Sarà pubblicata tutta l'opera di Juvarra di Marziano Bernardi

Sarà pubblicata tutta l'opera di Juvarra COLLABORAZIONE ITALO-AMERICANA PER L'ARTISTA CHE "INVENTÒ IL '700,, Sarà pubblicata tutta l'opera di Juvarra Sono trascorsi trentaquattro anni dal primo rigoroso impegno filologico, storico e critico per definire la figura e l'opera di Filippo Juvarra, sia nei loro specifici limiti, sia nel più vasto quadro dell'architettura, della scenografia, del gusto decorativo dell'Europa del Settecento. Fu infatti nel 1937, un poco più di due secoli dopo la morte dell'artista (a Madrid, il 31 gennaio 1736, alle 5 di sera), che con il patronato della città di Torino presso l'editore milanese Zucchi, curatore Vittorio Viale, uscì un grandioso volume intitolato Filippo Juvarra, cui altri tre sarebbero dovuti seguire. Aprivano quel volume, che di colpo superava per importanza ogni precedente studio juvarriano, le più antiche biografie dell'architetto messinese; cioè l'Elogio (1738) di Scipione Maffei e l'anonima « Vita » scoperta tra carte inedite e pubblicata da Adamo Rossi nel 1874, probabilmente scritta da Francesco. Juvarra, fratello di Filippo. Seguiva il prezioso « Catalogo dei disegni » del maestro dal 1714 al 1735, compilato dal discepolo G. B. Sacchetti; poi il minutissimo « Regesto della vita e delle opere » curato da Lorenzo Rovere e dal Viale; quindi il capitolo dedicato ai « Disegni » dallo storico dell'arte tedesco Albert Erich Brinckmann, che nel 1931, col Theatrum Novum Pedemontii, aveva rivelato alla cultura europea la grandezza dell'architettura barocca piemontese. Tre grandi maestri La guerra fascista e la tragedia italiana confinarono la prosecuzione dell'opera nel regno dei sogni, e Vittorio Viale non se ne diede pace. A più riprese tentò di ridar vita a quell'inizio splendido, tanto più che la fortuna critica del Juvarra cresceva in tutto il mondo degli studi artistici, persino divulgata popolarmente, e il Brinckmann nel '59 additava « Tre astri nel cielo del Piemonte: Guarini, Juvarra, Vittone »; ed ora la Viale Ferrerò, ora il Malie, ora la Griseri, ora il Carboneri, ora il Millon, ora il Viale (mostra del Juvarra a Messina, 1966), ora il Battisti, ora la Lange (citiamo pochi nomi tra tanti) approfondivano la conoscenza di vari aspetti dell'attività di colui che aveva dato un volto nuovo a Torino. Tentativi inutili fino a ieri. Ma oggi ci è caro dare — primizia assoluta — un annunzio confortante: la pubblica¬ zione dell'intero Corpus juvarriano, disegni, architetture, scenografie, è decisa sotto l'egida dell'Accademia delle Scienze di Torino. Non è da escludere che l'eccezionale successo dei recenti congressi promossi dall'Accademia su « Guarino Guarini e l'internazionale del Barocco » (ne sono usciti l'anno scorso gli « Atti », in due fitti volumi illustrati) e su « Bernardo Vittone e la disputa tra Classicismo e Barocco nel '700 » (gli « Atti » compariranno entro quest'anno), abbia favorito un'atmosfera propizia all'accoglimento di un ulteriore appassionato appello di Vittorio Viale. S'è dunque costituito un comitato per il Tutto Juvarra che dovrà comprendere ben quindici volumi. Ne fanno parte G. C. Argan, E. Battisti, M. Bernardi, A. Bertini. N. Carboneri, L. Firpo. A. Griseri, H. A. Millon P Portoghesi, M. Viale frerreru V Viale, R. Wittkower, i quali si aggregheranno altri specia listi, dal Cavallari Murat al Bruno, dal Chierici all'Oech slin, al Pommer, all'Hasei sollecitando la collaborazione di singoli studiosi, di istituti culturali, accademie, università d'Europa e d'America, e valendosi, per gli Stati Uni¬ ti, della grande autorità di Rudolf Wittkower. Insomma, si rinnova, ma su ben più alta scala, quanto s'era tentato nel 1937. E non sorprenda il numero dei volumi indispensabili a far conoscere — fino alla più fugace « idea » f ata sulla carta fulmineamente — l'intero genio creativo del « Cavaliere don Filippo Juvarra Abate di Selve e Primo architetto di S. M di Sardegna »: il Corpus Palladio num, in corso di pubblicazione a Vicenza, comprenderà più di trenta monografie; e tenendo conto della statura e dell'influenza dei due artisti la proporzione ci sembra giusta. Rifatto necessariamente il volume del '37 tenendo conto delle più recenti esplorazioni archivistiche, gli esperti sanno a quali argomenti saranno dedicate le migliaia di pagine della monumentale edizione. Anzitutto — perché l'ordine cronologico sarà rigorosamente osservato — i disegni, le scenografia le opere anteriori al 1714, anno dell'arrivo di Juvarra a Torino; e vedremo riprodotti i fogli e gli albi del Metropolitan Museum, di Firenze, Berlino, Torino, Stoccolma, Roma, Londra, Vienna, Lucca. Poi la documentazione e 11 commento critico di tutto l'immenso lavoro condotto per Torino, il Piemonte, Roma, Lisbona, Lucca, Chambéry, Bergamo, forse Brescia, Como, Belluno, Mantova... fino alla partenza per Madrid nel febbraio 1735; e un intero volume, affidato al Carboneri, sarà per Superga, un altro per la Venaria Reale e Rivoli. Infine — e se ne occuperà il Battisti — la puntualizzazione dell'attività in Spagna: Aranjuez, Segovia, Madrid, il cui progettato palazzo reale si doveva stendere per 565 metri di facciata. L'ultimo volume darà il giudizio definitivo dell'opera gigantesca di un artista vissuto soltanto 58 anni. Nessuno a Torino? Un simile progetto editoriale può lasciar perplessi. Dove e come trovarne il finanziamento? Poiché è difficile che a Torino (o in tutta Italia) si faccia avanti un signore il quale — imitando il gesto del proprietario della famosa « Casa sulla cascata » di Wright, che ha donato 120 milioni per il restauro dei Tintoretto di S. Rocco — rinunci all'acquisto di una « barca » da 200 milioni per alzare un monumento a Juvarra (e potrebbe magari fal¬ le due cose insieme senza cadere in miseria), l'unica speranza è in una coedizione italo-americana; e in proposito il professor Wittkower ha buone speranze, e già si adopera per realizzarle. Egli pensa che almeno mille biblioteche ed istituti universitari degli Stati Unit' vorranno avere una simile opera. Ciò basterebbe a pagare un'impresa garantita da una gloriosa società culturale qual è l'Accademia delle Scienze. Se poi la meriti la piena conoscenza di ciò che progettò e compi Filippo Juvarra, non sembra il caso di sprecare parole Tolte le fabbriche lasciateci dal Vitozzi, dai Castellamonte, dal Guarini, dal Garove dal Plantery, dall'Alfieri, da pochi altri architetti di talento fino ai neoclassici ed agli eclettici ottocenteschi, ciò che di più ammirevole (ed è molto, moltissimo, anche se qualcuno non se n'accorge) hanno l'architettura e la forma urbana di Torino, a lui è dovuto. Non vi fu in tutto il Settecento italiano altro artista di così nobile fantasia. Valga la definizione della Griseri nelle Metamorfosi del Barocco: « Juvarra inventore del Settecento ». Marziano Bernardi