei. Altri esponenti laboristi che parteciparono alle trattative nel '67 dichiarano accettabilissimi i nuovi accordi, sottoscritti persino dai Paesi che più temevano le conseguenze dell'adesione al Mec del loro partner inglese: la Nuova Zelanda e le piccole nazioni del Commonwealth produttrici di zucchero. La sconcertante condotta di Wilson è il risultato di uno sbaglio e di un calcolo. Lo sbaglio fu commesso quando — come disse Le Monde — dimenticò che « l'uomo politico deve talvolta cedere il posto all'uomo di Stato ». Il calcolo potrebbe rivelarsi astuto ed anche nobile. Lasciatasi sfuggire la chance ri; porsi su un piedistallo storico — quel piedistallo che avrebbe forse conquistato additando ai socialisti, anche senza convincerli, la strada europea — Wilson puntò su tre obiettivi. Me li descrive un « pro-marketeer » al vertice del partito. « Visto che nel partito c'era una maggioranza anti-Mec, si preoccupò di prenderne la guida per evitare lotte intestine. Indi, s'impegnò ad assicurare a noi europeisti libertà di parola e forse di voto. Infine, cercò d'impedire che la sinistra impegnasse " moralmente " un futuro governo laborista a ritirare l'Inghilterra dalla Comunità europea. Povero Harold! Cosi facendo, ha sacrificato il suo avvenire ». Abbiamo detto che la « suspense » è ancora viva, che Wilson potrebbe superare la bufera: dopo tutto l'esecutivo del partito ha approvato ieri la sua mozione antiMec, che non imbavaglia gli oppositori. E' a lungo termine che la sua sopravvivenza appare incerta. Come potrebbe Wilson capeggiare un governo laborista impegnato a collaborare dentro la Comunità? E se la sua « credibilità » di europeista è distrutta, quella di uomo politico agonizza. Da un mese, l'ex premier è bersaglio di sarcastica sfiducia; la stampa lo demolisce, gli amici si assottigliano. Lunedì è uscito il libro di Wilson: la storia del suo governo, dal '64 al '70; ma, quantunque le vendite vadano ben?, il prestigio dell'autore è calato invece di salire. Il volume rivela un premier tutto preso dagli eventi quotidiani ("«più giornalista che statista », secondo Anthony Sampson). incapace di vedere e agevolare l'evoluzione dell'Inghilterra in una prospettiva storica. (Ecco un episodio interessante: Wilson telefona a Johnson per sollecitare una consultazione sul Vietnam. Durissimo, il presidente risponde: « Io non le dico cosa fare in Malaysia, lei non ci dica cosa fare in Vietnam »). Non basta: il fatto peggiore è che il libro riferisce tutti i tentativi di Wilson per unire l'Inghilterra al Mec. e questa cronaca ha offerto insperate munizioni ai suoi avversari « europeisti ». I conti in tasca Povero Harold, attraversa una serie nera. Decide di smentire le affermazioni di un programma televisivo sul suo patrimonio, svelando che le sue tre case non valgono 60 mila sterline, che ci ha perduto a fare il primo ministro e che adesso ha uno scoperto in banca dì 4793 sterline. La stampa si mostra diffidente, osserva che pochi posseggono tre case e gli dice che è un «cat- tìvo economista» perché non investe meglio, a un maggior interesse, le altre 3500 sterline che tiene in un altro conto. Nel dibattito ai Comuni sul Mec, parlando come leader dell'opposizione, perde le staffe ed accusa il ministro conservatore Rìppon di mendacio; ha torto, e nella seduta successiva deve chiedere scusa. Wilson ama ancora la battaglia, ma è stanco e deluso. Un tempo amava citare l'avvertimento di Truman ai politici dai nervi deboli: « Se non vi piace il caldonon andate in cucina ». Forse comincia ad essere troppo caldo anche per « Batman » Wilson. Mario Ciriello I Harold Wilson visto da Levine (Cupyrìghl l'Italia Ui .' Lìi stampa i

Persone citate: Anthony Sampson, Harold Wilson, Johnson, Levine, Pompidou, Povero Harold