Formosa non accetterà all'Onu la presenza della Cina di Mao di Ennio Caretto

Formosa non accetterà all'Onu la presenza della Cina di Mao Nuove difficoltà per il disgelo tra Usa e Pechino Formosa non accetterà all'Onu la presenza della Cina di Mao Hanoi, colta di sorpresa dal dialogo ci noa meri e ano, sarebbe contraria ad una mediazione di Mao per una soluzione del conflitto vietnamita - Altri retroscena dell'incontro Ciu-Kissinger e , a , e o a ) ù e (Dal nostro corrispondente) New York, 26 luglio. La prospettiva di un « vertice » Pechino-Hanoi sul Vietnam, e il rifiuto di Formosa di « condividere », un seggio all'Onu con la Cina hanno accentuato nelle ultime ore le difficoltà che attendono il presidente Nixon nel mettere in atto il « disgelo ». Nuove rivelazioni sui retroscena del recente incontro KissingerCiu En-lai confermano tuttavia l'impegno cino-americano a « serie discussioni ». E' più che mai probabile che nelle due prossime settimane la Casa Bianca annunci altre importanti iniziative. Di un vertice Pechino-Hanoi si parla a Washington, in forma privata, da alcuni giorni. Hanoi sarebbe stata colta di sorpresa dalla visita di Kissinger a Pechino, e dalle disponibilità della Cina ad una conferenza del tipo di quella di Ginevra del '54. I nord - vietnamiti dovrebbero insistere con l'alleato sulla necessità di un accordo diretto con gli americani. La stampa di Hanoi la settimana scorsa ha condannato duramente « le interferenze » nel conflitto, e questo irrigidimento renderebbe meno probabile una mediazione cinese, che è in apparenza uno degli obiettivi di Nixon. Il « no » di Formosa alla coesistenza, nelle Nazioni Unite, con la Cina è stato pronunciato ieri in un'intervista televisiva dall'ambasciatore Shen. E' stato questo il primo intervento pubblico di un delegato di Ciang Kai-scek. Shen ha affermato che «in nessuna circostanza » è possibile un ravvicinamento dei due regimi, e che l'isola rappresenta anche la terraferma. Nuova luce sui retroscena dell'incontro Ciu En-lai-Kissinger viene gettata dallo scrittore Edgar Snow su Life e da Murray Marder sulla Washington Post. Snow, l'uni co occidentale per cui Ciu e Mao Tse-tung nutrono vera amicizia, racconta oggi che Nixon chiese di andare a Pechino, o di mandarvi un rap presentante, già nell'autunno del '70. E' la conferma della mediazione del romeno Ceausescu. Secondo Edgar Snow, i motivi del mutamento di rotta cinese sono numerosi. In primo luogo, la guerra in Indocina « ha costituito una lezio ne per gli americani ». In secondo luogo, Pechino vuole migliorare la sua «posizione strategica» rispetto ai russi. Per ultimo, Nixon è disposto «o compiere un tentativo realistico di programmazione dei negoziati su Formosa ». Sembra che per Mao e Ciu l'ingresso all'Onu e la sovranità sull'isola siano punti fermi: in cambio, essi favorirebbero garanzie internazionali per la indipendenza del Sud-Est a siatico, e riallaccerebbero le relazioni diplomatiche con Washington. Il New York Times avanza ancora un'altra ipotesi in un articolo di Harry Schwartz di ieri, e cioè che Mao tema un'invasione della Cina da parte dei sovietici simile quella in Cecoslovacchia nel '68. Mao vedrebbe le trattative sulla limitazione delle armi strategiche e sulla ridu zione equilibrata delle forze in Europa come un espediente di Mosca per assicurarsi la pace sul fronte occidentale, e per dedicarsi liberamen te al « problema orientale » Temerebbe anche un accordo militare Mosca-Washington Gli articoli di Murray Marder sulla Washington Post riassumono la storia dei rapporti tra cinesi e americani dmtEsdcsclAscrdndddzcsidlcuat dalla fine della guerra. Essi mettono in rilievo le « aperture » di Mao Tze-tung e Ciu En-lai nel '45 e '46, e il responso positivo di una parte del Dipartimento di Stato, che intendeva appoggiare una specie di « titoismo » a Pechino. L'ambasciatore Hurley e il segretario di Stato Acheson prima, e quindi il senatore McCarthy, con la sua caccia ai comunisti, stroncarono però tutti i tentativi di distensione. Marder individua la svolta negativa nel rifiuto di Hurley di agevolare la partecipazione di Ciu En-lai alla conferenza di San Francisco per le Nazioni Unite; sostiene che i comunisti cinesi erano ansiosi di entrare nell'organismo internazionale nascente; ribadisce la rivalità che già allora divideva Mosca da Pechino e conclude che, con una politica più flessibile, gli americani avrebbero forse evitato due guerre in Indocina. Ennio Caretto