Roma: 100 mila universitari L'Ateneo rischia la paralisi

Roma: 100 mila universitari L'Ateneo rischia la paralisi La denuncia del Senato accademico Roma: 100 mila universitari L'Ateneo rischia la paralisi Alcuni Consigli di Facoltà, numerosi direttori di istituti e di cliniche universitarie non potranno iniziare i corsi se non saranno prese misure d'emergenza - Inutilizzati microscopi elettronici che costano milioni a o a 1 a o e e e a a a e è a (Nostro servizio particolare) Roma, 27 luglio. (/./.) Alcuni consigli di facoltà, numerosi direttori di istituti e di cliniche dell'Università di Roma non inizieranno i corsi del prossimo anno accademico, se (de competenti autorità non appronteranno subito adeguate misure, anche provvisorie e di emergenza». In un lungo comunicato, il senato accademico dell'ateneo romano denuncia la gravissima situazione scientifica, didattica e assistenziale in cui si uova l'Università. Si ricordano le ripetute richieste « indilazionabili » presentate al ministro della Pubblica Istruzione, che fino ad oggi non sono state accolte e si esprime « la più assillante e giustificata preoccupazione circa le materiali possibilità di funzionamento dell'ateneo nel prossimo anno accademico ». L'ultima parte del comunicato dice: « Le autorità accademiche, come non hanno il potere di adottare provvedimenti drastici, quali la non apertura del prossimo anno accademico o la limitazione del numero di iscrizioni di nuovi studenti, così non hanno la competenza per soddisfare con provvedimenti di emergenza le condizioni minime richieste per assicurare un serio e dignitoso funzionamento dell'ateneo ». Sulla situazione dell'Università di Roma, abbiamo ascoltato alcuni professori. Le frasi più ricorrenti sono: « Non funziona nulla », « l'Università di Roma è morta », « ovunque regna il caos », « c'è un totale disservizio ». Tutti hanno da raccontare qualche episodio per dimostrare la confusione, la mancanza di organizzazione, lo sperpero di danaro. « I presidi e molti professori — dice un docente — si sono messi a posto la coscienza, denunciando la grave situazione. Ma non si fa nulla per porre un valido rimedio, per dare un contributo costruttivo a soluzioni provvisorie. Ormai siamo in liquidazione e molti ne profittano per non far nulla; la conseguenza è che tutto andrà sempre peggio. E' comodo e facile scaricare la responsabilità sulla classe politica e sul ministero, tutti sappiamo che esistono queste responsabilità; ma il rettore, i presidi, i responsabili amministrativi, i tecnici, che cosa hanno fatto in questi ultimi dieci anni per evitare che si giungesse a questo punto? ». All'università di Roma ci sono microscopi elettronici Inutilizzati (costano milioni e tanti atenei vorrebbero possederli). I docenti non riescono ad avere dalle segreterie il numero degli iscritti ai corsi; molti studenti da anni attendono il rimborso delle tasse; tesi presentate per la laurea in medicina vengono ripresentate per la specializzazione; impiegati amministrativi firmano i cartellini di entrata e uscita senza andare a lavorare; pratiche urgenti non vengono evase. Dal 1960 ad oggi sono stati spesi 10 miliardi per il Policlinico, con risultati irrisori. Non esiste un piano per un riassetto delle cliniche, si va avanti facendo opere che a distanza di poco tempo risultano inutili. Il medico provinciale ha dichiarato inagibili la clinica ostetrica e la neuro, il rettore ha dovuto disporne la chiusura. Ci so¬ nmalctcdoeelsag1qnvrsc no i fondi, ma a distanza di mesi i lavori non si sono ancora iniziati. Si affittano locali fuori dell'università, che risultano inidonei, mentre dentro l'ateneo un edificio è in concessione ad una ditta privata per apparecchi ortopedici. Nulla si fa per entrare in possesso di aree ed edifici di proprietà dell'ateneo. L'attività scientifica è quasi finita, quella didattica è approssimativa. Quest'anno gli studenti hanno raggiunto 11 numero di 93 mila, ma quelli che frequentano giornalmente le lezioni non arrivano a 20 mila. Un professore osserva che quando gli studenti si accorgono che un corso funziona, nel giro di poco tempo diventano così numerosi da non trovare un posto alle lezioni. Un caso clamoroso accadde ad un corso di lingua straniera: gli iscritti al primo anno frequentano quasi tutti (il 95 per cento) ed i laboratori linguistici sono in funzione ininterrottamente dalle 8 del mattino alle 20. Al secondo anno gli studenti devono ricorrere a corsi esterni a pagamento. Un professore, che tiene il corso in locali privati nei pressi della stazione, ci fa constatare l'angustia delle stanze che dovrebbero essere aule. « C'è un incredibile disservizio — dice —. Probabilmente nessuno ha visto la planimetria e tanto meno i locali, prima di affittarli. Con un minimo di organizzazione, spendendo le stesse somme, le cose andrebbero molto meglio. Ma ormai l'Università di Roma è diventata così burocratica, che noti si riesce a mettersi in contatto con nessuno dei funzionari addetti ai servizi. Io ed un mio collega da più di due mesi abbiamo chiesto di essere ricevuti dal rettore. Stiamo ancora aspettando ». Quando potrà essere pronta la nuova Università di Tor Vergata? I tecnici dell'ufficio studi e programmazione edilizia, che dipende dal rettorato, dicono: nel migliore dei casi, ci vorranno dagli otto ai dieci anni. « C'è un vuoto di otto, dieci anni, prima che sia finita la nuova Università. Bisognerebbe prevedere un piano organico di emergenza per colmare questo periodo, invece si corre dietro alla facciata, che sta per crollare, mettendo puntelli che risolvono poco. Manca un " cervello " collegiale — conclude un professore — che guardi un po' più lontano. Gestire l'università è difficile, mentre è facile scaricare la responsabilità sull'esecutivo e sulla classe politica n. Roma. Il rettore dell'Università D'Avack (Telefoto)

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